ANCONA – Pistole in dotazione alla polizia locale entro la fine del 2024: stamattina in consiglio comunale è stato approvato il regolamento 65/2023 che stabilisce che gli agenti di polizia locale possano essere dotati di arma da fuoco per la difesa personale: voti favorevoli 22 contrari 10, votanti 32. La questione non ha mancato di suscitare un vivo dibattito nell’aula consiliare, dovuto ai numerosi emendamenti – cinque – proposti dall’opposizione e tutti a firma del consigliere Giacomo Petrelli, emendamenti che riguardavano, per esempio, la necessità di usufruire di un’armeria presso cui lasciare l’arma a fine servizio, ma anche la cadenza degli esami di idoneità per l’utilizzo dell’arma stessa, che dopo e nonostante i vari interventi in aula sono stati respinti a maggioranza dal consiglio che ha quindi provveduto a votare e approvare il regolamento in questione. Lo scorso mese di ottobre, al comando di polizia locale, il sindaco Daniele Silvetti e il vicesindaco Giovanni Zinni, insieme al comandante Marco Ivano Caglioti, avevano annunciato questa novità, che oggi è arrivata in consiglio comunale per l’approvazione definitiva.
«Questa delibera già approvata in giunta e sottoposta al consiglio – ha detto il vicesindaco Giovanni Zinni – pone in essere il tema importante della polizia locale ma soprattutto di come portare la polizia locale di Ancona rapidamente al suo ammodernamento, efficientamento e “normalizzazione” rispetto ad altre polizie locali del territorio marchigiano e soprattutto d’Italia I. Lo abbiamo detto più volte: non è una scelta ideologica, non è una riforma, quella la fa il legislatore, il ruolo della polizia locale in italia è ben stabilito dalla normativa vigente. Oggi si chiamano polizie locali perché sono forze di polizia complementari, ausiliari alle tradizionali forze dell’ordine, hanno qualifiche di agenti di polizia giudiziaria, di pubblica sicurezza, svolgono tradizionali mansioni come il controllo circolazione, l’annonaria, ma possono anche arrestare una persona, possono anche prevenire dei crimini, possono anche esercitare tutte quelle prerogative che sono proprie delle forze di polizia, nel territorio di competenza».
«C’è da chiedersi – ha proseguito Zinni – se possa essere accettabile avere un’uniforme e vivere una professione mutata nel tempo, non per scelta nostra, e se sia possibile rischiare la vita solo perché si ha un’uniforme. E c’è da chiedersi con molta sincerità a cosa serva una pistola, per un agente di polizia in generale e nella fattispecie di questa discussione, per uno di polizia locale. Non mi voglio avventurare in un dibattito sulla validità della normativa vigente, mi limito a constatare che una delle prerogative principali di un’arma da sparo è quella della legittima difesa, di un operatore che si espone nel suo esercizio e che, nell’auspicio che ciò non accada mai, non può sapere se mai dovrà affrontare un’offesa tale da utilizzare, in termini di difesa legittima, un’arma da sparo. Nessuno può saperlo, nessuno può pontificare politicamente su un tema così delicato. Può capitare. Crediamo che la polizia locale debba dotarsi di un regolamento per potersi armare e che tutto questo debba avvenire con un perfetto allineamento alla normativa nazionale vigente, senza regolamenti creativi».
Zinni ha quindi citato alcuni dei contenuti del regolamento, come l’arma in dotazione, una calibro 9 non parabellum, un’arma individuale che avrà questa consegna definitiva, ogni agente sarà responsabile della sua arma, la cui matricola sarà menzionata nel suo tesserino di riconoscimento, il tutto sarà comunicato alla Prefettura a norma di legge e ogni agente dovrà essere seriamente responsabile di questa dotazione. Il regolamento prevede, anche se non espressamente previsto dalla legge, una visita medica e una verifica psicoattitudinale e ha fissato in cinque anni un periodo congruo per questo tipo di verifica, «proprio per far sì che chi prenda l’arma ne abbia non solo i requisiti normativi ma anche una maggiore tranquillità per tutta l’istituzione – ha specificato ancora Zinni –. L’idea è di avvalerci del prezioso contributo e dell’ausilio delle tradizionali forze dell’ordine anche in questo tipo di verifiche, nell’addestramento e nella formazione, vogliamo svolgere non solo il ruolo all’interno del coordinamento provinciale di pubblica sicurezza, non solo un ruolo operativo ma essere anche allineati nella formazione e nell’addestramento, vogliamo dare tranquillità a chi opera all’interno della polizia locale».
«Non chiederemo a nessuno di diventare né un provetto sceriffo né un pistolero – ha detto ancora Zinni –. Chiederemo semplicemente, in ottemperanza al contratto, di affrontare questo tema con la massima serenità e pertanto abbiamo incontrato come giunta, insieme al sindaco, i sindacati proprio laddove non era previsto dalla normativa che ci fosse questo tipo di concertazione, aggiungendo un incontro proprio per individuare la messa a terra di questa dotazione in modo che avvenisse con lo spirito più costruttivo possibile». Gli step: una volta adottato il regolamento il comando di polizia locale dovrà approntare una delibera per l’acquisto delle armi e poi ci sarà l’aspetto attinente visite, formazione e tutto il resto. Quanto alla tempistica, il Comune vorrebbe efficientare tutto il corpo di polizia locale entro il 2024, con tanto di arma da fuoco ma anche giubbotto tecnico e sfollagente. Il Comune, inoltre, si augura di raggiungere con i sindacati un accordo per un servizio h24 all’esterno almeno una volta alla settimana. «Questo è un passo fondamentale anche per il controllo preventivo del territorio» ha concluso Zinni.