ANCONA – Si allarga nelle Marche il fronte della protesta contro il Green Pass. Il Movimento Universitario contro le Discriminazioni, Alternativa, Italexit e Popolo della Famiglia hanno stretto una alleanza per dire no alla certificazione verde e chiedere al governo la sua abolizione completa.
«Non ci fermeremo finché il Green pass non sarà cancellato per sempre» dichiarano in una nota congiunta il deputato ex 5 Stelle Paolo Giuliodori (Alternativa), Massimo Gianangeli (coordinatore regionale di Italexit per l’Italia con Gianluigi Paragone), Fabio Sebastianelli (coordinatore regionale del Popolo della Famiglia), Vincenzo Cuteri, Clara Ferranti, Maria Stella Colomba, Emanuele Bertoni (coordinatori del Movimento Universitario contro le Discriminazioni) e Gaetano Sinatti (rappresentante nel Movimento Universitario per Scuola e Istituti di Istruzione Secondaria).
«L’obbligo vaccinale – fanno notare – , ancora in piedi per tutta una serie di categorie, è una misura sanzionatoria che viola il principio di uguaglianza e dignità previsto dall’articolo 3 della Costituzione, un provvedimento inumano e discriminatorio che aggrava la misura di sospensione, già di per sé lesiva del diritto al lavoro su cui si incardina la nostra Costituzione. Siamo seriamente preoccupati della frattura che è stata prodotta negli ultimi due anni da provvedimenti governativi che hanno diviso la società e i cittadini».
Nei giorni scorsi Italexit e il Popolo della Famiglia sono stati protagonisti di una serie di flashmob di protesta contro il Green pass, una delle quali in Ancona, sotto al sede dell’Ufficio Scolastico regionale.
Nei giorni scorsi il parlamentare osimano Paolo Giuliodori sul suo profilo Facebook, aveva lamentato che terminato lo stato di emergenza (cessato il 31 marzo) «rimangono obblighi vaccinali, rimangono le mascherine, rimane la struttura commissariale, che cambia solo il nome».
Secondo il gruppo «discriminazione, segregazione e violazione delle libertà personali sono le disumane conseguenze subite da chi non ha seguito i diktat di questo governo e ha liberamente deciso di non vaccinarsi». Dal primo maggio il Green pass non è più richiesto per attività e servizi, ma resta obbligatorio per accedere come visitatori ai reparti di degenza delle strutture ospedaliere e RSA, per permanere come accompagnatori di pazienti non Covid-19 nelle sale di attesa di pronto soccorso, strutture sanitarie e sociosanitarie.
«Le categorie professionali che hanno dovuto fare i conti con l’obbligo vaccinale – proseguono nella nota – hanno dovuto sottostare, in parte, contro la propria volontà a un trattamento sanitario solo per non perdere il lavoro e lo stipendio». E ancora: «Sospensione e privazione dello stipendio a chi non è vaccinato, o non ha completato il ciclo di vaccinazione, sono tutt’altro che una misura sanitaria per il bene comune, trattandosi invece di un palese atto politico punitivo e afflittivo che mina la democrazia, la costituzione e i diritti fondamentali dell’essere umano, per altro assolutamente spropositati rispetto ai risultati attesi (sicurezza, protezione dal covid, non contagio). Ricordiamo infatti che anche i plurivaccinati sono stati contagiati e contagiano essi stessi».
Il gruppo poi attacca il «vergognoso demansionamento» degli insegnanti non vaccinati nelle scuole ad altre attività in cui non c’è contatto con la classe: «Mansioni Ata – spiegano -, facendogli fare 36 ore pagandogliene solo 18» che vanno «contro un contratto di lavoro nazionale». Inoltre protestano per «la recente comunicazione dell’Ufficio Scolastico Regionale Marche estende incomprensibilmente al personale scolastico un provvedimento governativo, per quanto esso stesso ingiusto, applicato ai sanitari. Infatti per i docenti marchigiani la validità del Green pass da guarigione viene arbitrariamente ridotta da 6 a 3 mesi».
«Siamo indignati, stufi, arrabbiati – concludono -. I mesi passano, l’emergenza è finita, ma le misure discriminatorie del governo continuano indefessamente. Siamo uniti e compatti, ci opporremo» finché il Green pass «non avrà fine una volta per tutte».