ANCONA – «No alle mascherine per gli studenti e no al demansionamento dei docenti». È la protesta sollevata da Italexit e dal Popolo della Famiglia ieri pomeriggio, giovedì 5 maggio, ad Ancona. Esponenti dei due movimenti politici, con il coordinatore del Italexit, Massimo Gianangeli, e il coordinatore provinciale del Popolo della Famiglia (PdF), Gabriele Cinti, e un gruppo di docenti e genitori, si sono ritrovati in flashmob ad Ancona, sotto la sede dell’Ufficio Scolastico regionale.
I manifestanti hanno lamentato il fatto che i bambini e i ragazzi siano costretti in classe ad indossare la mascherina per tutta la giornata scolastica, mentre in molti ambienti chiusi ormai non è più obbligatoria e hanno dato corpo alla protesta buttando le mascherine in un bidone.
«Siamo nel paradosso, possiamo andare fuori a cena tranquillamente senza mascherina, mentre i nostri figli devono portarla a scuola per 5 ore – spiega Gianangeli -, basta è una vergogna. I nostri figli non corrono alcun rischio dalla malattia Covid e sono quelli che hanno sofferto più di tutti i due anni di restrizioni. Sono stati privati dello sport, e ora la mascherina non è altro che una umiliazione».
Il gruppo è stato anche ricevuto dal direttore dell’Ufficio Scolastico regionale, Marco Ugo Filisetti, al quale espresso la propria contrarietà per la circolare del 2 maggio «secondo cui i docenti guariti dal Covid da più di 90 giorni dovrebbero essere sospesi dall’attività didattica con i ragazzi e impiegati in non meglio specificate altre mansioni» spiega Gianangeli che fa sapere d aver protocollato una istanza di revisione istruttoria della circolare in questione, per ottenerne il ritiro.
«I nostri ragazzi in prossimità di esami di maturità o delle ultime verifiche dell’anno – aggiunge -, si vedono privati dei loro docenti». La protesta interesserà anche le altre province delle Marche.
Gabriele Cinti, vice coordinatore regionale del Popolo della Famiglia, spiega che «mentre in tutta Europa vengono tolte le mascherine solo in Italia viene fatta questa imposizione ai nostri studenti e siamo nella buona stagione. L’ufficio scolastico della regione Marche demansionando gli insegnanti, oltre a gravare sulla spesa pubblica, poiché gli stessi devono essere sostituiti da altri docenti assunti per coprire le loro cattedre, sta anche violando il contratto di lavoro. Stiamo valutando l’opportunità di fare ricorso cumulativo contro questa decisione».