ANCONA – «Questa inaugurazione rappresenta una grande voglia di ripartire e il fatto che insieme a noi ci siano tanti amici rettori delle università dell’Italia centrale è un segnale molto forte». Lo ha detto ai giornalisti il Magnifico Rettore dell’Università Politecnica delle Marche, Gian Luca Gregori, a margine dell’inaugurazione dell’anno accademico 2020-2021, che si è svolta oggi nell’Aula Magna della facoltà di Ingegneria di Ancona.
Schierati sul palco della cerimonia tutti i presidi delle facoltà dell’Ateneo dorico insieme ai magnifici rettori delle università de L’Aquila, Camerino, Chieti-Pescara, Foggia, Macerata, Molise, Perugia, Teramo e Urbino, il presidente Enea Federico Testa, e il virologo Stefano Menzo, professore di Microbiologia alla Facoltà di Medicina e Chirurgia.
In platea le autorità civili, militari e religiose, fra le quali il governatore Francesco Acquaroli, gli assessori Giorgia Latini e Guido Castelli, il presidente di Camera di Commercio Gini Sabatini, l’Arcivescovo di Ancona-Osimo Monsignor Angelo Spina, il direttore generale degli Ospedali Riuniti di Ancona Michele Caporossi e il direttore amministrativo Antonello Maraldo.
Nel suo discorso il rettore ha sottolineato che l’Ateneo dorico non si è mai fermato con la pandemia, adattandosi ai rapidi mutamenti tanto da passare in pochi giorni da 9 a 590 insegnamenti online. Tra le sfide, imposte dalla pandemia, anche quella delle crescenti disuguaglianze sociali, che anche in questo caso l’Università Politecnica delle Marche ha saputo fronteggiare attivando misure di sostegno al diritto allo studio.
In particolare, è stata innalzata la no tax area da 13mila a 20mila euro e ridotta proporzionalmente la tassazione a seconda del reddito familiare. È stato inoltre istituito il Fondo Carlo Urbani al fine di sostenere i giovani che hanno avuto situazioni di disagio personale e/o economico, a seguito dell’emergenza legata alla pandemia ed è stato introdotto l’esonero dal pagamento del contributo per l’iscrizione al primo anno accademico per tutti i careleavers, ovvero coloro che hanno trascorso la loro infanzia in affido, case famiglie/comunità e che, al compimento dei 18 anni, escono da
ogni tutela; la stessa misura è stata adottata per i caregivers, ovvero gli studenti che dimostrano di accudire quotidianamente un familiare malato.
Ingenti, poi, gli investimenti in attrezzature informatiche, in nuovi strumenti didattici e in laboratori innovativi che «consentono, ad
esempio – ha affermato Gregori – , di vedere da uno smartphone gli ingrandimenti da microscopio. In risposta alle esigenze sanitarie, il 22 ed il 23 giugno dello scorso anno abbiamo laureato i primi medici già abilitati, fornendo una risposta concreta alle necessità del Paese».
Insomma, una attività senza sosta che si è concretizzata anche sul fronte dell’offerta formativa, che continua ad ampliarsi e che si amplierà ulteriormente. Nel prossimo anno accademico verranno presentati 5 nuovi corsi di laurea, con l’obiettivo, come ha sottolineato il rettore, di «rispondere ai profondi cambiamenti in atto nella società», mentre altri quattro nuovi corsi di laurea sono già stati avviati su temi di grande attualità: si tratta della triennale in “Sistemi Industriali e dell’Informazione”, del corso Magistrale in “Management della Sostenibilità ed Economia Circolare”, del corso Magistrale in “Data Science per l’Economia e le Imprese” e poi la Magistrale in “Scienze delle Professioni Sanitarie Tecniche Diagnostiche”.
Entrando nel merito dei nuovi corsi, il rettore ha anticipato che saranno 4 triennali e una magistrale: nell’ambito delle triennali ci sono “Fisioterapia e sistemi agricoli innovativi”, nella sede di Ascoli Piceno, “Logopedia” in quella di Fermo, “Terapia neuro e psicomotricità dell’età evolutiva” in quella di Macerata, alle quali si aggiunge la laurea magistrale in “Scienze riabilitative delle professioni sanitarie” nella sede di Pesaro. Corsi, come ha sottolineato Gregori «caratterizzati da un forte approccio multidisciplinare».
Il rettore ha poi sottolineato l’importanza della collaborazione inter istituzionale, ma anche tra università: «Le università creano valore pubblico» ha esordito, spiegando che «non ha molto senso l’instaurarsi di accese relazioni competitive tra queste, indotte da un processo di aziendalizzazione male interpretato e, spesso, inefficacemente applicato».
Una cerimonia nella quale l’importanza della ricerca è stata al centro delle riflessioni degli accademici. Una ricerca che tuttavia «spesso è poco considerata e, peggio ancora, ritenuta inutile», ha sottolineato il rettore, spiegando che, al contrario, «a questa spetta il compito, tanto complesso quanto critico, di produrre nuovo sapere, rendendo possibile un graduale e costante avanzamento della frontiera della conoscenza».
Secondo Gregori, c’è un certo scollamento tra università e società, ma «senza ricerca, condotta da elevati standard qualitativi ed etici, non c’è sviluppo della conoscenza e senza conoscenza è preclusa qualunque possibilità di definire percorsi formativi innovativi ed interdisciplinari e di trasferire ai vari attori del tessuto socio-economico il know-how necessario per sostenere un percorso di crescita e di sviluppo. Senza ricerca non c’è creazione di valore pubblico».
Un aspetto sottolineato anche dal ministro dell’Università Maria Cristina Messa che nel suo video messaggio ha sottolineato la necessità di rilanciare il sistema della ricerca italiano, spiegando che «non avremmo potuto avere un vaccino in tempi così brevi se non ci fossero stati anni di ricerca cosi diffusa».
Il virologo Stefano Menzo, professore di Microbiologia alla Facoltà di Medicina e Chirurgia, nel suo intervento ha ripercorso le tappe salienti della diffusione del virus nel mondo, evidenziando però che sono mancate decisioni unanimi a livello internazionale per interventi comuni nell’ambito della campagna vaccinale contro il covid-19.
Toccando il tema delle varianti, con la inglese che ha ormai soppiantato nelle Marche quelle precedentemente esistenti, Menzo ha chiarito che la mutazione Indiana non è stata ancora rilevata nelle Marche. Ad oggi nella nostra regione sono state individuate, oltre alla variante inglese, la newyorkese, la nigeriana e «altre sudamericane e nordamericane, ma si tratta di casi sporadici».
Stefano Menzo, virologo
Il presidente Enea, Federico Testa ha sottolineato che la ricerca deve essere aperta e condivisa e che la sostenibilità deve essere centrale anche in vista dell’arrivo delle risorse europee del Recovery Fund. Per quanto riguarda i filoni su cui puntare, Testa ha chiarito che occorre puntare su rinnovabili ed economia circolare, e sull’abbandono delle fonti energetiche fossili. Ma accanto a questo serve cambiare la mentalità delle persone anche sul fronte del consumo.