ANCONA – L’Intelligenza Artificiale va governata con regole precise per evitare violazioni e abusi. È quanto è emerso nel corso del convegno ‘Macchine informate sui fatti, Persone informate sui dati. La giustizia di fronte all’Intelligenza Artificiale’ che si è tenuto ieri ad Ancona presso la facoltà di Economia dell’Università Politecnica delle Marche, promosso dall’Ordine degli Avvocati di Ancona in collaborazione con l’Ordine dei Dottori Commercialisti. Un confronto sull’impatto dell’AI nel mondo della giustizia. Nelle aule dei tribunali non è ancora entrata, ma negli studi legali di grandi città si. L’Unione Europea sta lavorando ad una regolamentazione, ma servono anche normative nazionali per fare da cornice all’innovazione tecnologica, per evitare che ‘sfugga di mano’.
«La sfida – ha detto parlando con i giornalisti a margine dell’evento Giovanni Canzio, primo presidente emerito della Corte Suprema di Cassazione – è coniugare l’evoluzione tecnologica, che non può essere arrestata, altrimenti ci travolgerebbe, con le garanzie. Come farlo spetta alla politica, noi come giuristi possiamo solo dare questo segnale: attenzione perché sono in gioco i diritti fondamentali».
«Cosa potrebbe fare la politica? Prevedere una volta uscito il testo sul regolamento europeo dell’Intelligenza Artificiale, prevedere di darsi delle regole nazionali nel processo». L’Intelligenza Artificiale, infatti, va posizionata nell’ambiente processuale, ha spiegato, riferendosi al processo penale, un ‘ambiente’ «governato da una serie di principi fondamentali, quelli che noi chiamiamo principi della Costituzione, e da regole del codice di procedura penale, che pretendono l’osservanza di una serie di prescrizioni, a tutela dei diritti fondamentali della persona».
Secondo il presidente emerito della Corte Suprema di Cassazione l’AI (Intelligenza Artificiale) «va governata e questa è la scommessa del futuro, che in parte è in mano all’Unione Europea, che è in via di scrittura definitiva di un testo che regolamenta l’Intelligenza Artificiale, l’AI Act» un regolamento «immediatamente applicabile in Italia che si attende con particolare attenzione».
Ma la politica saprà stare al passo del cambiamento tecnologico? «Se si sbriga sì. Il problema è proprio questo: la discrasia tra i tempi della tecnologia che sono avanzati, rispetto ai tempi della politica», ma intanto «l’AI Act europeo sarà il quadro per tutti i Paesi», un quadro «flessibile che deve tenere sempre presente che la garanzia dei diritti fondamentali non va cancellata». Secondo Canzio «siamo in forte ritardo, continuiamo a discuterne», ma mancano lòe regole per governare l’AI, mentre oltre Oceano, negli Statio Uniti, «questo sistema sta già funzionando». In conclusione per il presidente emerito della Corte Suprema di Cassazione è importante la responsabilità degli operatori e non deresponsabilizzare i giudici.
In linea con l’importanza di definire un quadro di riferimento anche Luigi Catelli, presidente della Corte d’Appello di Ancona il quale in un passaggio del suo intervento durante il convegno ha spiegato «abbiamo imparato a conoscere i vantaggi dell’AI, ma conosciamo anche gli svantaggi: occorre governare al meglio questo strumento, come l’umanità ha fatto con tutte le innovazioni».
Il presidente dell’Ordine degli Avvocati di Ancona, Gianni Marasca ha spiegato che l’Ai «può aiutare la professione di avvocatura, ma può anche distruggerla, le scelte tecnologiche non hanno una morale, possono far bene e possono far male, spetta a noi utilizzarle in maniera correttata, come l’energia atomica tutte le grandi scelte tecnologiche e le grandi innovazioni scientifiche». In Tribunale ad Ancona l’Ai non è ancora entrata, ha spiegato, «ma a livello di studi legali, soprattutto nelle grandi città, si sta utilizzando» e in molte altre strutture giudiziarie si sta verificando per «la profilazione di persone che possono essere ritenute socialmente pericolose. Si sta andando avanti, non si torna indietro da questa scelta».
«Raccolgo paura – ha detto Aldo Franco Dragoni, professore di Intelligenza Artificiale all’Università Politecnica delle Marche (Dipartimento di Ingegneria) – forse non ci siamo resi conto che l’AI non è una rivoluzione tecnologica come è stata l’invenzione della ruota», abbiamo «insegnato alla macchina a ragionare, una prerogativa considerata da sempre come esclusiva dell’essere umano». Rpercorrendo le tappe salienti che hanno portato all’Ai ha ricordato la digitalizzazione che ha imparato a tradurre le informazioni in numeri e poi gli algoritmi.
Il presidente dell’Ordine degli Avvocati di Ancona, Gianni Marasca ha spiegato che l’Ai «può aiutare la professione di avvocatura, ma può anche distruggerla, le scelte tecnologiche non hanno una morale, possono far bene e possono far male, spetta a noi utilizzarle in maniera correttata, come l’energia atomica tutte le grandi scelte tecnologiche e le grandi innovazioni scientifiche». In Tribunale ad Ancona l’Ai non è ancora entrata, ha spiegato, «ma a livello di studi legali, soprattutto nelle grandi città, si sta utilizzando» e in molte altre strutture giudiziarie si sta verificando per «la profilazione di persone che possono essere ritenute socialmente pericolose. Si sta andando avanti, non si torna indietro da questa scelta».
Il procuratore generale della Corte d’Appello di Ancona Roberto Rossi ha sottolineato che «come tutte le grandi innovazioni è inutile pensare di potersi opporre ad essa» o che «una qualche struttura possa rimanere estranea, enterà ovunque anche negli ambiti di giustizia, il problema e il punto fondamentale è governarla, ma il ‘governo’ va fatto prima e non dopo, perché dopo sarebbe inutile».