Ancona-Osimo

Psichiatra uccisa a Pisa, anche nelle Marche due minuti di silenzio. Volpe: «Problema in crescita»

Protesta silenziosa per denunciare le aggressioni che avvengono in tutto il Paese, ai danni dei medici, specie in reparti come psichiatria, ma anche pronto soccorso e guardia medica

L'Azienda ospedaliero universitaria delle Marche, ospedale regionale di Torrette

ANCONA – Due minuti di silenzio e di interruzione di ogni attività clinico-assistenziale anche alla Clinica di Psichiatria dell’Azienda ospedaliero universitaria delle Marche, per ricordare Barbara Capovani, la psichiatra morta ieri sera dopo che venerdì pomeriggio (21 aprile) era stata aggredita da un paziente mentre usciva dall’ospedale Santa Chiara di Pisa. Alle 12 di oggi – 24 aprile – tutti gli operatori dei Dipartimenti di salute mentale in Italia hanno messo in atto questa protesta silenziosa per denunciare le aggressioni che quasi quotidianamente avvengono in tutto il Paese, ai danni dei medici, specie in reparti come Psichiatria, ma anche Pronto Soccorso e Guardia medica.

La tragedia della psichiatra uccisa a Pisa arriva a dieci anni dalla morte della collega Paola Labriola, uccisa da un utente nel servizio territoriale di Bari dove la psichiatra lavorava. «L’ennesima tragedia di Pisa lascia scossi e addolorati – dice il direttore della Clinica di Psichiatria dell’Azienda ospedaliero universitaria delle Marche, professor Umberto Volpe – . L’ennesimo sacrificio nello svolgimento del proprio lavoro. Una brutale aggressione nei confronti del personale sanitario. Peggio ancora di una donna. Come alcuni anni fa in Puglia. Non un caso isolato. Un gravissimo problema che si ripete, che è in continua crescita. Oggi è il giorno del dolore. Il pensiero e la solidarietà vanno alla famiglia e a chi la conosceva da vicino».

Umberto Volpe, primario Clinica di Psichiatria di Torrette

Secondo lo psichiatra «è necessario riflettere anche sulle cause di questi episodi, che vanno individuate anche nella scarsa attenzione ai problemi di salute mentale: nonostante la pandemia abbia lasciato un segno profondo nella società ed abbia acuito il disagio psichico, le risorse destinate alla psichiatria sono sempre più scarse e gli operatori della salute mentale sono costretti spesso a lavorare in condizioni non adeguate. Anche così si spiega l’ennesima tragedia di Pisa».

La Società Italiana di Psichiatria, ricorda il professor Volpe, ha più volte invocato la necessità di mezzi adeguati ed evidenziato le criticità del modello attuale di assistenza psichiatrica, maturato in un’epoca e in un tessuto sociale differenti, e che attualmente si trova a gestire nuovi profili di gravità, come ad esempio le problematiche dei pazienti psichiatrici autori di reato, «di cui la psichiatria si trova a subirne la delega, con personale sempre più esiguo e nella disattenzione delle amministrazioni, dovendo fornire risposte sulla gestione integrata e l’attuazione di programmi condivisi con i vari attori in gioco (circuiti penitenziari, tribunali, dipartimento per le dipendenze patologiche, servizi sociali). Servono percorsi che conferiscano dignità al lavoro dello psichiatra e una nuova centralità ai nostri servizi, che si cimentano con questi pazienti su un terreno difficile».

Alessandra Moraca, segretario regionale Smi

Ad unirsi all’appello della Società di Psichiatria Italiana per una maggiore sicurezza per gli psichiatri, ma è anche per tutto il personale sanitario è lo Smi, il sindacato dei medici italiani che più volte ha denunciato le aggressioni subite dai sanitari.

La segretaria regionale del sindacato Smi, Alessandra Moraca, evidenzia che «le aggressione sono in continua crescita e le Marche non si discostano dal trend del resto del Paese. Più volte abbiamo chiesto provvedimenti. Fa riflettere che la violenza avvenga soprattutto verso le donne medico: negli ultimi tempi ne sono state uccise 4».

Secondo il sindacato dei medici italiani «bisogna adottare misure urgenti per la sicurezza degli operatori, in tutti gli ambiti, dalla Psichiatria, al Pronto Soccorso, dalla Guardia Medica agli Ambulatori, e nel territorio. Negli anni – spiega – la psichiatria nel territorio è stata depotenziata, occorre rilanciarla».


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