ANCONA – «Alla situazione attuale ritengo che le Marche restino una tra le regioni con una decrescita della curva migliore in Italia». Lo ha detto il presidente regionale Francesco Acquaroli a margine della seduta consiliare odierna (lunedì 9 novembre) incentrata sul covid-19 commentando le indiscrezioni sul passaggio in area arancione (rischio medio-alto) di alcune regioni (Abruzzo, Basilicata, Liguria, Toscana e Umbria). Le Marche restano una regione gialla e per ora non sono fra le regioni per le quali scattano restrizioni maggiori, grazie anche ad un «Rt in discesa».
Una situazione che però non deve spingere ad abbassare la guardia: «Dobbiamo cercare di essere sempre attenti» ha detto il governatore, ponendo l’accento sull’importanza del «singolo comportamento individuale». Tra le criticità da affrontare ha messo al primo posto la carenza del personale e quella dei posti letto nelle terapie intensive «che non sono state realizzate in questo lasso di tempo», ovvero dopo la prima ondata di marzo e aprile. Poi la questione dei tamponi e dei vaccini dove «un certo tipo di sistema sanitario di territorio di rete ospedaliera, in questi anni era stato smantellato e la crisi pandemica, oggi, ripropone con forza la necessità di quelle strutture di rete ospedaliera, di reparti di terapia intensiva, di medici e di professionisti che sono essenziali».
Acquaroli ha assicurato che se da un lato «con un mese di ritardo, due mesi di ritardo, le terapie intensive le avremo» il problema è il reperimento del personale sanitario: «Gli anestesisti, i rianimatori, gli infermieri, gli internisti sono personale assolutamente indispensabile per far funzionare le terapie intensive, ma è molto difficile reperirli oggi sul mercato».
Sollecitato dai giornalisti sulla eventuale ipotesi di ricorrere al privato, ha spiegato «ricorreremo a tutti gli strumenti che possono salvare le vite, garantire la sicurezza e la salute dei nostri cittadini», mentre invece ha escluso la possibilità di obbligare medici a pediatri all’esecuzione dei tamponi antigenici rapidi. La via che percorrerà la Regione è quella «del dialogo e confronto, dell’adesione volontaria» perché ha precisato «non vogliamo arrivare assolutamente ad una ordinanza che obbliga un professionista a fare il tampone, vorremmo capire quelli che sono i professionisti che hanno una disponibilità per poter mettere su un meccanismo che possa sostenere il sistema pubblico della rete ospedaliera e delle strutture già in essere nelle Usca per cercare di intervenire».
Acquaroli ha escluso per ora l’ipotesi di eventuali nuove misure restrittive a livello regionale, sottolineando che «il Dpcm parla chiaro: la nostra è una regione che ha una condizione tutto sommato tra le migliori in Italia. Stiamo valutando la curva epidemiologica per capire i risultati di questa settimana e in base a questi dati faremo le valutazioni successive», ma ha sottolineato che «la scorsa settimana la curva, nonostante un livello altissimo, ha frenato». Il governatore ha chiarito che «una ulteriore chiusura equivarrebbe praticamente ad un lockdonw: si potrebbe pensare ad altre misure intermedie, ma in questo momento non so quanto sarebbero efficaci rispetto al risultato»