ANCONA – Volano stracci fra il Pd e i vertici romani del Movimento 5 Stelle, mentre Giorgia Meloni si scaglia contro il presidente del Consiglio Conte. Si infiamma di nuovo la polemica sull’ipotesi di un accordo fra Pd e 5 Stelle nelle Marche in vista delle elezioni regionali. Questa volta l’invito è arrivato niente meno che dal premier Giuseppe Conte che proprio ieri ha ribadito ancora una volta l’auspicio di un accordo con il Pd. Dichiarazioni che hanno fatto infuriare la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni che in un post sulla sua pagina Facebook bolla come «osceno ricatto di Conte. Senza alcun pudore – scrive – il presidente del Consiglio invita Pd e M5S a mettersi d’accordo nelle Marche e in Puglia perché “le forze di maggioranza dovrebbero avere tutto l’interesse a competere al meglio per essere protagoniste” anche nella partita sulla gestione dei soldi che arriveranno dall’Europa alle Regioni con il Recovery Plan».
«Parole sconcertanti che richiamano le peggiori logiche della Prima Repubblica e una gestione del potere e delle Istituzioni che fa rabbrividire – prosegue – . Gli italiani hanno capito bene con chi hanno a che fare e il 20 e il 21 settembre manderanno un segnale chiaro a chi occupa Palazzo Chigi abusivamente e contro la loro volontà».
A smentire l’ipotesi di una alleanza Pd-5 Stelle ci avevano pensato proprio ieri il candidato governatore Gian Mario Mercorelli e il facilitatore del Movimento 5 Stelle Giorgio Fede secondo i quali il tempo è ormai scaduto. Ma nel solco della polemica è intervenuto anche il segretario regionale del Pd Giovanni Gostoli che va all’affondo dei vertici del Movimento grillino sostenendo che «il M5S delle Marche è in mano a fanatici e nostalgici del governo con la Lega. È per questo che ancora una volta chiudono le porte ad un’intesa con il centrosinistra, ma vinceremo comunque perché in tanti, delusi dal Movimento, sono già con noi». Un pensiero in linea con quello del candidato governatore del centrosinistra Maurizio Mangialardi che proprio ieri alla presentazione dei candidati in corsa con Marche Coraggiose, la compagine politica nata dall’unione di Articolo Uno con i consiglieri ex pentastellati Gianni Maggi e Romina Pergolesi si era pronunciato affermando che l’asse portante del Movimento era già nella coalizione, riferendosi a Maggi e Pergolesi.
«Siamo sempre stati aperti a discutere di programmi e di cose da fare, anche con il M5S – incalza Gostoli in risposta alle accuse dei pentastellati sulla mancanza di un confronto -. Le condizioni per realizzare un’intesa c’erano tutte. Eravamo partiti per tempo, già un anno fa, con un confronto nel territorio che sarebbe andato a buon fine, ma purtroppo è stato bruscamente interrotto a dicembre con una decisione calata dall’alto da Di Maio. In molti, però, sono usciti dal Movimento per costruire insieme al centrosinistra un nuovo percorso utile per realizzare progetti comuni: dal rilancio della sanità pubblica al prendersi cura dell’ambiente, da un welfare capace di proteggere le persone a un nuovo modello di sviluppo economico fondato sull’innovazione, la sostenibilità e la qualità del lavoro».
Il segretario regionale del Pd ricorda la votazione su Rousseau dove la base del Movimento si era espressa favorevolmente per una alleanza con il Pd nelle Marche e rimarca come «nel M5S al buonsenso e alla concretezza è prevalsa l’ideologia. Per passare dalle parole ai fatti occorre vincere le elezioni. Chi corre da solo, perde. Si vince solo costruendo alleanze sui programmi e non in solitudine, perché diventa una battaglia di testimonianza e marginale che non cambia nulla e rischia solo di fare un favore alla destra».
La sfida alle prossime elezioni regionali marchigiane, secondo Gostoli sarà un referendum tra Mangialardi e Acquaroli, «noi ce la faremo – commenta -. Con la forza delle persone, una coalizione larga e unita, aperta al civismo, che condivide un progetto. Vinceremo anche grazie ai tanti cittadini che alle scorse elezioni politiche hanno sostenuto il M5S, ma per i comuni, le città e la Regione votano prima di tutto le persone».