ANCONA – La casa del pittore anconetano Francesco Podesti nel dimenticatoio. L’appello dei residenti: «Restituite dignità alla sua casa». Podesti, per chi non lo sapesse, è stato uno dei più grande pittori italiani della prima metà dell’Ottocento.
Nato nel 1800, ad Ancona, al civico 2 della via che oggi porta il suo nome, è figlio di un sarto, Giuseppe Podestà e di Teresa Troiani, che perse a soli 12 anni. Il padre dell’artista cuciva divise per l’esercito napoleonico e indirizzò il figlio verso gli studi di architettura militare, iscrivendolo ad un liceo di Pavia.
Si narra che Podesti rimase folgorato da un Rossini che vide al teatro delle Muse, ad Ancona. Solo che non sapeva come inseguire il sacro fuoco dell’arte, dato che, rimasto orfano di entrambi i genitori, non aveva soldi per mantenersi e per proseguire gli studi.
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Sarà solo grazie all’interessamento del marchese Carlo Bourbon Del Monte e a un sussidio annuale che poté trasferirsi a Roma. A finanziare i suoi studi fu proprio il Comune di Ancona. Una città, questa, che Podesti non dimenticherà mai, tanto da donare alla pinacoteca comunale – in segno di riconoscenza – un quadro raffigurante Eteocle e Polinice.
Ma torniamo alla sua casa natale. Noi di CentroPagina abbiamo fatto un giro nel luogo dove il grande pittore nacque. Davanti alla porta d’ingresso in legno ci sono due scooter parcheggiati. Di una targa commemorativa, neanche l’ombra.
A due passi da lì, incontriamo la residente Rita Stecconi, una tra le più attive. È con lei che facciamo il tour tra degrado e incuria. «Nel rione, ci auguriamo tutti di vedere le opere di Podesti in mostra nella sua casa, magari con la storia di questo nostro anconetano illustre», sottolinea lei, scrittrice e sceneggiatrice, che tra l’altro, con l’associazione culturale Quintessenza (e l’organizzazione Vista Mare), ha organizzato lo spettacolo di teatro itinerante sulla memoria di Podesti.
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«Qui siamo pieni di gioielli architettonici e urbanistici – sottolinea Stefania Boccolini, dell’omonimo panificio –. È un peccato che la casa di Podesti sia ridotta in quel modo. Il Comune potrebbe realizzare una galleria all’interno di quelle mura, specialmente adesso che le navi da crociera attraccano pure nel porto dorico e che le Marche sono sempre più visitate. È allucinante, siamo pieni di cose da mostrare ai turisti e alla città. Per non parlare degli affreschi di palazzo Malaccari». Anche Massimo Moroni è dispiaciuto nel vedere casa Podesti sommersa da erbacce e sciatteria.
Ora la palla passa al Comune e a chi vorrà fare di quel rudere intriso di storia un museo capace di mostrare a turisti e cittadini quanto ricca di cultura sia il capoluogo marchigiano.