ANCONA – Alcuni finanziamenti concessi da Banca Marche sarebbero stati «forzati» dalla direzione. A dirlo questa mattina durante la nuova udienza nell’ambito del processo per il crac dell’istituto di credito marchigiano è stato Aldo Magliola, uno dei responsabili dell’Audit di Banca Marche. Il teste è stato interrogato per 6 ore dai Pm Laurino, Puccilli e Bizzarri e dal legale delle parti civili di Unione Nazionale Consumatori Corrado Canafoglia, oltre che da alcuni difensori degli imputati, tra i quali l’avvocato Borzone (difensore di Bianconi), l’avvocato Belli (difensore di Paci), il legale Santagata (difensore di Franco D’Angelo, Marco Pierluca e Piero Valentini) e Nascimbeni (difensore di Costa).
A conferire l’incarico di verifica del merito creditizio delle più importanti pratiche di finanziamento dell’istituto di credito marchigiano era stato l’ex direttore generale Luciano Goffi. Tra le pratiche passate al setaccio da Magliola figuravano anche quelle sotto inchiesta nel processo per il crac di Banca Marche, che secondo l’accusa ne avrebbero causato il dissesto: fra queste le pratiche di finanziamento del gruppo Lanari, dell’impero Ciccolella, di Casale e De Gennaro.
Nel corso della sua testimonianza Maiola ha evidenziato anomalie nell’iter amministrativo di alcune pratiche di finanziamento che nonostante il parere negativo di alcuni direttore di filiale sarebbero state decise dalla direzione generale di Banca Marche nel periodo in cui era guidata da Bianconi. Inoltre il teste, incalzato dall’avvocato Canafoglia, ha riferito che nell’ambito della sua attività di controllo avrebbe trovato numerose mail e comunicazioni scritte relative anche a pratiche di importi rilevanti nelle quali la direzione generale avrebbe sollecitato i direttori di filiale. In pratica stando a quanto ha detto Maiola in udienza sembrerebbe che alcune pratiche fossero state decise dalla direzione generale prima di essere presentate in filiale.
Nel corso della sua testimonianza Magliola ha evidenziato anomalie nell’iter amministrativo di alcune pratiche di finanziamento che nonostante il parere negativo del direttore di filiale sarebbero state decise dalla direzione generale di Banca Marche nel periodo in cui era guidata da Bianconi. Inoltre il teste, incalzato dall’avvocato Canafoglia, ha riferito che nell’ambito della sua attività di controllo avrebbe trovato numerose mail e comunicazioni scritte relative anche a pratiche di importi rilevanti nelle quali la direzione generale avrebbe sollecitato i direttori di filiale. In pratica stando a quanto ha detto Maiola in udienza sembrerebbe che alcune pratiche fossero state decise dalla direzione generale.
Inoltre Maiola avrebbe dichiarato che tra le perizie revisionate relative alla maggior parte degli immobili oggetto di finanziamento in alcune pratiche sotto indagine non avrebbe riscontrato difformità dal valore reale, ma alla domanda di Canafoglia sul motivo per cui i crediti, nonostante fossero supportati da perizie reali, fossero stati ugualmente svalutati per poi essere ceduti al 17%, Maiola non ha fornito una risposta. Infine sarebbero state deliberate nel periodo in cui era direttore Goffi pratiche di finanziamento e proroghe che poi sono finite nel mirino degli inquirenti.
«Continuano lentamente ad emergere particolari che confermano la fondatezza dell’accusa della Procura – ha commentato l’avvocato di Unione Nazionale Consumatori, Corrado Canafoglia -e che aprono scenari su quelle che sono state le gestioni successive all’era Bianconi e che meritano un adeguato approfondimento». La prossima udienza si terrà lunedì 25 novembre.