ANCONA- Disegnare il domani nonostante la pandemia di covid in atto. È la priorità emersa nel corso dell’incontro “Dal Covid al Futuro: l’Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche, dalla gestione dell’emergenza allo sviluppo di opportunità” che si è svolto nella giornata di ieri. «Abbiamo messo su basi solide una grande visione per il futuro alla luce del covid» ha dichiarato il direttore generale degli Ospedali Riuniti di Ancona, Michele Caporossi. Il confronto è stato promosso dall’Azienda Ospedali Riuniti, dall’Università Politecnica delle Marche e dalla Regione Marche.
«Noi non possiamo fermarci al covid – afferma Caporossi – , ancora siamo nel bel mezzo di questa seconda fase che va sconfitta come se fosse una seconda guerra mondiale però ci poniamo il problema di fare un grande sforzo di visione per disegnare il domani». Fermarsi al covid, secondo il direttore generale significherebbe trovarsi «immersi nella tristezza, nella rassegnazione, probabilmente in una grande demotivazione delle persone dopo lo sforzo fatto». Essenziale «pensare al dopo – spiega – . Il dopo inteso come momento nel quale tutte le persone si mettono insieme, i professionisti superano le proprie discipline, tutti superano i propri steccati e all’interno di un grande ospedale come il nostro, gli universitari e gli ospedalieri sono una cosa sola, ragionano per la ricerca, per la didattica e per l’assistenza come un unico processo». La visione delineata individua come ospedale del futuro un «ospedale ibrido» che metta al centro il paziente.
«Proponiamo una visione per il domani – prosegue – , esploreremo le tre H: Hybrid, health, hospital, non come slogan ma come passaggio da un sistema di progetti ad un “progetto di sistema”. Il futuro è già tra di noi, il futuro è in una grande scuola che esprime una grande squadra». Un processo già iniziato da tempo, ma che con il covid ha avuto una accelerazione, per non perdere il lavoro già fatto. Un lavoro di squadra con l’Università Politecnica delle Marche e la Regione. Caporossi ha infatti evidenziato «l’appoggio forte della Regione» con l’assessore alla Sanità che ha manifestato l’intenzione di voler investire «in dotazioni tecnologiche e sul personale, un appoggio chiaro che ci conforta moltissimo: noi siamo pronti, lavoriamo nella direzione di garantire sempre di più ai marchigiani quell’alta specializzazione caratteristica del nostro Dea di secondo livello».
Il rettore dell’Università Politecnica delle Marche, Gian Luca Gregori, ha sottolineato l’integrazione fra ospedale e università, che «va un po’ oltre, in tre aree molto consistenti: una è quella della sostenibilità, l’altra è quella della digitalizzazione e la terza quella verso lo sviluppo di nuovi modelli organizzativi gestionali. In tal senso la nostra università ha sviluppato dei corsi di laurea in questa direzione e in tal senso l’azienda ospedaliera va ad utilizzare queste competenze. È una collaborazione rivolta al futuro».
Il preside della Facoltà di Medicina Marcello D’Errico ha evidenziato che «la pandemia covid ha travolto tutti i sistemi sanitari e questo ha comportato una neutralizzazione della cura delle altre patologie». Poi ha citato uno studio dell’Imperial College di Londra dove è stata dimostrata l’esistenza di 10 mila morti non covid per mancata assistenza in Lombardia e che si è triplicato il tasso di mortalità per infarti. «Non è stato effettuato un milione e mezzo di screening e questo comporterà inevitabilmente una carenza della diagnosi precoce con il rischio di aumentare l’incidenza di patologie neoplastiche».
Il presidente del Consiglio Regionale Dino Latini ha specificato che l’azienda ospedaliero universitario è «una grande eccellenza sanitaria» e un polo specialistico che «raggruppa anche tutta la sanità ospedaliera territoriale e ne fa un punto essenziale affinché attraverso la ricerca, la continua assistenza in presenza, ci sia anche lo slancio per il futuro.
Un futuro in cui, l’integrazione tra sanità digitale e sanità in presenza possa essere anche coniugata con una grande platea di prestazioni di cui oggi noi abbiamo bisogno».
La sfida, secondo Latini, dall’istituzione dell’Azienda era quella di «intrecciare, valorizzare senza nessuna disparità, la realtà universitaria e quella ospedaliera. Ci stanno riuscendo e possiamo guardare agli Ospedali Riuniti come un traguardo in cui tutti concorrono: dal distretto sanitario al medico di base, all’ospedale territoriale affinché sia e rimanga un’eccellenza per tutti».
La presidente Anci e sindaca di Ancona Valeria Mancinelli ha sottolineato la capacità della struttura «di svolgere al meglio il proprio ruolo anche in periodi di emergenza confermandosi l’eccellenza riconosciuta a livello regionale e nazionale». Il direttore amministrativo di Torrette Antonello Maraldo, ha rimarcato che nel 2020 nonostante 145 persone della struttura amministrativa su 250 erano in smart working «abbiamo realizzato procedure per acquisire beni e servizi, attrezzature sanitarie in misura superiore al 20% rispetto a quelle fatte nel 2019 e gli anni prima.
La struttura amministrativa ha consentito ai nostri straordinari medici, infermieri, ausiliari e OSS di portare a casa il risultato e di garantire la sicurezza delle cure per i nostri cittadini e la sicurezza per gli operatori rispetto alle misure di prevenzione».
Testimonial dell’ospedale Paolo Giampaoli, il paziente uno dell’emergenza covid a cui durante l’incontro è stato consegnato un attestato. Giampoaoli si è detto «onorato di questo riconoscimento che gli Ospedali Riuniti mi hanno voluto attribuire. C’è un pizzico di emozione anche perché c’è chi purtroppo da questa malattia non ne è uscito e quindi io mi ritengo una persona fortunata nel poter raccontare questa avventura». Il paziente uno ha infine lanciato un messaggio ai negazionisti spiegando che il virus esiste e che bisogna rispettare le regole.