Ancona-Osimo

Pace, disarmo e negoziati, ad Ancona mobilitazione per il cessate il fuoco in Ucraina

In prima linea nella mobilitazione nazionale l'Università per la Pace e Anpi. In piazza Cavour erano presenti qualche centinaio di persone per chiedere il cessate il fuoco in Ucraina

ANCONA – Pace, disarmo e negoziati. Sono i concetti espressi come un mantra alla manifestazione che si è svolta oggi – 22 ottobre – in Ancona, a piazza Cavour. L’iniziativa, nell’ambito della mobilitazione nazionale per la pace in Ucraina, che ha toccato diverse città italiane, è stata promossa dalla coalizione Europe for Peace. Presenti qualche centinaio di persone.

In prima linea l’Università per la Pace e Anpi che hanno messo in rete sul territorio istituzioni, associazioni, sindacati e organizzazioni con l’obiettivo di disseminare la cultura della pace in maniera diffusa e con il più ampio coinvolgimento possibile. Ancona, Ascoli Piceno e Fano, le piazze di oggi, Pesaro e Senigallia quelle di domani.

Al sit-in che si è svolto in Ancona, sono intervenuti Mario Busti (Università per la Pace delle Marche), Tiziana Mosca (Cgil Ancona in rappresentanza dei tre confederali Cgil, Cisl e Uil) Antonio Di Stasi (Univpm), Pina Massi (Scuola di Pace di Senigallia), Nicia Pagnani (Anpi Ancona), Gianluca Ferri (Acu Gulliver Ancona), Anna Bomprezzi (Agesci), Fasi (comunità iraniana). Alla mobilitazione ha aderito anche Arci.

Un momento della manifestazione in Ancona

Con la minaccia nucleare che «incombe sul mondo» dice Mario Busti, presidente dell’Università per la Pace delle Marche in un passaggio del suo intervento, «siamo qui per ridestare, rinvigorire e rimotivare insieme il nostro doveroso impegno contro la guerra. Siamo qui per un cessate il fuoco immediato e per una conferenza internazionale di pace».

«Questa guerra non è come tutte le altre» aggiunge, «mai siamo stati così vicini alla terza guerra mondiale» spiega citando l’editoriale Limes di luglio. «È guerra gande perché è una partita letale su più scale e dimensioni visibili e invisibili: dalla guerra economica, all’accaparramento delle risorse» del Donbass dalla «propaganda elettronica agli attacchi hacker, fino al dominio dell’intelligenza artificiale».

Il sit-in in piazza Cavour

Secondo Busti «non esistono soluzioni militari ai conflitti. La pace va cercata con tutte le forze possibili ed immaginabili». Compito «della diplomazia costruire delicati equilibri, tessere un dialogo possibile, aprire strade nuove, evitare che il conflitto si estenda, spingere i contendenti a cambiare linea». Tra le richieste dell’Università per la pace delle Marche quella di mettere al bando le armi nucleari e di spingere sul governo affinché «aderisca al Trattato TPNW attraverso le mozioni da far approvare ai consigli comunali delle nostre città. Spingiamo sui sindaci, sugli assessori, sui consiglieri, affinché siano approvate queste mozioni ed inviate al nuovo governo». «Non la spada, ma la pace indichi la via» ha concluso Mario Busti.

Tiziana Mosca, Cgil Ancona

Tiziana Mosca, segretaria provinciale Cgil Ancona, in rappresentanza di Cgil, Cisl e Uil, aderenti alla manifestazione, ha sottolineato che la guerra è sempre sinonimo di «orrore e devastazione. La sofferenza della popolazione e le vittime civili aumentano di giorno in giorno e le conseguenze drammatiche sulla popolazione ucraina rischiano di espandersi ulteriormente se non si lavora con determinazione attraverso una azione diplomatica per far tacere le armi e avviare al più presto le condizioni per una pace duratura».

«Come Cgil, Cisl e Uil – aggiunge – abbiamo da subito condannato l’aggressione russa, ci siamo fatti parte attiva per sostenere e soccorrere il popolo ucraino attraverso progetti di solidarietà, realizzati anche a livello territoriale. Continueremo ad essere concretamente solidali nei confronti dei rifugiati, costretti ad abbandonare il proprio paese, il proprio lavoro, in particolare nei confronti delle donne rifugiate, spesso vittime di violenze, discriminazioni, stupri e torture. Le guerre, tutte le guerre, sono insostenibili dal punto di vista sociale e umano e anche il mondo del lavoro sta pagando un prezzo altissimo: fermare la guerra significa anche tutelare le condizioni di vita e di lavoro delle persone».

La sindacalista ha poi rimarcato che il doppio impatto pandemia e guerra rischia di essere pesantissimo sul versante sociale ed economico e che l’inflazione, frutto anche del conflitto ha raggiunto «livelli insostenibili con conseguenze drammatiche sulle fasce sociali più deboli. Interi settori economici rischiano il collasso per la mancanza di materie prim e per il caro energia, caro energia che come l’incremento di prezzi di beni e servizi fondamentali, si riversa sui redditi più bassi e rischia di allargare ulteriormente le disuguaglianze economiche, sociali e territoriali».

La mobilitazione nazionale segue quella del 23 luglio scorso, con 60 città italiane coinvolte, e l’invio di una lettera al Segretario Generale ONU Guterres in occasione della Giornata della Pace per un sostegno ad azioni multilaterali per la pace e dopo la quarta Carovana “Stop The War Now” recentemente rientrata dal Kiev dove ha portato il sostegno della società civile italiana ad associazioni ed obiettori di coscienza ucraini, oltre che nuovi aiuti umanitari.