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Marche verso ordinanza anti assembramento, Acquaroli: «Garantire salute e tenuta socio economica»

Il governatore lo ha annunciato a margine della seduta odierna del Consiglio Regionale. Non una chiusura di piazze e vie, piuttosto un divieto a recarsi in quei luoghi dove il distanziamento non è garantito

Il presidente regionale Francesco Acquaroli

ANCONA – Le Marche verso una ordinanza anti assembramento. Lo ha annunciato questa mattina a margine del Consiglio Regionale il governatore Francesco Acquaroli. L’obiettivo, è quello di cercare di frenare la nuova ondata della pandemia. «Chiudere è una soluzione semplice» ha detto il presidente della Regione Marche, ma «se lo Stato non da i ristori e la Regione non ha la forza economica» per garantirli, si viene a creare «un dramma economico e sociale, ed emerge una spaccatura nel Paese tra chi ha indennità e diritti garantiti, e chi purtroppo no». 

Un  problema, che il governatore ha detto «ci dobbiamo porre quotidianamente» perché è «un sottile equilibrio che assolutamente deve essere mantenuto al centro dell’attenzione». Secondo Acquaroli «nessuno di noi ha la sicurezza che chiudendo 15-20 giorni poi la pandemia scompaia, purtroppo potrebbe tornare». Il presidente della Regione Marche ha rimarcato che «per vincere questa partita» serve «responsabilità, maturità, equilibrio e intelligenza» e che le scelte dovranno andare in direzione sia della tutela della «salute e della sicurezza», che «della tenuta sociale ed economica».

Non una chiusura di piazze o vie, ha chiarito, la logica dovrà piuttosto essere quella del divieto a dirigersi «nei luoghi dove c’è una folla importante, che non consente il distanziamento». Occorre «far capire – prosegue – che in ogni luogo è consentita una presenza che possa garantire il giusto distanziamento» perché se questo viene a mancare «diventa pericoloso».

Questa potrebbe arrivare già questa sera, ed è un provvedimento al quale la Regione stava già lavorando la scorsa settimana, quando poi il passaggio in zona arancione, annunciato dal Ministero della Salute, aveva fatto slittare la misura restrittiva.

Secondo Acquaroli, il passaggio da fascia gialla ad arancione che ha prodotto l’impossibilità di spostarsi dal proprio Comune se non per comprovate motivazioni, oltre che «nella chiusura totale dei ristoranti e dei bar», però di fatto «non va a combattere quelle situazioni dove purtroppo i cittadini, anche involontariamente, vanno a creare assembramento e, quindi, è possibile che il virus passi di persona in persona».

Per questo ha rimarcato l’importanza dei provvedimenti contro gli assembramenti definendoli come «quelli più sensati», inoltre ha spiegato che visto che l’ordinanza «che ci inserisce in fascia arancione» ha «un effetto poco incidente su questo tipo di atteggiamento, riprenderemo in esame un provvedimento a tutela della salute e della sicurezza dei cittadini, anche perché non vorremmo trovarci fra due settimane a dover discutere ancora di una situazione che sia magari borderline». 

Il governatore ha parlato di «una ordinanza di buon senso e di civiltà comune, all’interno di una stagione invernale lunga», che discuterà nel pomeriggio con le associazioni di categoria e i sindacati. 

Commentando l’ordinanza “struscio a senso unico” per i pedoni in centro, varata dal sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, Acquaroli ha commentato che «tutto può avere un senso, se serve a ridurre la possibilità di contagio».

La parola chiave secondo il presidente «è come dover convivere con il virus in questa fase», perché con le chiusure «non finiscono i problemi, ma se ne aprono altri. Sul territorio sto percependo paura e incapacità di cogliere fino in fondo quella che è la capacità di dare risposte, per questo dico al Governo, al Ministero e all’Istituto Superiore di Sanità, dialoghiamo. Non vogliamo avere un atteggiamento di chiusura rispetto alle misure necessarie da mettere in campo, vogliamo essere partecipi per dare la stessa indicazione».

Secondo il presidente della Regione Marche, le scelte devono essere frutto «del reale andamento epidemiologico della pandemia, del Sistema Sanitario» e devono tener conto anche della tenuta socio economica, per evitare che si trasformino in «un dramma per tante famiglie».

Affrontando il tema dei dati che classificano le Regioni in zona gialla, arancione o rossa, il presidente ha chiarito che le Marche chiederanno nel corso della conferenza straordinaria delle Regioni, che «ci sia un accreditamento dei dati presso il Ministero e l’Istituto Superiore di Sanità, in modo che siano omogenei in tutta Italia».

Inoltre ha spiegato che chiederà che la lettura dei dati «sia un elemento di capacità a guardare la tendenza e non il momento stesso, perché quando il periodo che si va a prendere in considerazione è troppo stretto basta un solo elemento per indicare una tendenza che magari non è quella reale».

L’impressione di Acquaroli è che »lo schema giallo, arancione e rosso, il rischio di un’epidemia che si ferma e riparte continuamente, con la curva che fa su e giù, porti cittadini e amministratori regionali a rincorrersi settimanalmente per capire come sono classificati». Una visione «molto triste della politica e del livello delle istituzioni in Italia».