ANCONA – «L’ingiustizia trionfa». È il commento a caldo di uno dei risparmiatori azzerati nella vicenda del crac Banca Marche, dopo la decisione del collegio penale presieduto dal giudice Francesca Grassi, di non citare quali responsabili civili Ubi Banca e Pwc, nell’ambito del processo Banca Marche, la cui udienza si è tenuta ieri (8 luglio) presso il Tribunale di Ancona.
Immediate le reazioni da parte dei risparmiatori e degli avvocati che seguono la vicenda. Astelvio Biagini, 69 anni dipendete in pensione di una banca e azionista azzerato, ha le idee ben chiare: «Il risultato del processo immaginiamo già quale sarà. L’ingiustizia trionfa. È un attacco ai piccoli e medi risparmiatori, agli imprenditori che si alzano presto il mattino e vanno a dormire tardi la sera. Sono questi che reggono l’Italia, eppure vengono bastonati. È un attacco alla società intera».
Il processo vede imputati i vertici di Banca Marche «accusati del dissesto dell’istituto di credito causato concedendo ingentissimi finanziamenti sotto varie forme (mutui, finanziamenti, leasing, aperture di credito ecc.) senza richiesta di corrispondenti garanzie – spiega il legale Tiziano Luzi, difensore di Coturfidi r.l. la cooperativa di garanzia del credito che aveva acquistato 400 mila euro di obbligazioni -. L’ipotesi che si contesta riguarda anche la falsificazione dei bilanci e la rappresentazione falsificata di circostanze che hanno loro permesso di eludere i controlli Consob e la vigilanza della Banca d’Italia».
Un’ordinanza molto importante per il futuro del processo, quella di ieri (8 Luglio), commenta il legale di Coturfidi: «Il Tribunale ha ammesso la costituzione di parte civile della maggioranza delle persone offese. In particolare ha riconosciuto la legittimazione a costituirsi parte civile dei titolari di azioni e di obbligazioni subordinate in quanto danneggiati dal comportamento degli imputati».
Tra le parti civili ammesse oltre ad Unione Nazionale Consumatori anche Adusbef, Federconsumatori, Movimento di difesa del cittadino, Adiconsum e Codacons. Non ammessa invece la costituzione di parte civile del Comune di Jesi dal momento che il collegio non ha ravvisato la sussistenza di danni diretti subiti dall’ente.
«Tutto ciò rischia di essere una “vittoria di Pirro” – mette in guardia l’avvocato Luzi -. Infatti, il danno derivante dal reato è di tale entità che gli imputati con il proprio patrimonio non potranno mai farvi fronte. Per questo tutte la parti civili avevano chiesto di essere autorizzate a chiamare in giudizio UBI Banca Spa quale banca “acquirente” dell’“ente ponte”, vale a dire l’ente provvisorio appositamente creato e nel quale tutte le attività e le passività della vecchia Banca Marche sono state fatte confluire, sulla base del Decreto Legislativo 180/2015.
In realtà, secondo il Tribunale di Ancona, la Banca D’Italia, esercitando un particolare potere conferitole dal predetto decreto ha escluso dalla cessione all’ente ponte tutta una serie di passività (tra cui le azioni e le obbligazioni subordinate) che sono pertanto rimaste a carico di Banca Marche e non essendo confluite nell’ente ponte non sono state acquistate da Ubi che pertanto non dovrà sobbarcarsi degli oneri di risarcire il danno agli azionisti e obbligazionisti di Banca Marche».
In pratica, il diritto al risarcimento del danno degli azionisti e degli obbligazionisti non rientra nelle passività trasferite all’ente ponte e poi ad Ubi. Non ammessa neanche la chiamata in giudizio di PricewaterhouseCoopers, Pwc, la nota società di revisione che avrebbe dovuto sorvegliare i bilanci di Banca Marche che pure era stata chiesta dalle parti civili. Il Tribunale di Ancona ha ritenuto di non ravvisare tale possibilità.