ANCONA – È un lunedì arancio plumbeo quello di oggi nelle Marche, che si trovano nuovamente nella zona di rischio alto (arancione). A preoccupare è il caso dell’Anconetano che traina la curva pandemica verso l’alto, spinta dalla variante inglese. A preoccupare, oltre ai nuovi contagi, è la pressione sulle strutture ospedaliere.
Al Pronto Soccorso dell’Ospedale Salesi di Ancona sono raddoppiati gli accessi per covid-19, e all’ospedale di Torrette il quadro non si discosta, con il nosocomio nuovamente saturo di ricoveri: i pazienti positivi degenti sono 123 e 26 si trovano nell’area Obi (Osservazione Breve Intensiva) dell’ospedale regionale.
TORRETTE IN SOFFERENZA
Al Pronto Soccorso di Torrette gli accessi sono più che raddoppiati e dai 6-7 giornalieri di gennaio «siamo passati ad una media di 16 al giorno» spiega la dottoressa Susanna Contucci, primario facente funzione del Ps degli Ospedali Riuniti di Ancona.
«Questa mattina – prosegue – abbiamo ampliato l’area covid dell’Obi utilizzando uno spazio destinato all’arrivo delle ambulanze, ma più di questo non riusciamo a fare». Il primario spiega che si tratta di numeri che hanno iniziato a salire a partire da domenica 7 febbraio, «da quel giorno abbiamo avuto anche punte giornaliere di 19 accessi».
Un fenomeno che la dottoressa Contucci definisce come «un nuovo picco» che si caratterizza anche per una «riduzione dell’età» delle persone che arrivano al Pronto Soccorso. Cinque i ricoveri per covid al Salesi: una donna in ostetricia e 4 bambini in pediatria.
LA SITUAZIONE AL SALESI
«Abbiamo qualche positivo in più rispetto alle scorse settimane – afferma la dottoressa Elisabetta Fabiani, primario del Pronto Soccorso del Salesi – : se da gennaio fino alla prima della metà di febbraio vedevamo uno-due casi a settimana, adesso ne abbiamo tre-quattro a settimana, ma tranne rarissime eccezioni vengono dimessi».
Si tratta soprattutto di bambini dai 10 ai 13 anni, che però arrivano «in buone condizioni generali» al Pronto Soccorso dell’ospedaletto dorico. Con il passaggio in arancione nelle Marche sono ritornate maggiori restrizioni sul fronte degli spostamenti, ma anche delle attività di ristorazione e bar.
LE MARCHE IN ARANCIONE E LE NUOVE RESTRIZIONI
Dalla scorsa settimana erano già in zona arancione 20 comuni dell’Anconetano, i più colpiti dalla pandemia, fra i quali c’era anche il capoluogo. Ma cosa cambia da oggi? Gli spostamenti sono limitati nel proprio comune di residenza, mentre per uscire servirà l’autocertificazione per comprovare che lo spostamento è avvenuto per ragioni di lavoro, salute o necessità, gli unici ammessi oltre il proprio territorio di residenza.
Da oggi niente più caffè consumato al bar, o pranzo al ristorante: questi esercizi potranno erogare solo l’asporto fino alle 22 o la consegna a domicilio. Nei bar l’asporto è ammesso solo fino alle 18. Intanto nuove restrizioni potrebbero essere imposte per la provincia di Ancona, per raffreddare la curva dell’Anconetano, la provincia più colpita.
IL VERTICE TRA I SINDACI
Questa sera ci sarà un vertice dei sindaci Anci Marche dell’Anconetano che si confronteranno per parlare della situazione epidemiologica nel territorio e non è escluso che alcuni possano fare pressing sulla Regione per ottenere misure più stringenti per abbassare una curva che sale ogni giorno di più: con le Marche in zona arancione l’unica misura più restrittiva sarebbero zone rosse circoscritte, ma su questo tema ad avere voce in capitolo è solo la Regione.
Intanto da oggi tutte le scuole superiori sono nuovamente in didattica a distanza al 100%, mentre nell’Anconetano e nel Maceratese anche le seconde e le terze classi delle medie. Intanto chiudono a macchia d’olio per focolai anche nelle scuole di ordini inferiori: a Cupra Marittima il primo cittadino ha chiuso tutte le scuole, così come a Monte San Pietrangeli nel Fermano, mentre a San Benedetto del Tronto il sindaco ha chiuso due primarie.
I SINDACATI CONFEDERALI ALL’ATTACCO
Cgil, Cisl e Uil hanno diramato un comunicato stampa nel quale pongono l’accento sulla crescita dei numeri nell’Anconetano dove sono 57 i nuovi contagi giornalieri ogni 100 mila abitanti, «il doppio di quello medio nazionale (26 nuovi contagi) e collocano Ancona al 4° posto tra le province italiane. Sopra la media nazionale – si legge nella nota – anche Macerata (25° posto con 32 contagi) e Ascoli Piceno (32° posto con 30 contagi), mentre Fermo e Pesaro e Urbino si trovano rispettivamente al 51° e 53° posto con 24 e 23 contagi ogni 100 mila abitanti».
Cgil, Cisl e Uil attaccano la Regione per la campagna di screening di massa, affermando quanto «sia stata nella sostanza inutile, oltre ad aver assorbito risorse umane ed economiche preziose». Preoccupazione viene espressa dai sindacati confederali anche per i numerosi focolai nelle strutture residenziali per anziani «alle prese anche con la mancanza di personale, soprattutto infermieri, che stanno passando dalle strutture private al sistema sanitario pubblico».
Poi segnalano «ritardi anche sul fronte dei vaccini per gli over 80 visto che solo l’1,4% di loro ha completato il ciclo vaccinale: valore inferiore alla metà di quello nazionale (3%) e che colloca Marche agli ultimi posti tra le regioni italiane. Inferiore alla media nazionale anche la percentuale complessiva di vaccini somministrati in rapporto alla popolazione: 6,6% nelle Marche rispetto alla media nazionale del 7,0%».
Per questo i segretari regionali Daniela Barbaresi (Cgil Marche), Sauro Rossi (Cisl Marche) e Claudia Mazzucchelli (Uil Marche), sollecitano la Regione sul fatto che «servono perciò azioni forti. Non possiamo più permetterci di navigare a vista sperando che la tempesta non arrivi, perché nella tempesta ci siamo già dentro».