ANCONA – «Voleva tanto il contatto e io non ci ho pensato due volte, ho tirato giù la sbarra e mi sono messa vicino a lui». Ha fatto il giro del web divenendo subito virale, la foto scattata dall’impianto di videosorveglianza del reparto di Anestesia e Rianimazione Pediatrica dell’Ospedale Salesi di Ancona che ritrae un’infermiera mentre accarezza un bambino di 7 mesi positivo al covid, ricoverato per un intervento chirurgico all’intestino.
Protagonista del tenero gesto è Katia Sandroni, che lavora nel reparto dell’ospedaletto pediatrico da oltre vent’anni. Nonostante in quel momento stesse indossando lo scafandro protettivo, non ha esitato a sedersi accanto al piccolo Matteo Maurizio, questo il nome del bambino, per farlo sentire meno solo dal momento che la mamma, anche lei positiva al virus, era a casa in isolamento. Un’immagine diventata icona e simbolo di quell’umanità che contraddistingue il personale sanitario impegnato nella gestione di una pandemia che sembra non finire mai.
Il piccolo Matteo Maurizio era stato ricoverato il 3 marzo in seguito a disturbi intestinali che hanno reso necessaria l’esecuzione di un intervento chirurgico, eseguito dal professor Cobellis: il bambino dopo una settimana nel reparto di Rianimazione è rientrato a casa con i suoi genitori e ora sta bene. L’istantanea è stata immortalata dall’impianto di videosorveglianza e inviata alla mamma del bambino per rassicurarla sul fatto che il piccolo di 7 mesi non fosse solo in quel reparto.
«Stavo facendo il mio turno nella stanza del bambino e dopo la terapia ho cercato di consolarlo e coccolarlo: lui cercava tanto il contatto, quindi ho cercato di essere il più materna possibile, anche se non sono la sua mamma», racconta Katia Sandroni, che da mamma capisce bene cosa stessero provando in quel momento i genitori di Matteo.
«Il bambino non è stato mai lasciato solo – prosegue -, è stato sempre con un infermiere, quando non c’ero io erano i miei colleghi. Cerchiamo di dare amore ai nostri pazienti e di fare il nostro lavoro sempre al meglio».
L’infermiera racconta di aver ricevuto «tantissimi messaggi» dopo la pubblicazione dell’immagine. «Ho ricevuto tanti complimenti, mi hanno scritto: “brava Katia, continua così”. Nella foto c’ero io, ma tutti i miei colleghi hanno fatto la stessa cosa per tutto il periodo in cui il bambino è stato ricoverato».
I genitori del bambino hanno scritto una lettera per ringraziare i sanitari del reparto per l’umanità mostrata nei confronti del figlio, un messaggio che ora campeggia della bacheca della Rianimazione pediatrica insieme ad altre.
Il primario del reparto, Alessandro Simonini, racconta che si è trattato di un intervento molto delicato, quello eseguito sul piccolo Matteo, ma «il decorso postoperatorio è stato regolare. Essendo sia la mamma che il bambino positivi al virus, per problemi pratico-logistici non abbiamo potuto consentire la presenza del genitore in stanza, come solitamente avviene, dal momento che la nostra è una rianimazione “aperta”. Il covid ha stravolto le consuete regole e abitudini, imponendone di nuove, più restrittive. Per questo abbiamo cercato di sopperire, per quanto sia possibile farlo, all’assenza della mamma, erogando oltre alle cure, anche le coccole».
Il primario si dice «molto orgoglioso dell’equipe, che rispecchia perfettamente la mia concezione del lavoro, con un focus concentrato non solo all’aspetto clinico, ma anche sul bambino malato. L’aspetto psicologico e umano sono fondamentali in campo pediatrico: dallo scatto trapela – conclude – il senso della nostra professione». Una professionalità, quella dei sanitari italiani, che è valsa la candidatura al Premio Nobel per la Pace 2021, per essere stati i primi del mondo occidentale ad affrontare la pandemia.
«L’emergenza ha esaltato quello che di fatto facciamo e dovremmo fare quotidianamente da sempre» spiega il dottor Simonini che ricorda come dall’inizio dell’emergenza nella Rianimazione del Salesi sono stati ricoverati 4 bambini positivi al covid, due dei quali per problematiche legate alla patologia. Altri 4 bambini sono stati ricoverati in gravi condizioni perché «hanno subito le conseguenze dell’infezione, di quella che è nota come sindrome multi infiammatoria sistemica», altri meno gravi sono stati curati nel reparto di Pediatria. Degenti nella terapia intensiva del Salesi anche tre mamme in gravidanza pre-termine affette da polmonite bilaterale interstiziale da covid.