ANCONA – Via libera a maggioranza in consiglio regionale alla proposta di legge ad iniziativa della giunta per sostenere lo sviluppo e il rafforzamento di aziende, Pmi e start up, denominata “Promozione degli investimenti, dell’innovazione e della trasformazione digitale nel sistema imprenditoriale marchigiano”.
Il disco verde in Aula con 18 voti a favore, 7 contrari e 3 astenuti. Il provvedimento prevede l’introduzione dello strumento degli accordi regionali di investimento e innovazione per la presentazione facilitata di progetti riguardanti ricerca, sviluppo, formazione, occupazione, riqualificazione energetica e ambientale.
Una legge che serve a favorire gli investimenti, con la quale la Regione Marche colma «un vuoto nei suoi strumenti di politica industriale, per rafforzare il tessuto produttivo e industriale e contrastare i fenomeni regressivi che hanno caratterizzato alcune parti importanti del nostro sistema industriale»” ha sottolineato il vicepresidente Mirco Carloni, assessore alle Attività produttive.
Carloni ha spiegato che con la legge «si conclude un percorso legislativo di portata straordinaria che ha consentito di emanare ben sei leggi di natura economica, a partire dalla legge sulle start-up, quella sui consumatori, poi quelle sul commercio, sull’artigianato, sulle filiere e gli ecosistemi ed oggi questa sugli investimenti. Una attività legislativa, che non ha paragoni da quando è stata istituita la regione Marche che delinea una chiara strategia di rilancio dell’economia regionale. Una fase legislativa riformatrice importante che questa regione attendeva da molto tempo, che ha superato una logica di tallonamento della programmazione europea come accadeva in passato, con leggi emanate in corsa per non perdere il treno che passava. Oggi abbiamo definito un orizzonte legislativo attuale, che metterà a terra oltre 300 milioni di risorse POR-FESR, oltre al PNRR. Una strategia che si ritroverà chiaramente nei bandi che usciranno prossimamente».
Una normativa che come ha sottolineato è «la prima legge che promuove e sostiene nelle Marche gli investimenti espansivi, proprio per contrastare il declino industriale. Una legge calibrata anche sulle grandi aziende e non solo su quelle operanti nelle aree di crisi, dove continueremo a portare avanti gli accordi di sviluppo e quelli di innovazione, per far crescere le opportunità produttive e occupazionali di questi territori, insieme alla loro attrattività economica».
La misura sarà finanziata con fondi regionali, statali e comunitari. A relazionare in Aula per la maggioranza il consigliere di Fratelli d’Italia Andrea Putzu mentre per la minoranza la consigliera Pd Manuela Bora. Lungo e articolato il dibattito che ha coinvolto numerosi consiglieri di maggioranza e opposizione.
Il presidente della II Commissione consiliare permanente Andrea Putzu ha evidenziato gli obiettivi della legge, ovvero «rilanciare il sistema produttivo e imprenditoriale delle Marche favorendo la crescita dell’occupazione, del valore aggiunto e della competitività della Regione, definendo gli strumenti e le strategie per favorire la crescita degli investimenti delle imprese».
«Crediamo fermamente – ha detto – che con le misure previste si possa contribuire a ridare slancio al nostro tessuto imprenditoriale e far tornare le Marche attrattive per nuovi investimenti». La regione «a causa del perdurare della crisi economica da oltre un decennio, è stata classificata come Regione in transizione dalla Commissione Europea, dopo essere stata da sempre nel novero delle Regioni più sviluppate. Molteplici le cause, alcune interne ed altre esterne: esaurirsi della forza propulsiva dei distretti industriali, Pandemia e conflitto in Ucraina, solo per citare i più recenti».
Putzu ha ricordato che tra il 2000 e il 2020 l’export in Italia è cresciuto di oltre il 67%, mentre «quello marchigiano si è fermato ad un più 44%, denotando una crisi di competitività che si è tradotta in un andamento insoddisfacente del valore aggiunto, della quantità e qualità dell’occupazione. Servono dei correttivi immediati e questa maggioranza di centrodestra, a partire dal presidente Francesco Acquaroli, non si tira indietro».
