ANCONA – La carica degli aspiranti governatori. È anche questo il tratto distintivo di questa campagna elettorale per le regionali 2020, che si è aperta in maniera anomala sotto diversi punti di vista: sia per il periodo in cui si snoda, quello estivo, sia per il numero dei competitor in corsa per lo scranno di Palazzo Raffaello. Sono infatti in 8 a sfidarsi per la poltrona di governatore. Allargando il perimetro al di fuori dei confini regionali, la situazione nelle altre regioni è più o meno analoga: 9 candidati in Liguria, 8 in Puglia, 8 in Campania, 8 in Toscana, 9 in Veneto e 13 liste in Valle d’Aosta, anche se qui il meccanismo di voto è diverso.
Anche se nelle altre regioni sono ugualmente numerosi, l’interrogativo che si pongono molti marchigiani è come mai siano in così tanti. Lo abbiamo chiesto ai diretti interessati, approfondendo con loro se in una regione piccola come le Marche, avere 8 candidati a governatore rappresenti una elevata espressione democratica o piuttosto una grande incapacità di aggregazione. Ecco cosa ci hanno risposto (i candidati sono in ordine alfabetico).
Francesco Acquaroli pone l’accento sulla ritrovata compattezza in casa centrodestra dove il fronte è «forte, coeso e unito sul programma e sulla coalizione: respiro la voglia di stare insieme e anzi questa forza del centrodestra ha compattato anche i civici e altre realtà intorno alla nostra esperienza» Discorso a parte invece per quello che concerne le altre forze politiche: «Non so se sono esperienze che stanno nascendo da esigenze particolari, oppure se sono aree di centrosinistra che non riescono a trovare una composizione. Ma il dibattito politico si fa al di là delle scaramucce e al di là delle accuse – prosegue -, si fa sui progetti e con alle spalle una preparazione e una conoscenza del territorio, dei livelli amministrativi e legislativi. Facile puntare il dito – conclude -, ma poi quando si arriva al governo non è semplice».
«Evidentemente abbiamo tutti qualcosa da dire – commenta Sabrina Banzato (Vox Italia – Marche) e sicuramente c’è un grande fronte che con evidenza ha dimostrato che questa regione non è stata ben governata e che anche la destra ha poche chance perché non avrebbe ricette diverse da portare. Noi abbiamo un messaggio abbastanza deciso e particolare, lo abbiamo lanciato, siamo sicuramente alternativi perché lavoriamo e ci impegniamo contro questa mala gestione politica del Covid e per ricostruire la democrazia: noi siamo i “vigilantes della democrazia”».
«Da parte della lista Riconquistare l’Italia sicuramente si tratta di alta partecipazione democratica – spiega Alessandra Contigiani (Riconquistare l’Italia – Fronte Sovranista Italiano) -. Noi ci definiamo una frangia di un’auspicabile alleanza futura tra forze sovraniste, costituzionalmente parlando. Vorremmo tornare al proporzionale senza sbarramento perché solo così può essere garantita la vera democrazia».
Anna Rita Iannetti (Movimento 3 V-Libertà di scelta) invece non ha dubbi, si tratta di incapacità di aggregazione. «Abbiamo molti temi in comune, abbiamo cercato di fare aggregazione, ma non ci siamo riusciti, anche se bisogna dire che tutti quanti siamo alle prime armi e tutti faremo aggregazione perché siamo un polo alternativo alla pazzia dei due schieramenti principali». Ma la Iannetti non le manda a dire neanche ai 5 Stelle che «sono anche peggio degli altri due perché vogliono progredire velocemente senza tenere conto che quella progressione è morte per i viventi». Due i problemi: «Avere chi decide con imperio e senza consultarsi con le altre voci che sono più che preparate in materia, abbiamo il patto per la scienza, con i signori che non fanno parlare chi ha notizie differenti e scientificamente possono dire cose diverse: siamo stufi di fare la democrazia per le elezioni e poi essere sudditi».
«Bisogna distinguere da caso a caso – secondo Roberto Mancini di Dipende da noi -. Nel caso delle ultime quattro liste apparse, comunisti, no vax, sovranisti e Vox Italia, è il segno di una mentalità molto velleitaria e particolarista che poco ha a che fare con le esigenze della regione. Nel caso del rapporto tra centrosinistra e noi, è la loro chiusura totale che ci ha costretti a presentarci autonomamente».
«Mi sembra che tutto quello che era possibile aggregare da parte mia l’ho fatto – dichiara Maurizio Mangialardi (centrosinistra), e sono contento che altri siano così disaggregati, visto tutto il sovranismo messo in opera». Mangialardi spiega anche che a determinare questo quadro così partecipato è anche la nuova norma sul numero di firme, in ogni caso puntualizza: «Va bene la democrazia, ma quando siamo tutti in par condicio; ma anche chi è terrapiattista può dire quello che pensa e non va bene».
Una grande partecipazione di candidati «figlia di quella polverizzazione di opinione che c’è in giro – secondo Gian Mario Mercorelli del Movimento 5 Stelle -. Gran parte di questa opinione non è più formata attraverso esperienze vere e oggettive, ma attraverso opinioni da social che durano il tempo di qualche secondo, influenzano tante persone, ma poi nessuno va oltre il “meme” fantomatico di Facebook. Lo dico con un po’ di amarezza». Mercerelli pone l’accento sulla «storia mostruosa di atti prodotti, di lavoro svolto, competenza acquisita e storia operativa, è questa la differenza più grande che rimarco: il fatto di avere delle idee di fronte alle poesie recitate, sia molto dettagliate come quelle delle ultime liste che si sono presentate, che vaghissime e indistinguibili l’una dalle altre come quelle della destra e della sinistra».
Per Fabio Pasquinelli in corsa con Lista Comunista: «Credo che se ci sono 8 candidature è perché ci sono 8 proposte politiche, questa è la democrazia, è la libertà dei cittadini di scegliere e di organizzarsi e presentare la loro proposta politica. Molti vorrebbero il bipartitismo, il bipolarismo, vorrebbero decidere a monte come far votare i cittadini, ma siamo in democrazia».