ANCONA – Descrive un «bilancio sostanzialmente positivo» del Micam per le imprese marchigiane, Valentino Fenni, presidente Assocalzaturifici Marche. Nonostante negli ultimi 10 anni il numero degli espositori marchigiani abbia registrato una contrazione «di circa il 30% a causa delle diverse crisi che si sono susseguite», dalla crisi del settore alla pandemia, passando per le guerre, «il Micam resta un appuntamento irrinunciabile» per il settore. Un centinaio le imprese marchigiane presenti al Micam.
Fenni spiega che «quest’anno abbiamo visto una affluenza minore di buyer dalla Germania», un quadro prevedibile a causa della situazione di rallentamento dell’economia tedesca. Per il resto negli stand marchigiani sono arrivati «buyer russi, francesi, cinesi, giapponesi, coreani, oltre naturalmente agli italiani. In linea generale sta andando bene e questo terzo giorno è positivo, nonostante il budget ridotto a disposizione delle famiglie» e nonostante un cambiamento nelle priorità di acquisto dei consumatori: infatti rileva, la moda non è più in testa ai desideri delle famiglie, sostituita «dalla tecnologia. Speriamo che calzature e abbigliamento, tornino protagonisti nei consumi».
A confermare il quadro è anche Paolo Silenzi, componente dell’Azienda Speciale Moda della Camera di Commercio delle Marche e presidente regionale della Cna: «Abbiamo riscontrato una buona presenza, soprattutto la domenica – spiega -. Buyers soprattutto europei. Abbiamo lavorato, ma i budget di acquisto dei clienti sono sempre più esigui per quanto riguarda prodotti di alta gamma». «C’è da resistere – dice – e chiedere misure di contenimento per affrontare una situazione alquanto delicata e che speriamo non caratterizzi tutto il 2024».
Tra le criticità che attanagliano il settore, ci sono gli sconvolgimenti geopolitici internazionali: prima la guerra in Ucraina, che ha obbligato le imprese a riorientare il proprio export verso nuovi mercati, puntando al Medio Oriente, e successivamente il conflitto tra Israele e Hamas, che si è allargato con la crisi in Mar Rosso. Accanto a questo il rallentamento dell’economia tedesca, un mercato di riferimento per i calzaturieri marchigiani. Senza dimenticare il peso dell’inflazione e dei rincari sulle tasche delle famiglie, che hanno determinato una contrazione del potere di acquisto.