ANCONA – Si accende la polemica sull’idea avanzata dal Garante dei detenuti Giancarlo Giulianelli di realizzare una struttura detentiva nella città di Macerata. Una proposta lanciata già tempo fa, ma tornata in auge mediaticamente negli ultimi giorni sulla quale ha preso posizione l’associazione Antigone (che si occupa di diritti nel sistema penale) la quale si oppone a questa ipotesi sostenendo che comporterebbe «uno spreco di soldi pubblici» e per questo propone di «puntare sulle misure alternative».
«Tutto sembra pronto, nelle Marche, per la costruzione di un nuovo Istituto di pena. Ma ci serve davvero? La risposta è semplice: no», Giulia Torbidoni, presidente di Antigone Marche. «Costruire un carcere da 250 posti costa circa 25 milioni di euro – osserva -. Ovviamente questa è la spesa per le mura, poi va aggiunta quella per il personale e la manutenzione. Per quanto riguarda i tempi, sappiamo che, in media, la costruzione richiede circa 20 anni. Siamo così sicuri che ci convenga costruire una struttura nuova anziché ristrutturare i 6 istituti esistenti che tanto ne hanno bisogno? A Montacuto il rivestimento esterno cade a pezzi mentre a Pesaro ci sono infiltrazioni d’acqua e c’è urgente bisogno di interventi risolutivi, giusto per fare rapidi esempi».
L’altra considerazione dell’associazione riguarda la popolazione detenuta nelle strutture marchigiane. «Al 31 dicembre 2022, nelle Marche, le persone in carcere che erano in attesa di primo grado di giudizio erano 111 su 855 presenti, il 12,9% del totale. Parliamo di persone ancora innocenti. Ma stanno in carcere, molto spesso perché non hanno un domicilio dove passare la misura cautelare – osserva l’associazione -. Non sono poche: possibile che non si riesca a potenziare l’accoglienza sul territorio di queste persone, evitando loro la detenzione e alleggerendo le carceri? Non solo. Al 30 giugno, le persone con una pena residua sotto i 3 anni, nelle Marche, erano 347 su 808 (il 42,9%). Non sono poche neanche queste: potrebbero finire di pagare il loro debito con la giustizia in un modo diverso dallo stare chiuse? Crediamo di sì. E pensiamo che, invece di costruire nuove carceri, si debbano potenziare le pene alternative che abbassano la recidiva sotto il 20% (rispetto al 67% di chi non vi accede), sono più economiche e garantiscono un miglior reinserimento sociale».
Antigone osserva infine che «come a volte si usi la parola galera dimenticando che molto spesso i problemi per cui viene spesa sono temi politici: emarginazione, tossicodipendenza, disagio psichico (le diagnosi psichiatriche gravi tra i detenuti nelle Marche sono il 22,35% del totale, le tossicodipendenze arrivano attorno al 30%). È la politica che dovrebbe arrivare prima, occuparsi di tutti e creare le condizioni affinché le persone possano uscire dai margini ed emanciparsi, per vivere libere. Crediamo, quindi, che la migliore prevenzione al carcere sia nelle mani della vera politica: quella che garantisce scuole, lavoro, salute, spazi di socialità, cultura, prospettive. In definitiva, la domanda da porsi è se vogliamo costruire solo nuove carceri o una società più giusta».
Precisando che «non spetta a me decidere la realizzazione di un carcere, è una proposta che avevo lanciato qualche tempo fa in una intervista». il Garante dei Diritti dei Detenuti, Giancarlo Giulianelli replica all’associazione affermando: «Posso convenire con Antigone sulla necessità di ristrutturare le carceri marchigiane – spiega -, ma Macerata è l’unica città in Italia ad avere un ufficio di sorveglianza senza avere un carcere».
La proposta di Giulianelli era scaturita dall’osservazione della realtà territoriale, dal fatto che «nella città di Macerata sono presenti Tribunale, Corte d’Assise, ufficio di sorveglianza e un corso universitario in diritto penitenziario, senza però la presenza di una struttura detentiva».
Entrando nel merito della polemica e analizzando la situazione delle carceri marchigiane, il Garante fa notare che «il carcere di Camerino è chiuso in seguito al sisma del 2016, mentre quello di Fermo è totalmente inadeguato e andrebbe chiuso. Mancano gli spazi – dice – anche in altri carceri, eccetto che a Barcaglione e Fossombrone, ma lo spazio è fondamentale per le attività trattamentali, il cui svolgimento permette di tenere impegnati i detenuti, diminuendo le tensioni interne agli istituti».