ANCONA – Prosegue serrato il confronto tra Stato e Regioni per arrivare alla riapertura delle attività commerciali, rimaste con le serrande abbassate a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia.
Le Regioni stanno facendo pressing per chiedere la riapertura delle attività e oggi – 15 aprile – il tema sarà al centro della Conferenza Stato Regioni. Riapertura dei ristoranti a pranzo e a cena, sfruttando anche gli spazi all’aperto, ma anche la riapertura di palestre, cinema, teatri e musei, è quanto invocano le Regioni.
E la posizione delle Marche è molto chiara a riguardo. «Non possiamo più vivere in questa incertezza ed indeterminatezza che è stata generata dal governo, da diversi mesi, per gli operatori commerciali» afferma l’assessore alle Attività Produttive Mirco Carloni.
La Regione Marche, al tavolo di confronto, chiede «una data certa per le riaperture, le modalità con cui queste attività possono riaprire e soprattutto, per noi cosa molto importante, che ci sia un ristoro credibile da parte del governo, per questo abbiamo chiesto entro la fine del mese di fare un ulteriore finanziamento per quelle strutture, come palestre, teatri, ristoranti e alberghi, che stanno patendo da mesi» e hanno dovuto chiudere.
Carloni chiede di porre fine alla confusione: «Non si può continuare come successo in passato a creare ulteriore incertezza, con le dichiarazioni stampa di un ministro che dice non si può aprire fino a una certa data e un altro che dice il contrario. Vogliamo dal governo una dichiarazione chiara su quando le attività commerciali potranno riaprire e soprattutto su come potranno riaprire. Noi faremo la nostra parte cercando di inserire un finanziamento ulteriore nelle prossime settimane a ristoro delle attività che sono rimaste chiuse».
Una manovra regionale che è stata annunciata già dal governatore Francesco Acquaroli in occasione della visita del ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie Mariastella Gelmini, in tour nelle Marche. La Giunta è già al lavoro su questo, chiarisce l’assessore al Bilancio Guido Castelli: «Stiamo completando il consuntivo dell’ente e una volta che sarà ultimato capiremo l’entità delle somme da destinare a questa ulteriore misura».
Già a «cavallo tra aprile e maggio» le risorse verranno quantificate, anche sulla base del Decreto Sostegni, perché, come sottolinea l’assessore Castelli, «il nostro principio è quello di intervenite dove lo Stato non interviene», quindi a sostegno delle attività che rimarranno fuori dai contributi nazionali.
Intanto però oggi – 15 aprile – sarà pubblicato sul Bollettino Ufficiale l’avviso dei contributi a sostegno delle imprese che insistono nelle aree di crisi industriale e nel cratere sismico, messe ancora più in crisi dalla pandemia.
La Regione Marche ha messo a disposizione 15 milioni di euro di contributi a fondo perduto per le micro, piccole e medie imprese marchigiane che si trovano nelle aree di crisi industriale e del sisma, che in pratica interessano 150 comuni sui 227 marchigiani. Un’area molto vasta che tocca il Fermano, il Maceratese, l’Ascolano e il Fabrianese.
Per accedere ai contributi però le imprese dovranno garantire una occupazione per almeno tre mesi ai propri dipendenti. Fondi con cui la Regione intende dare una boccata di ossigeno alle piccole e micro attività che operano in territori già martoriati dalla crisi che ora, con l’emergenza sanitaria, si è ulteriormente accentuata.
«Interi comparti come il commercio al dettaglio, la cultura, lo sport e la convegnistica, hanno dovuto fare i conti con lunghi periodi di chiusura o forte limitazione con conseguenze economiche drammatiche», fa notare l’assessore al Bilancio Guido Castelli.
Potranno chiedere il contributo le micro, piccole e medie imprese del commercio, delle attività ricettive, dei servizi alla persona e alla produzione, delle attività culturali, creative, sportive e di intrattenimento, della filiera della convegnistica e organizzazione di eventi, che operano nelle aree di crisi industriale e nelle zone colpite dal sisma.
Il contributo a fondo perduto sarà tarato per ogni lavoratore per cui l’impresa ha usufruito degli ammortizzatori sociali ordinari o in deroga, con causale Covid-19, per almeno tre mesi anche non continuativi, e che sono rientrati in servizio da almeno 6 mesi, anche non continuativi, e che risulta ancora in forza all’azienda.
Il sostegno di importo forfettario, sarà parametrato anche in base alla tipologia di contratto a tempo indeterminato, full time o part time non inferiore al 30%, e compreso, per ogni lavoratore, tra un minimo di 2.250 ed un massimo di 7.500 euro, fino ad un importo complessivo di 50.000 euro per ogni azienda.
«Per dare una risposta tempestiva alle imprese che avranno diritto la procedura sarà valutativa a sportello e articolata in tre finestre di presentazione delle domande: la prima partirà il 26 aprile e durerà fino al 15 luglio, la seconda dal 16 luglio al 15 settembre, l’ultima dal 16 settembre al 30 novembre 2021» puntualizza Castelli.