ANCONA – Torna a far paura il Morbillo, dopo l’escalation di contagi registrato negli ultimi mesi anche nelle Marche. Nonostante la situazione sia sotto controllo e non sia in atto un’epidemia come nelle regioni del nord Italia, si è comunque verificato un incremento nel numero dei casi, che nei primi mesi del 2017 ha toccato valori solitamente registrati nell’arco di un anno. Un considerevole aumento che ha messo in allarme gli operatori sanitari, trattandosi di un virus che può causare gravi complicanze e persino la morte. Sebbene la vaccinazione contro il Morbillo sia fortemente raccomandata dai medici e fornita gratuitamente, sono molti i genitori che scelgono di non vaccinare i propri figli. Abbiamo intervistato Andrea Giacometti, Primario della Clinica di Malattie Infettive degli Ospedali Riuniti di Ancona, per far luce su questa malattia e capire cosa si può fare per evitare lo scatenarsi di un’epidemia.
Professor Giacometti, come si spiega questa impennata di casi?
«La causa sicuramente va individuata nel calo delle vaccinazioni. Nelle Marche la situazione della copertura vaccinale per i vaccini “obbligatori” antipolio, anti-epatite B, difterite tetano e pertosse è al 94% di copertura, mentre quella per il morbillo è soltanto intorno all’80%, molto al di sotto dell’obiettivo stabilito dai nuovi Lea (95%). La vaccinazione contro il morbillo è raccomandata ma non obbligatoria. Per quanto riguarda i recenti casi di infezione fra bambini, è opportuno ricordare che se la mamma ha già avuto il morbillo, ha passato al neonato gli anticorpi che gli garantiscono una copertura per i primi 6 mesi di vita; tuttavia, dopo il sesto mese è suscettibile al contagio. Se all’asilo o a scuola ci sono bambini non vaccinati, questi possono contagiare sia i bambini non vaccinati sia quelli che devono ancora essere vaccinati perché non hanno compiuto i 12 mesi. A Milano c’è stato un focolaio epidemico in un asilo, dove due bambini non vaccinati hanno contagiato una decina di ospiti del nido. I genitori che non vaccinano i propri figli devono sapere che così facendo espongono alla malattia anche gli altri bambini. Come già detto, i nuovi Lea si pongono l’obiettivo di raggiungere la copertura vaccinale del 95% per i bambini in età da vaccino: infatti, tale percentuale crea condizioni in cui l’agente infettivo trova enormi difficoltà a propagarsi nella popolazione, evitando così una diffusione epidemica».
Il vaccino dunque è la sola arma di prevenzione?
«Il virus del morbillo non va preso sottogamba: le complicanze in età adulta possono essere epatite, polmonite, gastroenterite, encefalite, mentre gli effetti collaterali della vaccinazione sono solitamente innocui: in 1 caso su 10 si possono verificare piccole eruzioni cutanee e febbricola, dolore in sede di infezione, malessere. La malattia vera nei bambini può causare encefalite, che può verificarsi in 1 caso ogni 1000. È necessario sapere che anche il vaccino può causare encefalite, ma solo 1 volta su 1 milione, quindi la malattia vera è 1000 volte più pericolosa del vaccino. A livello epidemiologico se non esistesse il vaccino, il morbillo non sarebbe una malattia rara: decenni fa, praticamente tutti venivano contagiati e si verificavano parecchi casi di encefaliti».
Oggi, però, molti genitori per varie ragioni sono contrari a far vaccinare i propri figli…
«Quei genitori che non vogliono vaccinare i propri figli devono capire che quando il livello di copertura scenderà troppo ci saranno dei problemi rilevanti nella società. Nei Paesi a risorse limitate tanti bambini muoiono di morbillo e per questo l’Organizazzione Mondiale della Sanità considera ancora il morbillo una tra le principali cause di mortalità infantile in quelle regioni. Infatti, l’immuno-depressione causata dal virus del morbillo, anche se solo temporanea (alcune settimane), espone i bambini residenti in quei Paesi ad una miriade di altri agenti infettivi, con conseguenze spesso letali. Questa temporanea immunodepressione deve essere presa in considerazione anche per i nostri bambini, perché chi non rispetta un adeguato periodo di convalescenza e, ad esempio, torna a scuola troppo presto dopo l’infezione rischia più facilmente di contrarre altri agenti infettivi, magari più “banali”, ma che possono determinare infezioni delle vie aeree con perdita di altri giorni di scuola. In base alla normativa vigente, se un bambino è colpito da morbillo è obbligatorio tenerlo a casa “isolato” per 5 giorni dopo la comparsa dell’esantema, poi non è più considerato contagioso e può ricevere visite. Circa l’ostilità di alcuni verso i vaccini, vorrei dire ai genitori che si oppongono ai vaccini a causa del timore della presenza di additivi quali il mercurio, che in Italia non esiste più un vaccino contenente mercurio, per cui non hanno più scuse per non vaccinare i propri figli. Esiste anche un altro rischio per la società futura: tutte le bambine non vaccinate non trasmetteranno anticorpi ai propri figli esponendoli al contagio nei primi mesi di vita. Aumenta inoltre la possibilità di contrarre il virus durante la gravidanza con il rischio di gravi problemi per il nascituro. Questo problema in futuro potrebbe riguardare nelle Marche il 20% delle ragazze dato che la copertura vaccinale per il morbillo nella nostra regione è all’80%. Bisogna assolutamente arrivare al 95% di copertura per fermare bene la diffusione del morbillo. Ricordiamo che la prima dose del vaccino contro il morbillo va somministrata tra il 12 e 15 mese di vita, per una copertura di lungo periodo però è bene fare in richiamo al 5-6 anno, possibilmente prima di iniziare la scuola primaria».
