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Un 15-20% della popolazione è ‘altamente sensibile’, il professore Stramaglia: «A scuola clima educativo non competitivo»

L'ultimo libro del professore di Pedagogia dell'Unimc Massimiliano Stramaglia affronta il tema delle Persone Altamente Sensibili

genitore, figlia
(Foto da Pixabay, di Mabel/Amber)

ANCONA – Tendono a reagire più degli altri alle emozioni e agli stimoli come luci, suoni, odori, colori e materiali. Sono i bambini altamente sensibili, particolarmente ricettivi alle sollecitazioni esterne, non a causa di un disturbo psichico, ma di un tratto del temperamento. È il tema oggetto dell’ultimo libro di Massimiliano Stramaglia, dottore di ricerca in Dinamiche formative e educazione alla politica, professore ordinario di Pedagogia generale e sociale presso l’Università degli Studi di Macerata.

Dal momento che questa forma innata di sensibilità da un lato può portare ad una maggiore adattabilità all’ambiente, dall’altra anche a strategie di evitamento e a forti reazioni emotive quali meccanismi di difesa rispetto al sovraccarico di stimolazione, è fondamentale conoscerla e imparare a gestirla, anche con l’obiettivo di favorire l’integrazione scolastica.  «Anche io sono una Persona Altamente Sensibile – confessa Stramaglia -. Questo volume, oltre a essere il risultato di studi e di ricerche, è frutto del mio cuore».  

Professore, come si comportano le Persone Altamente Sensibili (Pas)? Quanto è comune nella popolazione questo tratto?  «L’alta sensibilità agli stimoli sensoriali, un tempo definita “alta reattività”, è un tratto temperamentale che si riscontra nel 15-20% della popolazione mondiale e di tutte le specie animali indagate. È equamente distribuita fra maschi e femmine. Il 30% degli altamente sensibili è estroverso, il restante 70% tende all’introversione. I bambini altamente sensibili percepiscono minuziosamente i dettagli, tendono a osservare attentamente i contesti prima di addentrarvisi, possono avere difficoltà di socializzazione e interessi assorbenti. Questa ricettività può accompagnarsi a una elevata suscettibilità, come pure allo sviluppo senza eguali di competenze empatiche. Si tratta di bambini e bambine delicati e sensibili, che possono sembrare più maturi rispetto alla loro età e assumere comportamenti da adulti per compiacenza o profondità di pensiero».

Come devono comportarsi le famiglie e la scuola? «Questo tratto genetico non è diagnosticabile. È possibile sottoporsi ai test elaborati dalla pioniera degli studi sull’alta sensibilità, la dottoressa Elaine Aron, e sottoporre i bambini stessi a questi test. È meglio incrociare i dati nei casi ‘sospetti’, perché un altamente sensibile in famiglia indica che ce ne siano ancora altri da individuare. Non si tratta di una patologia, perciò occorre imparare a gestire il tratto e a non lasciarsi sopraffare dagli stimoli esterni attraverso interventi autoeducativi e la creazione di appositi spazi di decompressione dove rigenerarsi. A scuola, metodologie come la lezione frontale o il lavoro di gruppo si rivelano inadeguate per i bambini altamente sensibili, così come le interrogazioni non programmate o l’eventuale imprevedibilità del comportamento dell’insegnante. Gli insegnanti anaffettivi, inoltre, possono incidere negativamente sul rendimento scolastico di questi bambini».

Quali le strategie educative più efficaci? «Favorire un clima educativo cooperativo e non competitivo, adottare la personalizzazione e il learning by doing (imparare con la pratica, ndr), prevenire le condotte di prevaricazione fra pari in classe, rispettare i tempi di apprendimento del bambino, ricordare che la porosità psichica di questi bambini è speciale e che possono avere reazioni emotive esagerate, che devono essere contenute in maniera comprensiva e non giudicante».

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