Ancona-Osimo

Ancona, Ida Simonella: «Porto, ecco quali sono le priorità»

La candidata sindaca del centrosinistra traccia il futuro dello scalo: «La penisola? Idea che ha vent’anni ma impossibile realizzarla in soli cinque. Ben venga, ma non sia usata come alibi per fermare progetti già avviati e fattibili subito»

La "penisola" al porto di Ancona

ANCONA – Il porto di Ancona e il suo sviluppo, legato indissolubilmente al futuro della città. Ida Simonella, assessore a fine mandato e candidata sindaca per la coalizione del centrosinistra, interviene sul tema trattato nei giorni scorsi dal centrodestra con alcuni chiarimenti, andando al sodo e illustrando i diversi punti che interessano lo scalo anconetano, a partire dalla penisola, dalle nuove banchine e la loro elettrificazione, per finire ai dragaggi, allo spostamento dei traghetti, alla dogana e alla viabilità. Mappa dello scalo alla mano. Punto primo: la penisola. «La madre di tutte le soluzioni è un’idea di circa vent’anni fa – spiega Ida Simonella –. Collegare la banchina rettilinea con la diga esterna, ricavandone punti di attracco per i traghetti. Parrebbe che lo Stato, condizionale d’obbligo, si impegni a trovare 300/400 milioni per realizzarla. Sono sinceramente contenta se accadrà. Nel 2011 ho collaborato, come esperta Istao, con il gruppo di lavoro che aveva determinato il primo assetto di penisola, i nomi sulla pubblicazione – “Studio di fattibilità ampliamento porto commerciale di Ancona” – lo dimostrano. Detto questo – prosegue la candidata – qualche dubbio ti viene quando la destra e il suo candidato a sindaco dicono che si farà tutto in cinque anni. Affermazioni che sanno di tragico. Perché la penisola non sta neanche nel piano regolatore del porto. Avrà percorsi di progettazione e autorizzativi, penso solo alle valutazioni strategiche e ambientali, che non si augurano. E poi gare non proprio da codice Salvini, e infine realizzazione».

Per dimostrarlo la candidata passa agli esempi: «Per avere un parametro prendo ad esempio la banchina 27: deve ancora essere realizzata. Era prevista nel piano regolatore del 1988, la gara d’appalto risale al 2014. Per una serie di contenziosi tra primo e secondo classificato si è arrivati a chiudere la questione nel 2022. Ma ancora i lavori non partono. E dureranno cinque anni. È quel segmento che sulla mappa è indicato con il numero 27. Ecco, pensiamo in proporzione alla penisola, che peraltro comincia a vedere la luce dopo il completamento delle banchine 27-28-29 che ancora non ci sono. Se sono dunque felice della possibilità della penisola, dico con altrettanta franchezza che non vorrei che il progetto distogliesse l’attenzione da quello che si può e si deve fare subito, senza interrompere processi avviati da qualche anno».

Ecco dunque quali sono, secondo Ida Simonella, le priorità dello scalo. La prima: i dragaggi. «Non si draga più dal 2014. L’altro giorno Tajani ha detto, cito testualmente: “Il porto non pesca… le portacontainer vanno a Gioia Tauro”. Una frase che a chi ne sa un po’ di porti e infrastrutture fa ribaltare dalla sedia. Ma la domanda è: a chi la racconta questa cosa? Non si è capito. Non si draga non perché manchino i soldi, ma perché i processi autorizzativi, in larga parte in capo alla Regione Marche, non vanno avanti. A chi parlava, dunque, Tajani? Forse ai suoi. Perché ai vertici delle istituzioni che hanno competenze sui dragaggi ci sono tutti esponenti di centrodestra e non si vede l’ombra di un dragaggio».

Seconda priorità: i traghetti alle banchine 19-20-21. «I silos erano stati abbattuti per riorganizzare più funzionalmente gli spazi – prosegue Ida Simonella –. In attesa della penisola direi che vi si possono spostare i traghetti allocati oggi sotto il Guasco. I vantaggi sarebbero innanzitutto logistici: tutta l’area extra Schengen, ormai solo Albania, sarebbe collegata direttamente alla viabilità di Mandracchio e via Mattei senza passare sotto la città storica. Poi ambientali: meno mezzi pesanti entrerebbero fin sotto il Guasco: 140mila km l’anno in meno, è stato calcolato, e le emissioni delle navi tenderebbero a ristagnare meno e a spostarsi verso mare. Con l’elettrificazione delle banchine poi, finanziata da Pnrr, risolveremmo le emissioni delle altre. Infine strategici per la città: spostando l’area extra Schengen si può alleggerire la facility vicino all’ingresso Fincantieri. Questo renderebbe meno pesante il sistema di sicurezza verso il porto antico, con beneficio di tutti in termini di accessibilità. È l’operazione per fasi che iniziammo nel 2015 con il primo abbattimento delle reti e la riapertura del porto antico».

Priorità numero tre: spostamento della linea doganale all’altezza delle reti, proposta avanzata dal Comune. «Questo – dice ancora Ida Simonella – consentirebbe di spostare una parte della viabilità cittadina sotto il porto (sulla mappa la linea tratteggiata in giallo, ndr) e, con apposita struttura, collegarla con il lungomare Vanvitelli. Vecchio progetto pure questo, complicato ma fattibile. Unico davvero possibile per concepire via della Loggia libera dal traffico». Per concludere dunque: «Sì alla penisola, no ad usarla come alibi per fermare quei processi già avviati e che possono trovare compimento presto. Progetti meno roboanti, ma davvero capaci di cambiare la vita di tutti. Da subito».

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