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Orto sociale in carcere, rinnovato il protocollo nelle Marche. Carloni: «Rafforzare collaborazione»

La firma a Palazzo Raffaello alla presenza del vicepresidente della Regione e del provveditore Gloria Manzella. Coinvolte le strutture di Pesaro, Ascoli e Ancona

Carloni e Manzella dopo la firma del protocollo "Orto sociale in carcere"

ANCONA – «Il fatto che ci siano progetti come questo, che creano anche dei prodotti, dà un senso a chi ha bisogno di sentirsi utile e di trovare una dimensione lavorativa. E certamente può servire per reintrodursi dopo la fine della pena detentiva». È questo lo spirito che ha spinto il vicepresidente della Regione Marche, nonché assessore all’Agricoltura Mirco Carloni, a siglare il documento che rinnova il protocollo d’intesa “Orto sociale in carcere” tra Regione e provveditorato dell’amministrazione penitenziaria per l’Emilia Romagna e le Marche. Il documento è stato sottoscritto questa mattina, 3 febbraio, a Palazzo Raffaello da Carloni con il provveditore Gloria Manzelli.

Un progetto che non si limita a proseguire quello già esistente, ma che lo rilancia con l’obiettivo di incrementare il numero di strutture penitenziarie coinvolte nei progetti agricoli, a valenza formativa e riabilitativa. L’iniziativa verrà infatti estesa anche al carcere di Pesaro, e nel penitenziario di Barcaglione saranno incrementate le attività di zootecnia, mentre a Montacuto prenderanno avvio. Il carcere di Ascoli Piceno, già coinvolto nel progetto, proseguirà nelle iniziative.

«Mi hanno raccontato quanto è importante per la popolazione dei detenuti – ha fatto notare Carloni –  e credo sia un arricchimento anche per il sistema agricolo». L’assessore ha poi manifestato l’intenzione di «andare a vedere quando sarà possibile, i risultati, quello che potremmo fare e se serve da parte delle Regione, rafforzare questa collaborazione per renderla ancora più fattiva e produttiva. Ritengo che sia una esperienza molto positiva di cui andiamo fieri».

Infine l’assessore ha garantito tutta l’assistenza e la collaborazione degli uffici al progetto, rimarcato il fatto di essere convinto che «il livello di civiltà di una società si può misurare andando a visitare le sue carceri».

Il provveditore Gloria Manzelli dal canto suo ha sottolineato il rapporto eccellente di lungo corso con la Regione «che vogliamo proseguire» ed ha evidenziato che si tratta di un «progetto che ci sta a cuore perché legato al territorio e alle eccellenze della regione Marche, di questa bellissima regione che non ci stancheremo mai di ammirare ogni volta che arriviamo dalle nebbie della Pianura Padana».

«Questo è un progetto importante – prosegue – che unisce e cementa il legame con il territorio, il dentro e il fuori, per costruire un percorso di vita di persone che hanno sbagliato, che hanno espiato e che devono poter avere chances di non devianza nella vita, e questo lo offre». Poi ha evidenziato che i prodotti realizzati con il progetto di agricoltura sociale alla Fattoria di Barcaglione vedono l’impegno e il grande entusiasmo sia da parte dei detenuti che degli operatori penitenziari, dell’agronomo e di tutti gli altri.

«I prodotti sono di eccellenza e concorrenziali, perché non vogliamo fare sconti a nessuno ed essere competitivi sul mercato» ha detto, assicurando che «ce la metteremo tutta, sperando che si possa continuare alla grande come è andata fino ad adesso».

Nel protocollo siglato sono state definite le attività in base alle strutture: nel carcere di Montacuto il progetto si tradurrà nell’impianto di un vigneto, ad Ascoli Piceno proseguirà la coltivazione dell’orto già avviata, a Pesaro invece si punta sul vivaismo, mentre al Barcaglione verranno implementate le attività agricole già presenti. L’orto del Barcaglione è infatti coltivato già da sei anni grazie ad un progetto con i pensionati Coldiretti di Ancona e coinvolge quasi la metà dei detenuti. Inoltre su un terreno di due ettari è stata realizzata l’Azienda Barcaglione che conta 300 olivi di varietà autoctone marchigiane e un proprio frantoio che produce oli monovarietali. Presente poi una serra di 450 metri quadrati dedicato alla coltivazione di more, lamponi e mirtilli, e alveari per la produzione di miele con 20 famiglie di api. Nelle intenzioni della Regione c’è quella di realizzare un allevamento di galline ovaiole della razza pregiata “Ancona”, un progetto che vedrà la collaborazione di Assam, Coldiretti e Istituto Zooprofilattico Marche-Umbria.