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Rapinavano prostitute, condannata la banda degli incappucciati

Quattro le persone finite a processo per rapina e tentata rapina: un pugliese di 45 anni, un molisano di 56 anni e due cinesi di 38 e 50 anni. Secondo l'accusa avrebbero rapinato una prostituta cinese, a Fabriano, e poi tentato un colpo analogo a Jesi

Il tribunale di Ancona
Il tribunale di Ancona

ANCONA – Si fingevano clienti per prendere appuntamento con le prostitute ma poi, invece di consumare i rapporti sessuali, le rapinavano. Condannata la banda degli incappucciati, autori di due episodi, uno a Jesi e uno a Fabriano, uno dei quali però sfumò grazie all’intervento dei carabinieri. Quattro le persone finite a processo per rapina e tentata rapina: un pugliese di 45 anni, un molisano di 56 anni e due cinesi di 38 e 50 anni.

Secondo l’accusa la banda avrebbe rapinato una prostituta cinese, a Fabriano, il 13 agosto del 2013, all’interno di una casa dove la donna si concedeva in cambio di denaro. Prima uno di loro avrebbe preso appuntamento poi, una volta nell’abitazione, avrebbe fatto entrare gli altri per immobilizzare e rapinare la squillo di 300 euro. Il giorno seguente la banda era pronta a colpire una prostituta a Jesi, nella stessa modalità. Avevano preso appuntamento con una donna che si prostituiva vicino ad una banca. Prima di salire però sono stati notati da un passante che vedendoli chiusi nella vettura con fare sospetto aveva temuto fossero dei rapinatori di banca e allora aveva chiamato i carabinieri. I militari arrivarono sul posto e identificarono i quattro. Nella vettura trovarono passamontagna e una agendina con i post-it dove erano stati appuntati indirizzi di squillo, compreso quello della rapinata a Fabriano che non aveva fatto denuncia ma si ritrovò i carabinieri a casa e allora raccontò l’accaduto.

Oggi la sentenza del collegio che ha condannato il pugliese e i due cinesi a quattro anni e tre mesi di carcere mentre per il molisano è arrivata la condanna solo per la tentata rapina, ad un anno e 11 mesi. Gli avvocati degli imputati, i legali Pietro De Gaetani e Roberta Pierantoni, ricorreranno in appello.