ANCONA – Sono stati individuate le strutture ospedaliere dove verranno conservate le 80mila dosi di vaccino contro il Covid-19, destinate alle Marche. Tra le strutture figura anche l’Inrca di Ancona, mentre le altre sono a Jesi, Camerino, Civitanova Marche, Fossombrone e Ascoli Piceno. Le prime 40mila dosi, destinate agli operatori sanitari delle strutture pubbliche e private e alle forze dell’ordine dovrebbero arrivare già a fine gennaio, quando inizierà la campagna vaccinale nelle Marche.
Il Gores, Gruppo Operativo Regionale Emergenze Sanitarie, ha selezionato l’Inrca come hub strategico per l’Anconetano, in quanto Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico specializzato in ambito geriatrico e gerontologico.
L’Inrca dispone già delle strutture e dei sistemi di stoccaggio necessari, a cui si aggiungeranno altri due frigoriferi messi a disposizione dalla Regione Marche per la conservazione del vaccino a – 80 gradi centigradi. Ma oltre all’organizzazione e alle dotazioni possiede anche le specifiche competenze necessarie allo stoccaggio e alla gestione del vaccino.
I sanitari, i ricercatori e i tecnici che si occupano di diagnostica e di ricerca di base «sono abituati a stoccare, gestire e movimentare il materiale biologico, seguendo processi definiti e regolamentati, garantendo la catena del freddo e la qualità del materiale biologico in ogni fase» spiega il direttore scientifico dell’Istituto, la dottoressa Fabrizia Lattanzio.
Dall’inizio della pandemia, l’Inrca ha messo a disposizione i propri laboratori e i propri ricercatori per la diagnosi molecolare con i tamponi per testare la positività al covid-19, oltre a portare avanti progetti di ricerca a riguardo.
«In un Istituto come il nostro, l’integrazione tra la dimensione della ricerca e quella dell’assistenza passa attraverso il lavoro di ognuno – prosegue – . Ogni attività svolta dal nostro Istituto rappresenta un pezzetto essenziale a ricostruire il puzzle delle evidenze scientifiche per contribuire al dibattito scientifico internazionale e tutelare la salute dei nostri pazienti anziani fragili, anche durante la pandemia da covid-19».
La forte integrazione tra ricerca e assistenza è risultata cruciale per la mancanza di informazioni sul virus, sulla sua cura e prevenzione, anche perché ad essere più gravemente colpiti sono proprio gli anziani: secondo gli ultimi dati dell’Istituto Superiore di Sanità, l’età media delle persone decedute positive al covid-19 è di 80 anni.
L’Inrca ha contribuito e sta contribuendo alla fase emergenziale nelle Marche, mettendo anche a disposizione la sua esperienza nella ricerca clinica sull’invecchiamento e i dati del suo osservatorio di ricerca permanente, unico in Italia nello studio delle caratteristiche della popolazione anziana (ReportAge). L’osservatorio si sta infatti dedicando allo studio e alla valutazione multidimensionale degli anziani positivi al Covid ricoverati nelle diverse strutture dell’Inrca.
«Questo periodo di emergenza ci ha messo di fronte all’importanza della Ricerca. – conclude la Lattanzio – La cura e l’assistenza dei nostri pazienti anziani sono legate a doppio filo all’impegno che giorno dopo giorno viene profuso proprio nell’ attività di ricerca. La Ricerca ci permette di perseguire l’eccellenza nell’Assistenza e nella Cura dei nostri pazienti, avendo un impatto non solo nel lungo termine, ma anche nell’immediato».