Una proposta di legge con cui «ci si concentra sulle imprese che hanno programmi di espansione e crescita attraverso la realizzazione di nuove unità produttive, l’espansione delle unità produttive esistenti o il riutilizzo e la riqualificazione di unità produttive dismesse o inutilizzate. Inoltre, si favoriscono progetti di ristrutturazione industriale di imprese in crisi che garantiscano la salvaguardia dell’occupazione, anche attraverso percorsi di “workers buy out”. È necessario anche cercare di cogliere le opportunità che provengono da fuori Regione – prosegue – per realizzare sul nostro territorio investimenti innovativi, di impatto occupazionale e in grado di rafforzare e rigenerare le nostre filiere produttive, anche attraverso il rientro – “reshoring” – di attività produttive precedentemente delocalizzate, come testimoniato dalla recente attivazione del bando “Reshoring” recentemente attivato».
La norma introduce la possibilità di siglare accordi di investimento con precisi impegni occupazionali, dove si possono anche includere ulteriori progetti nell’ambito della ricerca, dell’innovazione sostenibile e della formazione del personale, «coinvolgendo come fornitori, se possibile, le nostre piccole, medie e microimprese – ha aggiunto -. Infine, sono previste anche azioni che aumentino la visibilità e l’attrattività del nostro territorio per gli investitori regionali ed extraregionali, – conclude – a partire da una mappatura degli spazi e luoghi disponibili, fino alla messa a disposizione di informazioni, servizi e procedure facilitate. Il tutto attraverso, anche, uno sviluppo della infrastrutturazione digitale e della diffusione della cultura digitale tra le nostre imprese».
Il vicecapogruppo della Lega Marche Mirko Bilò e il consigliere Marco Marinangeli, a margine della seduta consiliare hanno sottolineato che con la proposta di legge «tracciamo il percorso e le condizioni perché le Marche recuperino un ritardo di anni. Vogliamo ricostituire la competitività del territorio: un compito difficile che si sta facendo difficilissimo alla luce della congiuntura internazionale. Non è questo che fermerà la nostra volontà di fare e di pensare, ma sappiamo di doverci muovere per strade parallele: dare risposta all’emergenza economica e sociale, secondo le nostre possibilità di intervento e programmare lo sviluppo perché le Marche si facciano trovare pronte alla ripartenza».
«Per riqualificare le filiere locali, riconvertire e diversificare le produzione, in particolare nelle aree maggiormente colpite da crisi industriali – aggiungono -, abbiamo scelto lo strumento degli accordi di investimento e di innovazione con le imprese che realizzano nuovi insediamenti produttivi industriali e dei servizi, oppure che scelgono di ampliare l’insediamento esistente, o programmi di riconversione produttiva e/o di riutilizzo di impianti rimasti inutilizzati. Rispondiamo sia alla necessità di modernizzare i sistemi di produzione e di erogazione di servizi, soprattutto in chiave digitale e sostenibile, sia alla necessità di ampliare la base produttiva con nuovi investimenti espansivi di ogni tipologia di impresa con la loro rete di fornitori. La transizione verso l’Impresa 4.0 è sempre più necessaria per adeguarsi al mercato e garantire la sopravvivenza dell’intera filiera produttiva – osservano – La giunta regionale di centrodestra dal primo giorno ha messo in campo con il vicepresidente e assessore Mirco Carloni una strategia precisa basata sul rinnovamento della normativa: sviluppo delle start-up innovative, rafforzamento delle filiere strategiche, nuova legge sull’artigianato, gli accordi con ICE, Simest e Sace e Camera di commercio delle Marche sono solo alcuni degli interventi – concludono Bilò e Marinangeli – Proseguiamo su questa scia perché le Marche siano effettivamente la LAND of EXCELLENCE” presentata nei giorni scorsi all’expo di Dubai, una terra su cui vogliano scommettere per primi i giovani marchigiani in cerca di futuro».