Nel primo trimestre del 2024 la moda segna un -8,9% nelle Marche. Il dato è di Confindustria Fermo. Nonostante il momento di difficoltà però il settore con 366 milioni resta il primo della regione, se si esclude il farmaceutico. Ma l’export in ogni caso è in difficoltà. A cosa è dovuto il calo? Solo alle sanzioni alla Russia o anche ad una certa mancanza di innovazione del settore? Lo abbiamo chiesto al professor Valerio Temperini docente di Economia e Gestione delle imprese dell’Università Politecnica delle Marche.
«Bisogna fare una distinzione fra imprese e modelli di business – dice – ci sono imprese molto esposte con la Russia e che hanno iniziato ad andare in sofferenza già nel 2014 con le prime sanzioni. La Russia è infatti da sempre il mercato di riferimento primario per le imprese marchigiane della moda. Oggi alcune imprese continuano ad esportare verso questo mercato, anche se con grandi difficoltà. Un Paese che sta guardando all’Oriente e che in futuro potrebbe essere complesso da riconquistare, una volta perse le posizioni».
Ma se il mercato Americano per un periodo ha colmato la perdita in questa fase «si è un po’ fermato, probabilmente perché si tratta di un mercato molto dinamico in cui conta soprattutto il brand e che quindi richiede alle nostre imprese uno sforzo ingente anche per le differenze esistenti nelle normative dei diversi stati che compongono gli Usa». L’economista evidenzia che per le imprese marchigiane, molte delle quali di piccole dimensioni, è complesso internazionalizzare, ma resta fondametale guardare a «mercati sempre più lontani, non solo geograficamente, ma anche culturalmente. Serve un accompagnamento da parte delle istituzioni per aggregare e presentarsi in squadra, anche nell’ottica di condividere gli sforzi non solo economici».
Tra i mercati più promettenti per moda e calzature Made in Marche, Temperini annovera il Giappone che «potrà diventare sempre di più un riferimento, visto che guarda più alla qualità che al brand». Poi vanno attenzionati i mercati della Corea del Sud, l’India, il Brasile, e i Paesi africani come Nigeria, Sud Africa, insieme alle destinazioni turistiche, agganciate ai circuiti internazionali, come il Kenya. Certo però che «l’incertezza geopolitica internazionale pesa sulle imprese comportando cambiamenti importanti e veloci. Un contesto nel quale l’Europa resta il faro, ma non basta, occorre «diversificare guardando a nuovi mercati. Il problema è come portare le piccole imprese su questi nuovi mercati».
Il settore del lusso nel calzaturiero marchigiano continua a tenere, mentre soffre il settore medio basso, «Una delle riflessioni poste da alcuni operatori del settore è quella di innovare i materiali dei prodotti per incontrare i gusti dei nuovi consumatori, anche se il fascino delle calzature in pelle artigianali resta importante».