Attualità

Legge urbanistica, Acquaroli: «Territorio in grado di governare sviluppo e patrimonio in modo coerente alla vocazione»

Presentata la nuova legge urbanistica varata ieri in Consiglio regionale. Tra gli aspetti salienti la sburocratizzazione e la riduzione dei tempi

La campagna a Montefortino di Arcevia dove, tra il 1894 e il 1899, è stata portata alla luce una delle più importanti necropoli della popolazione celtica dei Galli Senoni
(Immagine di repertorio)

ANCONA – «L’effetto auspicato» della nuova legge urbanistica «è un territorio che sia in grado di governare lo sviluppo e il patrimonio» in maniera «coerente con la vocazione complessiva». Questo l’obiettivo della nuova normativa varata ieri in consiglio regionale, delineato dal presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli. A Palazzo Leopardi, il governatore, e l’assessore regionale Stefano Aguzzi, insieme al presidente della III Commissione, Luca Serfilippi e al relatore di maggioranza, il consigliere FdI Andrea Assenti, hanno illustrato le novità del provvedimento, che arriva dopo 31 anni dalla vecchia normativa che risaliva al 1992, in piena «prima Repubblica» ha ricordato Acquaroli quando «il concetto di rigenerazione, consumo zero di suolo e recupero» non c’erano ancora e quando erano poche le zone artigianali e non c’erano ancora o era poche le zone commerciali.

«Negli anni si è cercato» di manutenere la vecchia normativa ha sottolineato Acquaroli, «ma in modo non organico, perché la legge era nata con un’altra visione» e «gli effetti dell’incapacità della legge di dare una vocazione chiara si sono visti, con zone urbanizzate a metà, zone produttive dismesse da anni» e «sulla costa città che si toccano una con l’altra». Per Aquaroli è mancata una visione che «ha portato a un consumo insensato del territorio». Il governatore ha poi spiegato che la nuova legge urbanistica vedrà «una fase transitoria che ci auguriamo duri due anni, massimo quattro» che consentirà ai comuni di adeguarsi e che va incontro anche agli studi tecnici, oberati tra ricostruzione post sisma e 110%, «per questo abbiamo preso un lasso di tempo».

Il presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli

«Non si può pensare di scrivere la legge perfetta – ha concluso – perché aspettando il territorio è sottoposto a violenze inaudite, con aree produttive chiuse da oltre 20 anni, attaccate ai centri storici, questo non ha senso, mentre avrebbe avuto senso premiare il recupero di quelle zone».

Per l’assessore regionale Stefano Aguzzi si tratta di una legge attesa che porterà a una «grandissima semplificazione», e «revisitazione dei territori». «Una legge inedita e all’avanguardia, innovativa – ha detto – con una programmazione definita in base alla vocazione dell’area» e che ha richiesto un «un percorso molto lungo e di grande confronto» che si è snodato in «due anni» di lavoro. Il provvedimento, ha spiegato Aguzzi, porevede entro il prossimo anno l’approvaziuone del Piano paesaggistico regionale, la rivisitazione dei piani territoriali, di quelli di coordinamento provinciali e poi dei piani regolatori dei comuni, il tutto entro 4 anni. «Una legge che mette in movimento i territori» ha aggiunto, dando come direttive quelle di un «minore consumo di suolo possibile», della messa in sicurezza del territorio contro le calamità naturali, della rigenerazione urbana e del recupero delle aree dismesse.

Una normativa che punta alla semplificazione burocratica e all’abbattimento dei tempi e che prevede l’istituzione di una Ce.Vi, una conferenza di valutazione per modifiche ai piani regolatori comunali, un tavolo al quale partecipano Regione, province e Sovrintendenza, che esaminerà le proposte avanzate dai Comuni, le quali solo dopo saranno presentate in Consiglio comunale, dove verranno raccolte osservazioni, poi sottoposte al tavolo, per arrivare infine all’approvazione, con un iter che si accorcia passando da «1 anno, 1 anno e mezzo a 5-6 mesi per una variante».

Un momento della presentazione della nuova legge urbanistica. Da sinistra Assenti, Aguzzi, Acquaroli e Serfilippi

Il presidente della III Commissione Luca Serfilippi si è detto orgoglioso di essere «il primo presidente ad aver portato a casa questa legge» ed ha ricordato il «lavoro impegnativo» in Commissione che ha richiesto «più di due mesi», nel corso dei quali sono stati «uditi parchi, enti locali, associazioni di categoria», una legge «condivisa con tutti» gli attori. «Gli oltre 50 emendamenti approvati in Consiglio regionale – ha aggiunto – testimoniano che si tratta di una legge partecipata» nella quale sono state «accolte le istanze avanzate dai territori, dagli enti locali e dalle categorie». «Andremo a semplificare la vita a cittadini e imprese» ha concluso e «grazie all’accordo con il Mic, chi vorrà allargare la propria abitazione se sotto il 10% avraà l’ampliamento in due mesi, mentre oggi si aspettano dai sei mesi in su».

Il relatore di maggioranza Andrea Assenti ha sottolineato l’importanza del CeVI per sburocratizzare e ridurre i tempi delle varianti ordinarie e che il Mic diventa «attore protagonista della salvaguardia» del territorio. «L’effetto derogatorio» previsto nel vecchio piano casa, ha concluso, «verrà sanato con la fase transitoria, terminata questa si potranno metere a regime gli effetti del piano casa». L’architetto della Regione Burocci, ha parlato di una legge «che stiamo già mettendo a terra, con un lavoro continuativo, partito dalla prima bozza di legge», un «testo snello di 36 articoli, ma pragmatico, operativo, chiaro» grazie anche «al contributo scientifico del professor Barbieri». L’architetto Nardo Goffi, dirigente regionale, ha parlato di un «percorso sano in cui la qualità è centrale rispetto alla formalità».

© riproduzione riservata