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Guerra Israele-Hamas, il rabbino Toaff sulla soluzione dei due Stati: «Ancora ben lontani»

Il rabbino e storico italiano nato ad Ancona e residente a Tel Aviv, a più di un mese dallo scoppio del conflitto, interviene sulla soluzione dei due Stati

Israele (Foto di Manfred Neidel da Pixabay)

ANCONA – «Due Stati per due popoli? Bene, ma quali i confini? Chi li stabilisce? E soprattutto chi li garantisce?». A intervenire sulla soluzione dei due Stati, ventilata da più parti e sostenuta dagli Stati Uniti per porre fine al conflitto tra Israele e Hamas, è Ariel Toaff, rabbino e storico italiano, che vive nel cuore di Tel Aviv, in Israele, ma che è nato ad Ancona, città con cui conserva ancora stretti rapporti. Figlio del rabbino capo di Roma, Elio Toaff, Ariel Toaff è professore emerito presso l’Università Bar-Ilan di Ramat Gan a Tel Aviv, dove ha insegnato Storia del Medioevo e del Rinascimento.

La soluzione caldeggiata dagli Stati Uniti vorrebbe due Stati, lo Stato di Israele che esiste dal 1948 e lo Stato di Palestina che invece non è mai esistito, uno a fianco all’altro e in una convivenza pacifica. Ma prima arrivare alla fine del conflitto e a questa o ad altre soluzioni, secondo Toaff, «siamo ancora ben lontani e il fatto che stiamo parlando della soluzione dei due Stati mi fa pensare che questa in realtà sia stata già scartata tra quelle buttate sul tappeto, altrimenti sarebbe ancora segreta se oggetto di trattativa».

Ariel Toaff
Ariel Toaff

Qualunque trattativa richiede un interlocutore esterno: «Gli Stati Uniti hanno interessi in Israele e non lasceranno che la trattativa si svolga fuori dal proprio ambito di competenze e certamente anche Putin vorrà partecipare, così come l’Onu e la Comunità Europea, con Germania e Francia in testa». Sui rapporti tra israeliani e palestinesi spiega che «ci si deve mettere il cuore in pace: dovranno convivere fino alla fine dei tempi, meglio arrivare il più presto possibile a questa soluzione».

Toaff si dice contrario a uno Stato binazionale, in cui convivono i due popoli, la soluzione è quella di «due Stati, ma indipendenti fra loro, frutto di una trattativa accettata e ‘digerita’ da entrambe le parti». Intanto la situazione in Israele «è stabile, ma è solo un’illusione ottica – dice -: il pericolo è rappresentato da Nasrallah e dagli Hezbollah, molto più pericolosi di Hamas che ormai è agli sgoccioli a Gaza, perché molto più armati».

A Tel Aviv queste giornate sono fredde e piovose, la temperatura ieri era di 5-6 gradi e la vita della popolazione è segnata e condizionata dal suono delle sirene, ma la situazione è migliorata rispetto a qualche settimana fa, racconta Toaff. Il timore, a più di un mese dallo scoppio della guerra (7 ottobre), resta quello di un allargamento del conflitto.