ANCONA – Scoppia la polemica politica sulla questione scuola. Pd e Italia Viva si esprimono contrari alla decisione della Giunta di posticipare la riapertura delle scuole superiori a febbraio, con una ordinanza a firma del governatore Francesco Acquaroli che ha prorogato la didattica digitale integrata al 100% fino al 31 gennaio. I due partiti di opposizione avrebbero auspicato il ritorno sui banchi dall’11 gennaio, come deciso dal governo dopo un aspro confronto notturno in Consiglio dei Ministri, avvenuto nei giorni scorsi.
Il capogruppo consiliare del Pd Maurizio Mangialardi è critico e parla di «decisione inutile e incomprensibile. Che la scuola non sia una priorità per la destra al governo della Regione è un dato di fatto – afferma -. Lo slittamento del ritorno in classe a febbraio per gli studenti delle scuole superiori è frutto non solo dell’incapacità di presidente e giunta, ma anche della loro indifferenza alle esigenze dei ragazzi e dello sprezzante atteggiamento nei confronti della funzione educativa dei docenti».
Inoltre sottolinea l’incidenza psicologica sui ragazzi della dad e «il rischio di alimentare anche il già troppo diffuso fenomeno della dispersione scolastica». Secondo Mangialardi «si sarebbe potuto procedere con una modalità di didattica a distanza integrata, prevedendo almeno il 50% delle ore lezione in presenza».
Per il progressivo rientro in classe il capogruppo consiliare dei dem avrebbe auspicato un servizio simile a quello della Regione Lazio, «dove a tutto il personale scolastico e agli studenti dai 14 ai 18 anni è data la possibilità di fare il tampone rapido, gratis e senza prescrizione medica, nei drive-in regionali. «Invece no – prosegue l’ex candidato presidente -, il duo Acquaroli-Saltamartini ha preferito buttare soldi in un inutile screening di massa anziché pensare ad azioni più puntuali e mirate riguardanti specifici settori, proprio come quello della scuola, o a investire risorse per il potenziamento del servizio di trasporto pubblico locale».
Italia Viva parla di chiusura «inaccettabile» e pone l’accento sul fatto che sono i ragazzi «a pagare il prezzo più alto in questo momento, proprio loro sui quali graveranno i debiti che stiamo contraendo per il rilancio del Paese».
Nella nota stampa diramata dal partito si legge che le scuole «non sono luoghi di focolai ma hanno, anzi, gli strumenti idonei per isolare eventuali casi di positività». Secondo il partito renziano la chiusura delle superiori è imputabile «esclusivamente a due fattori, ossia il trasporto pubblico locale ed il tracciamento dei tamponi, pertanto rispetto a questi temi chiediamo chiarimento a chi avrebbe dovuto operare in questi mesi per garantire che si arrivasse preparati all’inizio di questo 2021».
Inoltre Italia Viva chiede che nel piano vaccinale vengano inseriti prioritariamente «personale scolastico e studenti più a rischio, considerato che il vaccino anti Covid-19 rimane l’unica soluzione per salvare la scuola e il diritto all’istruzione degli studenti».