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Da Udc e Forza Italia plauso al Mattarella bis. Lega replica a Ricci. Fratelli d’Italia: «Tra un anno la conta vera»

Il centrodestra commenta l'elezione di Sergio Mattarella a presidente della Repubblica per il secondo mandato consecutivo. Nella colazione però emergono posizioni diverse

Parlamento, foto Presidenza della Repubblica, Attribution, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=38210179

ANCONA – La rielezione di Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica continua a tenere banco nel mondo della politica, anche nelle Marche, dove ha fatto sobbalzare parecchi animi. Se Forza Italia e Udc plaudono alla scelta, la Lega chiama in causa il senso di responsabilità in una cornice segnata dalla crisi, mentre Fratelli d’Italia prende le distanze ed evidenzia che la scelta è stata dettata dalla necessità di mantenere gli attuali equilibri di governo.

Tra i grandi elettori che si sono recati a Roma, insieme al presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli e al capogruppo del Pd Maurizio Mangialardi, c’era anche il presidente del Consiglio regionale Dino Latini, eletto in “casa” Udc, il quale ha voluto sottolineare il fatto che «squadra che vince non si cambia».

Dino Latini, presidente Consiglio regionale

Latini sul suo canale Telegram, definisce la rielezione di Mattarella «una vittoria di tutti e nessuno si sentirà sconfitto, in quanto è una soluzione che consente di salvare il primato del Parlamento, tenere in piedi l’esecutivo e dare una bella immagine dell’Italia all’Estero».

Francesco Battistoni, commissario regionale Forza Italia 

Positivo anche il commento di Forza Italia. Il commissario regionale Francesco Battistoni dalla sua pagina Facebook evidenzia che Sergio Mattarella «in questi sette anni ha interpretato il ruolo in maniera ineccepibile, con senso di responsabilità, saggezza ed autorevolezza. Per questo – aggiunge -, sono convinto che con il secondo mandato, il presidente potrà ancora essere il custode affidatario dei migliori sentimenti della nostra Nazione».

Riccardo Marchetti, commissario regionale Lega

La Lega, per voce del commissario regionale Riccardo Augusto Marchetti difende la scelta nel segno della continuità e attacca il Pd evidenziando che le trattative che hanno condotto alla riconferma del capo dello Stato «hanno fatto affiorare negli esponenti del Pd marchigiano velleità di statisti che confermano la loro totale incapacità di analisi del contesto politico».

Marchetti in particolare sottolinea che «dopo i commenti scomposti e privi di fondamento del capogruppo del Pd Maurizio Mangialardi, non tardano ad arrivare gli sproloqui autoreferenziali del sindaco di Pesaro, Matteo Ricci». Il primo cittadino di Pesaro, in una analisi post voto, pubblicata sulla sua pagina Facebook (in un video), aveva accusato Salvini di aver fatto «un disastro».

«Attaccare la Lega e Matteo Salvini – spiega Marchetti – è diventato lo sport prediletto dai dilettanti della politica che, nel vano tentativo di intestarsi meriti che non hanno, cercano di screditare chi lavora con concretezza, assumendosi anche la responsabilità di scelte talvolta sconvenienti, ma necessarie per salvaguardare equilibri fin troppo labili dai quali dipende la tenuta del Paese. Sin dall’inizio delle trattative per il Colle, Matteo Salvini, consapevole che al primo partito della più ampia coalizione del Parlamento spettasse l’onere di decisioni importanti, si è assunto la responsabilità di proporre nomi validi per ricoprire la più alta carica dello Stato – prosegue Marchetti – ma l’irresponsabilità della sinistra si è sempre tradotta in “no” ideologici e pregiudiziali che hanno tenuto il Paese in stallo per sei giorni».

«Lo stesso Ricci – prosegue -, in un momento di insolita lucidità, ha ricordato come il presidente Mattarella avesse già da tempo escluso la possibilità di un secondo mandato, ed è anche per rispetto alla volontà di chi per sette anni ha servito con serietà e devozione il Paese, che sin da subito il segretario Salvini si è messo al lavoro per trovare una personalità adatta a ereditare il suo pesante testimone. Nei giorni in cui la Lega è stata impegnata nell’assidua ricerca di un nuovo presidente, il Pd si è limitato a trincerarsi dietro un vergognoso infantilismo, bocciando ogni proposta per puro capriccio, e mettendo addirittura veti su nomi che Letta stesso aveva in precedenza dichiarato idonei. In un momento storico complesso, nel quale milioni di italiani non riescono ad arrivare a fine mese, il Parlamento non poteva continuare ad essere ostaggio delle bizze di una sinistra irresponsabile e meschina – continua – e c’era assoluta necessità che le Camere tornassero ad occuparsi di temi cruciali come il Pnrr, investimenti e riforme urgenti».

Il commissario della Lega evidenzia che «se la corsa verso il Colle è terminata, resta quella, ben più lunga, per il futuro del Paese, e per portarla a termine servono costanza e perseveranza, non scatti da centometristi che consumano tutto il fiato prima ancora di riuscire a tagliare il traguardo».

