ANCONA- «È contro la legge». Il direttore di Confcommercio Marche Centrali Massimiliano Polacco battezza così l’iniziativa #Io Apro, lanciata dal ristoratore Umberto Carriera, proprietario di 6 locali tra Pesaro e Fano, già protagonista di aperture oltre gli orari, che punta a tenere aperti bar e ristoranti anche per cena, nonostante il divieto imposto dal Dpcm. Sotto lo slogan #IoApro ha riunito oltre 30 mila ristoratori e gestori di locali pronti ad aprire la sera del 15 gennaio.
A sostenere l’imprenditore è arrivato anche l’assist del leader della Lega Matteo Salvini, oltre che l’appoggio del deputato del Gruppo Misto e critico d’arte Vittorio Sgarbi. L’iniziativa però non piace a Confcommercio che pone l’accento sul rispetto delle regole. «Non consigliamo e non possiamo consigliare ai nostri associati di uscire dalle norme» dichiara Polacco, nel rimarcare che l’associazione sta andando avanti con proteste e iniziative all’interno della cornice «della Costituzione e delle regole».
«Non si è mai vista una protesta che va contro le leggi – prosegue -: si sciopera, si fanno iniziative, ma non si può dire ai ristoratori di andare contro le leggi, perché facciamo parte di uno Stato». Il direttore di Confcommercio si appella al senso di responsabilità dei proprietari dei locali e puntualizza che i promotori «stanno chiamando i nostri associati, ma la maggior parte di loro ci dice che non hanno nessuna intenzione di uscire dalle norme».
Rivolgendosi alla categoria, sottolinea che oltre alle sanzioni che possono scattare con l’adesione all’iniziativa, «quando andranno a chiedere contributi ad una banca il rischio è che siano spacciati». Commentando la misura annunciata questa mattina dal ministro della Salute Speranza di voler introdurre nel Dpcm il divieto di asporto per i bar dalle 18, afferma «stanno continuando con delle proposte che fanno innervosire il settore, potrebbero anche smetterla, visto che è stato dimostrato che questo settore non ha contagi».
Polacco osserva anche che questa misura non è giustificata da quanto accaduto nel weekend appena trascorso a Lucca e Livorno, dove si sono registrati assembramenti: non ha nulla a che vedere con bar e ristoranti, ma «è stata una iniziativa civile di ragazzi che si sono trovati per strada a bere».
«Se Speranza, oltre alla parola, desse qualche speranza alle imprese di attivarsi, forse sarebbe la cosa migliore». La situazione «è drammatica nelle Marche», come nel resto d’Italia, osserva, «il 20% delle attività rischiano di chiudere definitivamente».
Secondo Confcommercio il danno inferto al settore della ristorazione, dalle chiusure imposte per la pandemia, ammonta a 950milioni (dato relativo a tutto il 2020), mentre per il terziario (commercio, ristorazione e turismo) è di 4miliardi e 700milioni, una mazzata per questi settori.