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Pillola abortiva, Base Marche: «Investire nei consultori. Ciccioli, basta nostalgie da Medioevo»

L'associazione culturale, guidata da Bentivogli, chiede alla Giunta di applicare le linee guida ministeriali che prevedono il ricorso alla Ru486 anche nei consultori

ANCONA – Torna in auge la polemica sulla pillola abortiva nei consultori.  A rientrare sulla questione è “Base Marche”, l’associazione culturale, apolitica, nata come declinazione regionale di “Base Italia”, al cui vertice ci sono esponenti di spicco del Paese come il coordinatore Marco Bentivogli (l’ex segretario nazionale dei metalmeccanici della Cisl),  il presidente Luciano Floridi, filosofo di Oxford, alla quale ha aderito anche  l’economista Carlo Cottarelli.

Marco Bentivogli

Il movimento marchigiano in una nota stampa si dice «allibito dalle ultime dichiarazioni emerse da alcuni rappresentanti del consiglio regionale marchigiano e dalla decisione della Giunta Acquaroli di non adeguarsi alle indicazioni del Ministero della Salute in merito alla possibilità di utilizzo della pillola abortiva Ru486 in tutti i consultori marchigiani». Il riferimento è anche al capogruppo di Fratelli d’Italia Carlo Ciccioli che durante la discussione nell’Aula del Consiglio Regionale sulla pillola abortiva, aveva posto l’accento sulla necessità di puntare piuttosto in direzione di politiche di sostegno alla natalità anche per evitare una «sostituzione etnica» degli italiani con gli immigrati. Dichiarazioni che avevano sollevato un polverone, finite anche alla ribalta delle cronache nazionali e che sono finite anche nel mirino di Base Marche che dichiara: «Ciccioli, basta con le nostalgie del Medioevo»

«Ci sono delle leggi che fanno parte della storia, della cultura e della civiltà della nostra società e che non possono essere toccate in nessun caso in senso peggiorativo, vanno semmai ampliate» si legge nella nota dell’associazione che vuole essere una startup civica si rifà a radici riformiste e liberaliste. Secondo Base Marche, la decisione di non consentire la distribuzione della pillola abortiva nei consultori crea «di fatto degli ulteriori ostacoli all’applicazione della Legge 194» e non fa «altro che ridurre i diritti di autodeterminazione della donna che sono proprio alla base dello spirito di civiltà di una delle leggi più importanti del nostro paese. Troviamo aberrante l’utilizzo strumentale del corpo delle donne per fini politici. Anziché creare disparità interregionali e intaccare diritti acquisiti soffiando sul fuoco razzista della sostituzione etnica, consigliamo invece agli eletti marchigiani di fare politica investendo in consultori, in formazione, in politiche attive per la famiglia e nella medicina territoriale anziché colpevolizzare le donne con una visione patriarcale che per fortuna appartiene al passato».

Intanto l’associazione sta vagliando l’ipotesi di scrivere alla Regione per chiedere l’adeguamento alle linee guida ministeriali: «Ci chiediamo dove sia finito il centro-destra, liberale, europeista e moderato promotore dei diritti delle donne».