ANCONA – Ha attraccato alla banchina 19 del porto di Ancona attorno alle 9,30 di questa mattina 15 luglio la nave Humanity 1 con a bordo 199 migranti salvati nel Mediterraneo centrale, tra i quali 65 minori, tra accompagnati e non accompagnati, alcuni anche piccoli di età. Ad attendere l’imbarcazione umanitaria, in banchina c’erano il Questore di Ancona, Cesare Capocasa, il vicesindaco di Ancona Giovanni Zinni. Si tratta dello sbarco di migranti più ingente mai avvenuto finora ad Ancona.
Il primo naufrago a scendere dalla nave è stata una giovane donna incinta (di circa 16 anni) trasferita all’ospedale Salesi di Ancona con una ambulanza della Croce Gialla di Ancona. Questa volta il modello di prima accoglienza per i naufraghi salvati dalla Humanity, messo in atto dalla Prefettura di Ancona, che coordina le operazioni, vede il trasferimento dei migranti a bordo di alcuni pullman al PalaSport di Collemarino dove i naufraghi saranno controllati dal personale della Questura e riceveranno la prima assistenza sanitaria.
Diverse le nazionalità: India, Burkina Faso, Camerun, Ghana, Guinea, Costa d’Avorio, Mali, Niger, Sud Sudan e Sudan. Ad attendere la nave, alla banchina 19, il questore Cesare Capocasa, il vicesindaco del Comune di Ancona e assessore alla Protezione civile Giovanni Zinni. Una parte dei migranti, circa una settantina dovrebbe essere accolta nelle strutture della regione, un centinaio dovrebbero essere trasferiti nel Lazio e una trentina in Abruzzo.
In campo ci sono forze dell’ordine, il Comune di Ancona, i vigili del fuoco, la protezione civile, la capitaneria di porto, la Croce Rossa (con medici, infermieri e pediatri) l’Anpas, l’Autorità di sistema Portuale del mare Adriatico centrale, la Caritas, l’Usmaf, l’Aziendan Sanitaria Territoriale di Ancona, il 118, l’Unhcr, l’Esercito, il Comando scuola della Marina Militare, l’Azienda ospedaliero universitaria delle Marche e il 118.
«A bordo abbiamo raccolto testimonianze di persone che in Tunisia hanno subìto violenze per le strade, che non hanno avuto la possibilità di entrare nei negozi o di salire su un autobus per via del colore della pelle» ha detto ai giornalisti Sasha Ockeden, responsabile della comunicazione sociale dell’ong Sos Humanity. «In Tunisia – ha aggiunto – i cittadini dell’Africa subsahariana sono in serio pericolo di violenza e trattati quasi come fossero schiavi».
«Se in Europa sei malato o ferito – ha aggiunto ancora – chiami l’ambulanza che ti porta all’ospedale più vicino e non dall’altra parte del paese. Non ha senso fare 1.400 chilometri per arrivare ad Ancona, si tratta di un’emergenza umanitaria e le persone devono essere portate nel posto sicuro più vicino».