Al momento quanti sono i casi di Morbillo nelle Marche?
«Ad Ancona, in poche settimane, abbiamo avuto sei casi: 3 adulti intorno ai 40 anni d’età (non vaccinati e che non hanno mai contratto il virus) e 3 bambini piccoli. A prima vista sembrerebbero numeri irrilevanti, ma in realtà non è così. Solitamente una decina di casi sono quelli che vengono notificati nell’arco di un anno. Certo se paragonati ai 300 casi che ci sono stati in Piemonte recentemente, possiamo dire che nelle Marche al momento non è in atto un’epidemia, tuttavia siamo una regione a rischio perché la copertura vaccinale per il morbillo oscilla intorno all’80% della popolazione. Al momento il fenomeno epidemico è in atto solo in alcune regioni del nord Italia: Lombardia, Liguria, Toscana ed Emilia Romagna sono le più colpite. L’Emilia Romagna ha varato una disposizione per cui i bambini non vaccinati non potranno essere ammessi alla scuola materna, a giorni anche la Lombardia discuterà una norma simile».
Come mai questa distribuzione geografica che colpisce maggiormente l’Italia settentrionale?
«Probabilmente perché le condizioni climatiche e le basse temperature hanno favorito la diffusione del virus, nonostante queste regioni abbiano una copertura vaccinale superiore a quella della nostra. Ricordiamo per coloro che non sono vaccinati e che non hanno mai contratto il morbillo che al momento sono in atto vaste epidemie in Romania, Cina, India e Centro Africa, con qualche caso anche negli Stati Uniti».
Che cosa dobbiamo attenderci per i prossimi mesi? Una epidemia anche nelle Marche?
«Con l’arrivo della bella stagione probabilmente dovrebbe verificarsi un calo nelle infezioni, perché stando maggiormente all’aperto ci sono meno probabilità di contagio, però non si può essere certi di nulla».
Come si trasmette il morbillo?
«Il morbillo è un virus che si trasmette per via aerea, è una delle malattie più contagiose che esista e la sua diffusione è facilitata negli ambienti affollati. Il soggetto che contrae il virus è contagioso già 3-4 giorni prima di manifestare l’esantema (eruzione cutanea) quando la sintomatologia è in fase iniziale e il paziente può ancora essere attivo socialmente. I sintomi principali sono mucosite (naso chiuso, secrezione nasale, mal di gola, infiammazione del cavo orale, arrossamento agli occhi, lacrimazione, fotofobia) e malessere generale, solo in seguito compaiono le macchioline al capo e poi al corpo. La massima diffusione tuttavia è proprio nei 3-4 giorni prima della manifestazione cutanea del virus. Non esiste una terapia specifica per il morbillo, ma è consigliato paracetamolo per la febbre, penombra per la fotofobia e riposo. All’Ospedale di Torrette abbiamo attivato un protocollo per la presa in carico immediata del paziente affetto da morbillo, per cui se al Pronto Soccorso arriva un caso di morbillo questo viene subito isolato e inviato per il ricovero in una stanza singola. Nelle Marche quello che ci ha messo al riparo dall’epidemia è il fatto che quasi tutti gli adulti hanno contratto il morbillo nell’infanzia e quindi ora sono coperti; il rischio nella nostra regione riguarda i pochi adulti che non hanno già contratto l’infezione e la quota di bambini che è sfuggita alla vaccinazione (circa il 20%)».
Anche i flussi migratori possono aver condotto a una tale impennata nei contagi?
«Se ci fosse copertura vaccinale non ci sarebbero problemi. In Italia negli ultimi anni, su 60 milioni di persone si sono registrati un migliaio di casi all’anno di morbillo e di rosolia. Ora, invece, in tre mesi abbiamo già eguagliato i casi di un intero anno. In pratica, anche con i limitati numeri attuali, possiamo dire che nelle Marche c’è stata un’impennata del 300% dei casi in questi primi mesi del 2017».