ANCONA- Pil negativo, fuga dall’Italia e ricoveri fuori regione: non è rosea la situazione per le Marche nella fotografia scattata dall’Istat nel rapporto annuale 2018. I dati sono riportati dall’Agenzia Dire. Nel biennio 2015/2016 il Prodotto interno lordo delle Marche si è leggermente contratto registrando un -0,1%. Una produzione stagnante mentre quella delle altre regioni del Centro Italia ha registrato un incremento medio dello 0,9%; la media nazionale si attesta invece a +1,9%. La ricerca di lavoro e di condizioni economiche migliori, spinge molti marchigiani a lasciare l’Italia per trovare maggiori opportunità in Regno Unito, in Germania, in Svizzera e in Francia. Dai dati Istat emerge un tasso migratorio molto alto nelle province di Pesaro Urbino, Macerata e Ascoli Piceno (oltre 1,90 cittadini ogni 1.000 residenti) e alto in quelle di Ancona e Fermo (tra 1,57 e 1,89 cittadini ogni 1.000 residenti). Per quanto riguarda poi gli stranieri naturalizzati che emigrano all’estero una volta ottenuta la cittadinanza, nelle province di Pesaro Urbino, Macerata e Fermo rappresentano il 3,9%. Percentuale che diminuisce lievemente ad Ancona e più marcatamente ad Ascoli Piceno.
Anche per la sanità, non tutti i dati sono positivi basti pensare alla crescita della mobilità passiva. Secondo il rapporto Istat 2018, che ha elaborato i dati forniti dal ministero della Salute, nel 2016 il 13,5% dei ricoveri di cittadini marchigiani sono avvenuti in un’altra regione contro una media nazionale dell’8,4%. Peggio delle Marche solo Valle d’Aosta (15,1%), Liguria (15,7%), Abruzzo (16%), Molise (26,7%), Basilicata (23,7%) e Calabria (21,2%). Nel 2001 il dato marchigiano era del 9,1% e nel 2009 dell’11,2%. Per quanto riguarda invece la dotazione di posti letto, le Marche sono in linea con la media nazionale. Se infatti mediamente in Italia ce ne sono 3,6 ogni mille abitanti (la normativa ne richiede 3,7) nelle Marche vanno da 3,5 a 4 posti letto ogni mille abitanti. Nella regione, tra le più longeve d’Italia con una aspettativa di vita media oltre gli 83 anni, sono presenti Dea (Dipartimento emergenza e accettazione) di primo e di secondo livello. Infine, le istituzioni no-profit attive nelle Marche, sono il 3,4% del totale, pari a 11.000 circa.