Carlo Ciccioli, capogruppo in Consiglio regionale di Fratelli d’Italia

Il capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio regionale, Carlo Ciccioli, parla invece di una riconferma che rappresenta «sostanzialmente un pareggio che, però, denuncia la malattia della politica italiana che attualmente è immobilismo e auto-conservazione. Per Fratelli d’Italia, oggettivamente l’unica forza coerente, è ora il momento della prova di maturità. Quindi, non optare per la condanna dei comportamenti altri, per l’isolamento e l’auto-sufficienza, ma piuttosto continuare a costruire ponti». Questo il commento del capogruppo di Fratelli d’Italia al Consiglio regionale delle Marche, Carlo Ciccioli che interviene sulla riconferma del Presidente Sergio Mattarella al Quirinale».

Secondo Ciccioli «Ogni sistema che sia economico, finanziario, politico, sanitario, che non preveda la continuità e con essa la successione, vedi grandi imprenditori che non riescono a trasferire l’azienda che finisce con loro, importanti luminari sanitari che non riescono a lasciare una scuola, grandi finanzieri che non riescono ad avere un erede, evidenziano una patologia del sistema. Lo stesso vale per la politica con leader che non riescono ad individuare persone adeguate ai ruoli di vertice, denotando una mancanza di “mestiere”, di capacità. Questo è successo per l’elezione del Presidente della Repubblica con Centrodestra, M5S e Centrosinistra che non hanno avuto l’ardire neppure di provare, di tentare a identificare, con decisione, una nuova figura. Calcisticamente si potrebbe tradurre con Nereo Rocco maestro nella tattica del catenaccio che, di fatto, si è realizzato impedendo a tutti di fare goal. Questo perché all’orizzonte vi sono le elezioni politiche del prossimo anno. Mi viene in mente la famosa frase di Andreotti: “Per un politico è meglio tirare a campare che tirare le cuoia”».

Insomma per Ciccioli «i peones franco tiratori in procinto di uscire dal Parlamento hanno mirato soprattutto a conquistare 7 mesi per arrivare al traguardo dei mille euro di pensione a fine Legislatura e, possibilmente, concedersi ancora un anno intero di emolumenti. Questo il sentiment che ha prevalso. Ma lo stesso si può dire per quasi tutti i loro capi. Un anno di più al Governo è meglio di niente, è comunque qualcosa. Occorre essere sinceri e certamente nel Centrodestra, a mio parere, Forza Italia e Lega non ne escono bene perché sono stati oggettivamente a rimorchio degli altri, prima psicologicamente poi anche nelle votazioni. FdI ha cercato di giocare una partita diversa e di cambiamento, con coerenza, ma purtroppo con forze numeriche troppo esigue, 63 delegati, per determinare la svolta, benché i 115 voti a Crosetto e 90 a Nordio, testimoniano di una notevole capacità di attrazione, oltre a dimostrare di essere graniticamente uniti. Il punto più basso di tutte le votazioni è stato certamente l’omicidio politico della Presidente del Senato Casellati che dovrebbe far riflettere tutta la parte sana di Forza Italia. Così come è apparso in tutta la sua evidenza che la debolezza della leadership di Salvini conclusasi semplicemente come portatore di voti, pur di non essere in qualche modo tagliato fuori dalle scelte degli altri. Berlusconi, persa la partita per sé stesso, è apparso disinteressato ed inerte, forse anche per problemi di salute. La Meloni ha sempre tenuto un profilo più basso perché si è trovata a giocare una partita di rimessa, ma alla fine ci sono cose che non si possono accettare. “Non ci posso credere”, ha giustamente esclamato di fronte alla resa degli altri. E credo che tutti gli elettori del centrodestra non ci possano credere che sia finita in questo modo. In fondo, avrebbe vinto la continuità proposta da Letta e da chi insperabilmente è diventato un protagonista, cioè Di Maio».

Il capogruppo di Fratelli d’Italia ricorda che «tra un anno, si va comunque alla conta vera, quella degli elettori e non dei cosiddetti “piccoli” grandi elettori. Adesso a FdI spetta una grande prova di maturità emotiva e politica. La voglia di far saltare il banco e chiudersi, sarebbe un errore gravissimo. Al contrario, dobbiamo lavorare per crescere e credo che la posizione della Meloni ci dia comunque una grande rendita di credibilità ulteriore, ma insieme a questa, dobbiamo moltiplicare la spinta a trovare alleati all’interno della coalizione di centrodestra, perché l’errore più grande sarebbe l’isolamento. Isolamento e autosufficienza non pagano mai e ce lo ha dimostrato Trump negli Usa o, molto più vicino a noi, la vicenda della Le Pen in Francia che è arrivata a essere il primo partito, 35% alle elezioni presidenziali, poi isolata, ha da tempo iniziato una parabola discendente. Quindi, al contrario di isolarci, come ha detto Giorgia Meloni dobbiamo rifondare il Centrodestra, pensando a costruire ponti, rafforzare alleanze, far crescere ancora classe dirigente centrale e periferica e leader nei territori. Dobbiamo – conclude – raddoppiare impegno, progettualità e proposte».