ANCONA – Carenza di personale, precarietà crescente e uffici postali razionalizzati nelle Marche. I sindacati verso la mobilitazione. L’annuncio questa mattina nella sede di Cgil Marche ad Ancona, dove Slc Cgil, Failp Cisal, Confsal Comunicazioni e Fnc Ugl, hanno affrontato la questione.
Se negli ultimi 8 anni nelle Marche si sono perduti mille lavoratori di Poste Italiane, tra pensionamenti ed esodi incentivati, la pandemia ha impattato ulteriormente su un quadro già critico con la razionalizzazione di 60 uffici, che sono passati da una operatività di 6 giorni settimanali a 3. Il risultato? Code sempre più lunghe davanti agli uffici, come lamentano coralmente i sindacati e disservizi nelle aree dell’entroterra, dove il servizio è fondamentale per le comunità, spesso costituite in prevalenza da anziani con difficoltà a spostarsi.
Dei 60 uffici, che hanno subito una contrazione nel servizio offerto al pubblico, solo 15 sono stati riattivati con una piena funzionalità, 8 dei quali nell’Anconetano. Restano dunque ancora 45 uffici che devono ancora riprendere la loro piena funzionalità, 35 dei quali nella provincia di Ancona, quella che ha subito il taglio maggiore in termini di servizio offerto. Ancora più grave, osservano i sindacati, il fatto che nelle aree del cratere sismico a distanza di 5 anni dal terremoto, gli uffici postali «non abbiamo trovato una sede e siano ancora ospitati nei container», tanto che il sindaco di Amandola è stato costretto a chiedere l’installazione di tettoie per riparare le persone in attesa fuori dal container dalle intemperie.
Annalisa Marini, Slc Cgil, ha posto l’accento sul tema del precariato, sottolineando che si tratta di lavoratori oggetto di un «meccanismo di sfruttamento» che in alcuni casi li vede costretti anche «a doppi turni di lavoro, come avviene nella sede di Passo Varano» dove si sono verificati casi di lavoratori precari che «dopo aver terminato il turno di lavoro notturno, sono dovuti rientrare in servizio alle 13,30».
Poi la questione del Centro Multiservizi di Ancona, «una eccellenza unica in Italia – spiega Marini – che si occupa di antiriciclaggio, antifrode online e offline, che collabora con le autorità giudiziarie» e che dall’inizio della sua attività ha visto ridurre il personale in servizio da 145 dipendenti a 80, una quota che subirà una ulteriore riduzione entro fine anno in seguito «a pensionamenti ed esodi. Ci stanno sottraendo un servizio di eccellenza, e professionalità che andranno perdute».
Nodi che spingo i sindacati a voler scendere in piazza e a mobilitarsi per accendere i riflettori su una situazione che vede le stesse criticità anche nel resto del Paese. Da considerare poi che con il personale ridotto all’osso oltre «ai disservizi alla cittadinanza» si sono registrati diversi contagi: dall’inizio della pandemia nelle Marche sono 307 i dipendenti positivi, 2 dei quali deceduti.
Maurizio Giampieri, Failp Cisal ha sottolineato che «le politiche attive di lavoro sono insufficienti a coprire le carenze. I lavoratori di Poste Italiane hanno tenuto unito e coeso il Paese durante la pandemia» garantendo un servizio fondamentale ai marchigiani.
Inoltre ha spiegato che nelle Marche i lavoratori precari sono «oltre il 20%» una quota ben maggiore rispetto all’8% previsto a livello nazionale nell’accordo siglato dai sindacati.
Pierpaolo Ionna, Confsal Comunicazione ha rimarcato che molti servizi si reggono «sul precariato, ma questa situazione non può durare a lungo».