ANCONA – Maggior riconoscimento alla categoria e una spinta forte verso l’assistenza infermieristica domiciliare. Sono alcune delle richieste che il sindacato degli infermieri Nursind sta mettendo nero su bianco in un documento indirizzato ai candidati governatori in vista delle elezioni regionali, che sarà spedito nei prossimi giorni. L’obiettivo della lettera è quello di accendere i riflettori della politica su una categoria professionale che si è sentita “spremuta” durante l’emergenza covid e che lamenta uno scarso riconoscimento del suo contributo, determinante non solo durante la gestione della fase emergenziale, ma anche nel lavoro quotidiano svolto nell’ambito della sanità regionale.
Ancora in attesa di ricevere dalla Regione le premialità per gli operatori impegnati nell’emergenza sanitaria, gli infermieri del Nursind guardano avanti e chiedono agli aspiranti governatori di realizzare un nuovo modello assistenziale «centrato sull’assistenza domiciliare incrementandola in quelle prestazioni che potrebbero essere erogate dagli infermieri» spiega la segretaria territoriale di Ancona Elsa Frogioni riferendosi a quelle terapie prescritte dai medici, «come ad esempio le iniezioni intramuscolari di antibiotico che non si capisce perché non possano essere eseguite dagli infermieri a livello domiciliare visto che fanno parte dei livelli essenziali di assistenza».
Insomma secondo il Nursind la professionalità degli infermieri a domicilio potrebbe esprimersi non solo limitandosi al cambio catetere, ai prelievi, ma dovrebbe avere un suo naturale sfogo nelle cure domociliari che consentirebbero al Servizio Sanitario «un forte risparmio in termini di risorse» osserva Elsa Frogioni. Un nuovo modello di assistenza che sarebbe fondamentale nella gestione dell’emergenza covid, nel caso di una seconda ondata di contagi, in questo modo sottolinea la segretaria Nursind Ancona «si potrebbe limitare l’attività delle Usca che con le figure dei medici specializzati comportano alti costi per il Sistema Sanitario Regionale, una spesa non più sostenibile, oltretutto molte prestazioni erogate dalle Usca potrebbero essere eseguite dagli infermieri, creando un sistema più sostenibile dal punto di vista economico».
Accanto a questo il Nursind chiede anche l’istituzione della figura dell’infermiere di famiglia che andrebbe a sorvegliare a casa i pazienti nell’aderenza alle terapie, andando anche ad erogare cure e prestazioni prescritte dal medico, «una medicina di tipo proattivo, erogata dai professionisti della sanità – precisa Elsa Frogioni – che consentirebbe un maggior e più puntuale monitoraggio del paziente a domicilio». Infine la segretaria territoriale spezza una lancia verso gli infermieri che lavorano nelle strutture private, come ad esempio le Rsa, che stanno rinunciando alle ferie estive per fronteggiare la carenza di organico e garantire assistenza agli ospiti, in un momento delicato come quello attuale dominato ancora dagli effetti della pandemia di coronavirus.