ANCONA – L’oblio oncologico è legge. Il via libera definitivo, unanime, ieri dall’Aula del Senato, dopo il disco verde ricevuto nei mesi scorsi dalla Camera. Una legge di civiltà che garantisce alle persone che hanno avuto un tumore il diritto all’oblio sulla patologia, eliminando così tutta una serie di discriminazioni subite dagli ex malati, tulendo finalmente i loro diritti. In pratica per una persona guarita dal cancro fino a ieri era una corsa ad ostacoli prendere un mutuo o un prestito, adottare un figlio, ma anche partecipare ad un concorso.
In pratica la legge approvata prevede il divieto di chiedere informazioni su una pregressa patologia oncologica dopo 10 anni dal termine dei trattamenti, in assenza di recidiva. Nel caso in cui per i pazienti la diagnosi risalga prima di 21 anni, il divieto si riduce a 5 anni dalla guarigione senza recidiva. Viene eliminata ogni possibile discriminazione dal punto di vista assicurativo e finanziario, ma anche un campo lavorativo, nel caso di concorsi in cui è prevista un’idoneità fisica.
Una questione che in Italia interessa 1milione di personme guarite a fronte di 3,6milioni di italiani che vivono con una diagnosi di malattia oncologica. Il Paese era in ritardo su questo fronte rispetto ad altre nazioni europee come Francia, Portogallo, Spagna, Belgio, Lussemburgo e Paesi Bassi. Ora un tavolo tecnico del Ministero della Salute, dovrà redigere delle tabelle che opereranno una differenziazione a seconda delle diverse patologie oncologiche andando a ridurre ulteriormente l’arco temporale entro il quale c’è il divieto di chiedere informazioni dalla guarigione dei malati.
Grande la soddisfazione di Laura Marziali, attivista di C’è Tempo OdV, associazione di volontariato che si occupa di prevenzione, informazione, divulgazione e diritti delle persone con patologie oncologiche. Marziali, oggi 34 anni (di Montegiorgio) all’età di 28 anni è stata operata per cancro, nel 2017, e l’anno successivo ha affrontato chemio e radioterapia. «A causa della malattia non ho avuto un finanziamento per l’acquisto dell’auto – racconta – per chi è guarito dal cancro sono molto frequenti le difficoltà di accesso ai servizi bancari, finanziari e assicurativi, ma anche i percorsi di adozione. Nel mondo del lavoro spesso le persone guarite da malattia oncologica o sono demansionate o perdono il lavoro, oppure fanno fatica a trovarlo».
La legge per l’oblio oncolgico però non è un punto di arrivo, ma di partenza. «È un primissimo e fondamentale tassello, adesso però si dovrà lavorare sulle diverse patologie, per abbassare ulteriormente i termini, e sulle malattie patologie oncologiche croniche». L’impegno dell’associazione C’è Tempo OdV, fondata proprio da Laura Marziali, è anche in direzione di una «diversa narrazione del cancro: spesso si usano termini bellici, come battaglia, che caricano il malato e il caregiver di una grande responsabilità, invece bisognerebbe parlare di ‘percorso’».
Accanto a questo ci sono le discriminazioni sociali, legate al fatto che le persone guarite dal cancro vengono in alcuni casi percepite come ‘segnate’ in senso negativo dalla malattia. «Dopo il cancro alcuni ci vedono come persone fragili e vulnerabili – dice – ma non siamo persone di serie B: la fragilità va accolta, non deve portare al rischio di discriminazione. Anche per questo è necessario cambiare la narrazione sul cancro, per modificare la percezione sociale della malattia. Oggi, rispetto al passato, si guarisce, c’è anche un dopo la malattia» e su questo bisogna lavorare. L’associazione proprio per sensibilizzare sul ‘dopo’ porta in scena in diversi teatri italiani uno spettacolo che nel 2024 tornerà a far tappa anche nelle Marche (il primo spettacolo fu nel 2019). «In C’è Tempo tour – conclude Laura Marziali – racconto la mia storia, comune a quella di tante altre persone».