Si concentrano soprattutto nei servizi, nel commercio all’ingrosso e al dettaglio, nell’agricoltura e nella manifattura le imprese femminili presenti nelle Marche. Secondo l’Osservatorio Mercato del Lavoro della Regione Marche (report ‘Il lavoro delle donne’ – marzo 2023) alla fine del 2022 nelle Marche si contano 33.141 imprese attive e in un solo anno, tra il 2021 e il 2022, si sono perse 1.237 imprese (-3,6%).
Una dinamica leggermente più contenuta di quella osservabile in riferimento all’intero stock di imprese attive delle Marche che, nello stesso periodo, ha perso 5.543 unità con una contrazione del -3,8%. Insomma, le imprese femminili hanno limitato in parte i danni pur risentendo decisamente del processo di selezione che ha caratterizzato il tessuto imprenditoriale marchigiano.
Anche il trend di medio periodo (2018 – 2022), si legge nel report, evidenzia come e imprese femminili abbiano sofferto un significativo ridimensionamento che, in ogni caso, è leggermente più attenuato di quello riferito allo stock complessivo di imprese attive (-5,5% e -5,9% rispettivamente).
Quelli che hanno fatto registrare un incremento rispetto al 2021 sono stati quello dell’energia-gas (+10,0%), dell’Istruzione (+3,1%),delle attività professionali e scientifiche (+2,9%) e delle attività immobiliari (+1,2%). Tutti gli altri settori hanno fatto registrare un decremento delle imprese femminili. In particolare, tra i settori maggiori, i cali più rilevanti nel 2022 rispetto all’anno precedente si sono registrati nelle attività manifatturiere (-6,5%), nel commercio (-5,9%), nell’agricoltura (-5,0%).
Settori quali fornitura acqua e ambiente e attività estrattive hanno fatto registrare cali significativi del numero di imprese femminili (-13,9% e -18,2%), ma si tratta di settori marginali per l’imprenditoria femminile. Dicevamo che le imprese femminili si concentrano in maniera preponderante in tutti i comparti dei servizi (65,3% contro il 56,6% del tessuto complessivo di imprese della regione) e nell’agricoltura (20,1% contro il 17,0% del dato globale), mentre sono meno presenti nel settore delle costruzioni (3,1% contro 13,4%); in linea con il dato complessivo delle imprese è, invece quello del settore manifatturiero che pesa per quasi il 12% (13% a livello globale).
Accanto a questo c’è il commercio, secondo i dati di Camera delle Marche al 31 dicembre 2022 si contano 8.294 imèprese femminili nel settore commercio all’ingrosso e al dettaglio (6.690 nel settore agricoltura, silvicoltura e pesca – 4.197 nel settore manifatturiero). «Le imprenditrici femminili prediligono il settore del commercio e dell’accoglienza perché in questi possono esprimere appieno la loro creatività ed eleganza» dice il direttore Confcommercio Marche Massimiliano Polacco, molte aprono negozi di abbigliamento oppure attività nell’ambito della ricettività alberghiera o nella ristorazione.
«Il 70% del commercio da sempre è fatto di imprenditoria femminile – dice Massimiliano Santini, direttore Cna Ancona – una conferma, dunque. Interessante il dato relativo alla manifattura, dove le donne in molti casi hanno seguito le orme dei genitori mettendosi al timone delle imprese». Per quanto riguarda l’agricoltura osserva Santini «si tratta spesso di produzioni agroalimentari di qualità e che riscoprono vecchie tradizioni. Stiamo osservando in linea generale che sono sempre di più, negli ultimi anni, le giovani donne che si stanno appassionando al mondo agricolo. Le donne imprenditrici hanno grande potenziale e volontà di crescere».