Attualità

Processo Banca Marche, sentenza rinviata al 16 gennaio

In aula ad Ancona repliche conclusive della Procura e delle parti civili. La sentenza di primo grado è stata rinviata per consentire la replica dell'avvocato di Bianconi. Dodici gli imputati dopo la morte di Lauro Costa

Tribunale Ancona
Tribunale di Ancona

ANCONA – Si avvia alle battute finali il processo per il crac di Banca delle Marche iniziato il 20 maggio del 2019. Questa mattina – lunedì 19 dicembre – in Tribunale ad Ancona è stata la volta delle repliche conclusive della Procura e delle parti civili, mentre la sentenza di primo grado è stata rinviata al 16 gennaio 2023 per consentire la replica dell’avvocato di Bianconi. Dodici gli imputati, dopo la morte nei giorni scorsi di Lauro Costa (ex presidente dell’istituto di credito marchigiano fallito nel 2016) fra i quali anche l’ex direttore generale dell’istituto di credito Massimo Bianconi.

I procuratori Laurino, Pucillo e Bizzari avevano formulato una richiesta di condanna a 13 anni e 6 mesi di reclusione, per Bianconi, mentre per gli altri imputati erano state chieste pene tra i 6 anni e 6 mesi e i 12 anni. Tra le varie ipotesi di reato per i 12 imputati, figurano a vario titolo, quella di bancarotta fraudolenta, falso in bilancio fino all’ostacolo della vigilanza.

In aula la Procura ha insistito sulle richieste già avanzate con l’unica eccezione dell’imputato Lauro Costa in quanto deceduto. L’avvocato di parte civile Corrado Canafoglia che rappresenta 2.400 risparmiatori ‘azzerati’ in seguito al crac di Banca delle Marche, è tornato a chiedere l’apertura di un fascicolo di indagine contro i commissari di Banca d’Italia «per acclarare eventuali responsabilità alla luce dei fatti» emersi «durante l’istruttoria dibattimentale e in particolare durante il commissariamento non sono stati portati i libri in Tribunale, ma è stato dato luogo ad una amministrazione straordinaria, presupposto per poter procedere alla dichiarazione di fallimento».

Corrado Canafoglia, difensore di parte civile

Canafoglia in particolare ha ricordato che «a settembre 2013 Banca d’Italia erogò 4 miliardi a favore di Banca delle Marche» che l’istituto di credito utilizzò «per liberarsi da un debito che aveva nei confronti di Bce». Si tratta del «prestito ”Ela’ che viene concesso a banche in situazioni di momentanea difficoltà di liquidità, ma non in stato di insolvenza». Per questo il legale di parte civile ha sottolineato che «la perdita di 2 miliardi e 372 milioni, risultato finale dopo il commissariamento, i finanziamenti che oggi vengono contestati agli attuali imputati sono soltanto 400 milioni, quindi i 2 miliardi chi li ha bruciati?». Una domanda a cui l’avvocato di parte civile ha chiesto di dare risposta in sede di sentenza.

«L’istruttoria dibattimentale – aggiunge Canafoglia – ha fatto emergere che il dissesto di Banca delle Marche ha molteplici responsabili, alcuni dei quali non sono dentro questo processo, per questo occorre che la Procura indaghi anche in quel versante: non è possibile che 44 mila azionisti della banca non trovino ristori e ci sia qualcuno che agisca impunito». Dopo le parti civili, con la replica anche dell’avvocato Nocchi, è stata la volta degli imputati.