ANCONA – Riconoscere il reato di associazione a delinquere e in conseguenza a questo un aumento di pena di sei mesi per i sei componenti della cosiddetta banda dello spray. È la richiesta avanzata dal sostituto procuratore generale Ernesto Napolillo questa mattina in Tribunale ad Ancona nel corso di una requisitoria durata oltre quattro ore nell’ambito della seconda udienza del processo d’appello per la banda dello spray, condannata in primo grado a pene da i 10 e i 12 anni, nel primo filone processuale per la strage della Lanterna Azzurra di Corinaldo (avvenuta nella notte tra il 7 e l’8 dicembre del 2018) nella quale morirono 6 persone: 5 adolescenti e una mamma 39enne, travolti dalla calca davanti all’uscita di sicurezza, nel fuggi fuggi dal locale dove era stato spruzzato spray al peperoncino.
I sei della bassa modenese, condannati per omicidio preterintenzionale, rapine, furti con strappo e lesioni personali, oggi però non erano presenti in Aula ed hanno seguito in videocollegamento. In Aula il pm, è tornato a ribadire la richiesta dell’accusa, ovvero di riconoscere nei confronti dei sei imputati anche il reato di associazione per delinquere, non riconosciuto in primo grado, e un aumento di pena, in virtù della morte di sei persone.
Una richiesta, quella del riconoscimento dell’associazione a delinquere, giunta corale anche dagli avvocati di parte civile che difendono le famiglie delle vittime e dei feriti (oltre 200). L’avvocato Federica Ferro, difensore di Paolo Curi, marito di Eleonora Girolimini, la mamma rimasta uccisa quella notte, spiega che le richieste delle parti civili sono «in linea con le richieste del pubblico ministero sul riconoscimento anche del reato associativo e che assolutamente vengano riconosciute tutte le responsabilità per i reati contestati».
In Aula, prosegue il difensore di Curi, «Napolillo sottolinea il lavoro eccelso che la procura ha fatto in termini di attività di indagine, e rispetto alle conclusioni che la dottoressa Moscaroli ha reso nella sentenza di primo grado, puntualizza invece l’esistenza dell’associazione. Assolutamente lui ritiene che nel caso di specie vada ravvisata e quindi ritiene anche che sussistano tutti i presupposti costitutivi del reato associativo». Per quanto concerne le pene il pm non si è ancora espresso ed «ha già anticipato che si riserva di farle alla fine, anche perché vuole prima sentire le dichiarazioni delle difese degli imputati e sulla base delle stesse, casomai replicare, concludendo poi, ovviamene, con il riconoscimento delle pene».
L’avvocato Corrado Canafoglia, che difende 10 persone rimaste ferite, costituitesi parte civile, definisce la requisitoria del procuratore generale come «importante e soprattutto dettagliata nella ricostruzione di quelli che sono gli elementi per avvalorare la tesi dell’associazione a delinquere».
«Lascia allibiti e perplessi – aggiunge – che un gruppo di ragazzi entri in una discoteca con l’intento di porre in essere comunque un reato grave, la rapina, utilizzando il peperoncino (spray, ndr) e da li si scateni il finimondo. Chiaramente non sono loro, la banda dello spray, gli unici responsabili di questa vicenda – spiega riferendosi al secondo filone processuale, quello legato ai permessi e alle misure di sicurezza -, però diciamo che questo, intanto, è un filone che va portato a termine».
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Canafoglia aggiunge che «il concetto espresso dal procuratore generale è che una associazione a delinquere c’è stata, e ha prodotto, è stata un innesco di una situazione» e che «non bisogna mai dimenticare» che «la base di tutto sono invece le violazioni che sono state poste in essere precedentemente».
«Rilevanti», secondo Nicola Ciacci, legale della famiglia di Mattia Orlandi, uno degli adolescenti morti quella notte, sono «le contestazioni agli appelli portate dai vari imputati» e il fatto che è stato «ribadito quanto già era scritto nell’appello del pm sull’integrazione anche dell’associazione a delinquere».
L’udienza si è conclusa con la richiesta del pm di aumentare di sei mesi la pena di tutti gli imputati, in conseguenza alla richiesta di riconoscimento de reato di associazione a delinquere. «Una richiesta assolutamente corretta, quella di condanna anche per il reato di associazione a delinquere e di conseguenza congrua anche la richiesta di aumento di pena». Per il legale quella del procuratore «è stata una requisitoria particolarmente brillante, condotta con logica stringente, smontando pezzo dopo pezzo i motivi di appello delle difese».
La Regione Marche, parte civile per i reati di lesione ed omicidio, per tramite dell’avvocato Massimiliano Belli, fa sapere che chiede il rigetto degli appelli degli imputati e la conferma della condanna.
L’avvocato Gianluca Scalera, che difende due dei sei imputati, Moez Akari e Souhaib Haddada, in merito alle richieste del procuratore fa sapere «arriverà il nostro momento, o il 17 o il 24 del prossimo mese: ribatteremo punto per punto a quanto sostenuto dalla procura generale».
Secondo il legale «gli elementi indicati dalla sentenza di primo grado, secondo il nostro punto di vista, sono condivisibili. Ci aspettiamo la riforma della sentenza di condanna sui punti che abbiamo evidenziato nell’atto d’appello».