ANCONA – Marche in zona arancione da lunedì 7 febbraio. A confermare il passaggio nella fascia di rischio superiore è il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli con un post sulla sua pagina Facebook.
«Come ipotizzato ieri sera – scrive il governatore – , è arrivata la comunicazione del Ministro Speranza per il passaggio delle Marche in zona arancione da lunedì (7 febbraio ndr) -. La Regione non ha alcun potere di intervento rispetto a questa misura che, anche se prevedibile da oltre un mese, ritengo ormai essere superata rispetto alla fase attuale della pandemia». Nel post Acquaroli è tornato a gamba tesa sulla decisione del governo di non abbandonare il sistema a colori per la classificazione delle Regioni.
I dati
Questa settimana le Marche hanno sforato tutti i tre parametri che fanno scattare il passaggio della fascia di rischio successiva, ovvero dalla gialla all’arancione. Ricordiamo che il passaggio in zona arancione scatta al superamento della soglia di incidenza fissata a 150 casi su 100mila abitanti, della percentuale di posti letto nelle terapie Intensive oltre il 20% e dell’area medica sopra il 30%.
Ad oggi il tasso di occupazione in terapia intensiva (dato al 4 febbraio -Osservatorio Epidemiologico Regionale) è al 21,1% e l’area medica al 32,9%.
A sfogarsi in vista del passaggio delle Marche in zona arancione è anche il vicepresidente della Giunta regionale Mirco Carloni, che in un post su Facebook si dice molto preoccupato, «non tanto perché cambia qualcosa di sostanziale nella gestione della pandemia, quanto perché è uno schiaffo all’impegno che i marchigiani hanno messo, alla serietà con cui hanno fatto i vaccini e con cui si sono autogestiti cercando di raggiungere il massimo livello di sicurezza».
Nel dirsi «molto preoccupato per la situazione economica», Carloni incalza che «il momento della normalizzazione non si concilia più con questo sistema. Dobbiamo superarlo definitivamente». Il vicepresidente della Giunta regionale nel suo post, arricchito da un video in cui motiva il suo punto di vista, pone la necessità di procedere alla revisione della sorveglianza sanitaria distinguendo tra persone sintomatiche e asintomatiche, e dell’isolamento dei lavoratori.
Parla inoltre di un «accanimento burocratico che i marchigiani non meritano, lo dico perché, come responsabile per le attività produttive nella Conferenza delle Regioni, raccolgo una preoccupazione molto forte dalle imprese, dalle rappresentanze dei sindacati». Secondo Carloni è un «errore» anche basare le valutazioni per il passaggio nelle fasce di rischio sull’occupazione dei posti letto, senza valutare che alcuni ricoveri conteggiati come Covid lo sono per altre patologie. «Le Marche – conclude -non meritano di entrare in zona arancione in una fase in cui in cui in tutto il resto del mondo si va verso una normalizzazione e una semplificazione».