Il 22,8% della popolazione a rischio povertà o esclusione sociale in Italia. Nelle Marche il dato si attesta al 13,6%, stabile rispetto 2022. È l’andamento fotografato dall’Istat nel report su ‘Condizioni di vita e reddito delle famiglie – anno 2023’. Nella nostra regione, nel 2023, registra un leggero calo la quota di persone a rischio povertà che scende dall’11,6% del 2022 all’11,1% del 2023 (media nazionale 18,9%).
In flessione anche la popolazione marchigiana in stato di grave deprivazione materiale e sociale: il dato nel 2023 si attesta all’1,0% (media nazionale 4,7%), mentre nel 2022 era al 2,1%. A calare è anche il dato relativo alla bassa intensità lavorativa che nel 2023 si ferma al 4,6% (media nazionale 8,9%), mentre nel 2022 era al 6,4%.
Nel 2022, si stima che le famiglie residenti in Italia abbiano percepito un reddito netto pari in media a 35.995 euro, pari a circa 3.000 euro al mese. La crescita dei redditi familiari in termini nominali (+6,5%), con il proseguimento della ripresa economica e occupazionale successiva alla crisi pandemica, non è stata sufficiente però a compensare il deciso aumento dell’inflazione nel corso del 2022 (+8,7% la variazione media annua dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo, IPCA) e i redditi delle famiglie sono così diminuiti in termini reali (-2,1%).
Sull’inflazione che non accenna a scendere interviene Serena Cesaro di Federconsumatori Ancona che evidenzia, tra le criticità che affliggono le famiglie, «l’aumento dei costi energetici legati alla fine del mercato tutelato. La situazione non è affatto migliorata – dice – e le famiglie stanno ricevendo fatture di gas e luce più salate rispetto al passato». Accanto alla questione energetica c’è anche il caro mutui «con i tassi interessi ancora alti, mentre gli stipendi sono immutati. Per le famiglie la situazione va peggiorando e oltretutto il governo ha abbassato la quota Isee per accedere ai bonus da 12mila euro a 9.300 euro: in questo modo molte famiglie saranno escluse dal beneficio». A complicare le cose anche «il caro prezzi dei beni di prima necessità e il costo dei carburanti ancora alto, insieme alla situazione geopolitica internazionale generano un quadro di instabilità che sta già spingendo le imprese ad aumentare i prezzi. Le famiglie e, soprattutto, gli anziani hanno anche un aggravio di costi legato alle prestazioni sanitarie presso i privati a causa delle liste d’attesa» conclude.
Nel 2022, il reddito totale delle famiglie più abbienti è 5,3 volte quello delle famiglie più povere (era 5,6 nel 2021). Il reddito mediano varia in misura significativa anche in base alla composizione del nucleo familiare. Le coppie con figli raggiungono i valori più alti con 45.019 euro (circa 3.751 euro al mese), trattandosi nella maggior parte dei casi di famiglie con due o più percettori. Le coppie con tre o più figli percepiscono un reddito mediano (44.487 euro) più basso di quello osservato per le coppie con due figli (47.501 euro) e poco superiore a quelle con un solo figlio (43.555 euro).
Ad avere un minor reddito sono le famiglie monogenitoriali (30.536 euro), gli anziani che vivono soli, i quali nel 50% dei casi non superano la soglia di 16.879 euro (1.406 euro mensili). Anche le coppie senza figli percepiscono un reddito mediano più basso se la persona di riferimento è anziana (30.221 contro 37.798 euro delle coppie senza figli più giovani). Il livello di reddito mediano delle famiglie con stranieri è inferiore di 6.400 euro rispetto a quello delle famiglie composte solo da italiani.
Solo i redditi familiari da lavoro autonomo sono riusciti a crescere anche in termini reali (+0,7%), mentre i redditi da lavoro dipendente sono diminuiti del 2% così come i redditi da trasferimenti, nonostante l’introduzione di misure di sostegno ai carichi familiari e al rincaro dei costi energetici le cui caratteristiche ed effetti sono analizzati nei paragrafi successivi.
Massimiliano Santini, direttore di Cna Ancona evidenzia che «la crisi produttiva che ha investito il nostro territorio nel 2008 è stata particolarmente pesante in una regione come la nostra dove la componente produttiva legata ai brand industriali, di cui in parte le vicende sono largamente note, ha prodotto un impoverimento pesantissimo di interi territori basti pensare alle aree dell’entroterra a forte vocazione manufatturiera». La componente artigiana, «che rappresenta l’ossatura della nostra economia marchigiana, ne ha risentito in maniera particolare – prosegue -, portandosi dietro un impoverimento pesante del suo tessuto economico».
Santini aggiunge «abbiamo fatto fatica a compensare la contrazione registrata in questo ambito con altri settori quali commercio e turismo, poiché quella diversificazione da sempre professata e auspicata ancora non si è realmente compiuta. Questo spiega la perdita di competitività e redditività del lavoro autonomo. Al tempo stesso registriamo negli ultimi anni una polarizzazione dell’imprenditoria verso l’alto per le imprese che hanno superato con successo la crisi del decennio scorso e recuperato la fase post pandemica, ma anche un percorso di diversificazione economica importante sulle nuove imprese, che ha assorbito in parte la contrazione della porzione di autonomi diffusi, ma non più in grado di essere al passo con i tempi, in particolare nella subfornitura».
Insomma, secondo la Cna «ci troviamo nel bel mezzo di una profonda trasformazione del tessuto economico e sociale, in cui le nostre imprese sanno ripartire e riproporsi con una dimensione e una visione più strutturata da un lato, mentre dall’altro assistiamo ad una evoluzione del mercato marchigiano ancorato al terzismo».
La perdita complessiva rispetto ai livelli del 2007 resta decisamente più ampia per i redditi familiari da lavoro autonomo (-20,3% in termini reali) rispetto ai redditi da lavoro dipendente (-10,9%), mentre i redditi da capitale mostrano una perdita complessiva del 22%, in gran parte attribuibile alla dinamica negativa degli affitti figurativi (-25,6% in termini reali dal 2007). Solo i redditi da pensioni e trasferimenti pubblici sono cresciuti in termini reali nel periodo considerato, e risultano più alti del 5,3% rispetto al livello del 2007.