ANCONA – Si comincia a vedere anche nelle Marche il granchio blu. Con la ripresa della pesca, dopo il fermo biologico i pescatori hanno iniziato a trovare il crostaceo nelle reti. «In una sola giornata di pesca – spiega Apollinare Lazzari della cooperativa produttori pesca di Ancona – ne abbiamo presi più 5-6 cassette, oltre 30 kg, un quantitativo che non avevamo mai visto prima. In passato era già capitato di trovarne alcuni ma non certo con questi numeri».
L’armatore spiega anche che i granchi blu trovati nelle reti «sono pieni di uova e questo ci fa pensare che la loro presenza davanti alla nostra costa è destinata ad aumentare sempre di più, un po’ come avvenuto anche in altre zone del Paese».
I granchi blu sono stati pescati a 7 miglia circa al largo della costa anconetana. «Abbiamo provato a venderli – dice -, ma le quotazioni sono molto basse all’ingrosso, si parla di 2 euro al chilo: a questo prezzo non ci conviene venderli perché abbiamo dei costi fissi per portarli all’ingrosso, ci conviene mangiarli o buttarli via».
Si tratta del Callinectes sapidus, confermano dal Cnr Irbim di Ancona, la specie aliena proveniente dall’oceano Atlantico americano, che ha già invaso il Nord dell’Adriatico causando nella laguna veneta importanti danni agli allevamenti di molluschi. Nelle Marche ad agosto era già stata individuata, al largo di Palombina, un’altra specie di granchio blu, il Portunus segnis, originaria del Mar Rosso e dell’Oceano Indiano occidentale (un solo esemplare catturato da un pescatore).
«Il fenomeno va sicuramente monitorato, ma per ora nessun allarmismo: nelle nostre zone non ci sono segnali che possano far pensare ad un’invasione simile a quella avvenuta nelle aree lagunari» dice il dottor Ernesto Azzurro, dirigente del Cnr-Irbim di Ancona. «L’autunno – spiega – è il principale periodo di migrazione delle femmine che si spingono in mare per deporre le uova. Il ritrovamento degli esemplari di Callinectes sapidus a 7 miglia al largo della costa di Ancona è sicuramente una segnalazione degna di nota, ma non deve stupire, vista la grande capacità di spostarsi che hanno questi esemplari».
L’esperto spiega che «l’aumento delle temperature e in particolare inverni meno rigidi, possono favorire la sopravvivenza dei piccoli nel Nord Adriatico». La soluzione? Secondo il Cnr- Irbim «non passa certamente per la pesca a strascico entro le 3 miglia dalla costa» una proposta recentemente avanzata da alcuni pescatori di molluschi della nostra regione.
«Nelle Marche, al momento – conclude -, non abbiamo nessuna situazione emergenziale, il Cnr ha ufficialmente fornito il proprio parere sul tema al Ministero. È importante che le risorse siano allocate in maniera adeguata, a disposizione di chi realmente subisce dei danni. Inoltre, la tutela della fascia costiera è soggetta a normative sovranazionali e l’Unione Europea non darebbe mai il consenso a strascicare entro le 3 miglia, non solo per proteggere la biodiversità ma anche per la conservazione della risorsa ittica, quindi nell’interesse degli stessi pescatori».