ANCONA – «Torniamo con forza a chiedere il commissariamento del Pd regionale». Il parlamentare dei dem Mario Morgoni torna alla carica sulla questione del rinnovo dei vertici regionali del Pd. Una dichiarazione, quella del deputato maceratese, che mette i puntini sulle “i”, dando man forte all’attacco già scagliato dal sottosegretario al Mise Alessia Morani in direzione del segretario regionale dei dem Giovanni Gostoli, ancora saldamente in sella al partito. Volano stracci nel Pd. Intanto Morgoni annuncia che farà di nuovo pressing sulla direzione nazionale del partito per arrivare al commissariamento: le trattative sono state intavolate con il vicesegretario del partito Andrea Orlando.
L’assemblea regionale di sabato ha infatti dato il via libera alla linea del segretario regionale del partito, ovvero una Costituente con lui al timone per traghettare il partito nella fase di transizione. Un iter, quello tracciato da “Gostoli &Co”, che tuttavia ha suscitato aspre polemiche, riaprendo quella faida interna al Pd marchigiano mai sopita. «Le ultime elezioni regionali e amministrative nelle Marche hanno sancito un vero e proprio esodo degli elettori dalle liste del Pd – lamenta Morgoni – . Il problema, in realtà, non è soltanto nei numeri, per quanto fondamentali, ma nella frustrazione e nella sfiducia che si respira anche tra coloro che ci hanno votato».
Una realtà che, secondo il parlamentare, l’assemblea regionale «ha rimosso». Inoltre per Mario Morgoni il voto che ha dato il via libera alla linea di Gostoli «non è certo l’espressione del sentimento del popolo del Pd, ma esclusivamente di una classe dirigente arroccata nel suo fortino a difendere le proprie posizioni, con il terrore che ogni scelta di cambiamento possa metterle in discussione». Insomma, in una fase così drammatica e lacerante, in cui il partito nei territori «appare in disarmo», sono diverse le anime del Pd che ritengono necessario coinvolgere tutte le energie su cui i dem possono «ancora contare e chiamarne anzi a raccolta di nuove per avviare una vera rinascita».
Una rinascita che secondo il parlamentare deve partire «dal basso» con una «nuova classe dirigente, un nuovo progetto politico, nuovi linguaggi e comportamenti in chiara discontinuità con il passato, non solo recente». Morani e Morgoni avevano proposto di preparare il congresso straordinario con un nuovo organismo condiviso «e realmente rappresentativo del Partito», ma questa linea è stata respinta in assemblea «non certo nell’opinione pubblica degli iscritti» tiene a precisare il parlamentare.
«Solo nel circoscritto organo assembleare regionale – prosegue – si è affermata a maggioranza la pretesa ingiustificabile di affidare al segretario e alla segreteria uscente, organismi usciti travolti dalle elezioni e dimissionari, espressione di una sola parte del partito, una fase costituente, che definirei a questo punto “una farsa costituente”. È chiaro che la parte ancora sana del partito non parteciperà alle operazioni pasticciate di allargamento della segreteria».
Secondo Morgoni solo il commissariamento potrà garantire discontinuità e rottura con il passato e dare avvio ad una nuova stagione politica.
«Le Marche hanno bisogno di un Partito Democratico più aperto e credibile, coraggioso e protagonista delle scelte, parte viva e integrante della comunità. Per questo noi non rinunceremo a lottare per un partito che si lasci alle spalle una volta per tutte l’autoreferenzialità, quell’impronta di chiusura – conclude – , di conservazione e di cura per gli equilibri e le carriere interne che ci hanno condannato agli occhi dell’elettorato».