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Rimpasto giunta, il Pd attacca: «Fratture nel centrodestra segnano il fallimento del Modello Marche»

Il Pd attacca sul rimpasto della giunta regionale avanzato dalla Lega ed evidenzia le fratture interne al centrodestra. Ad andare all'affondo sono Mangialardi e Bomprezzi

Il palazzo della Regione Marche

ANCONA – «Comunque si chiuda questa surreale crisi del governo regionale, è chiaro che le fratture venutesi a creare all’interno del centrodestra segnano l’irreversibile fallimento del cosiddetto Modello Marche». Lo dichiarano la segretaria regionale del Pd Chantal Bomprezzi e il capogruppo dei dem in Consiglio regionale Maurizio Mangialardi alla luce della proposta di rimpasto della giunta regionale avanzata dalla Lega che vorrebbe sostituire due dei tre assessori in quota al partito, stando ai rumors.

Secondo i dem «questo fallimento investe drammaticamente la governance dei due principali ambiti di intervento regionale: lo sviluppo economico e la sanità». «Abbiamo letto delle preoccupazioni dei rappresentanti delle associazioni di categoria che oggi invocano stabilità – aggiungono -. Pur da forza di opposizione diciamo che comprendiamo la loro posizione. Crediamo però che quelle critiche siano orfane di alcune riflessioni importanti su quanto avvenuto in questi tre anni. Sul fronte delle politiche per l’impresa e il lavoro, il centrodestra ha dato il peggio di sé, mascherando fino a oggi il proprio vuoto progettuale grazie alla possibilità di disporre di una massa di risorse di cui nessuna Amministrazione regionale precedente aveva mai beneficiato».

Mangialardi e Bomprezzi sostengono che «non era però difficile immaginare che erigendo a sistema una strategia fatta di bonus e contributi a pioggia, senza alcuna visione e programmazione, avrebbe segnato il passo. Una visione e una programmazione che è mancata in tutti i passaggi salienti. Pensiamo, solo per restare ai fatti più recenti, alla decisione di rinunciare alla battaglia per il riconoscimento della Zona Economica Speciale per le Marche e alla disastrosa gestione dei fondi del Pnrr (che ha fatto perdere alla nostra regione oltre 450 milioni euro). A queste gravi carenze non ha sicuramente giovato il cambio in corsa degli assessori titolari della delega: Carloni ha utilizzato il ruolo per farsi eleggere in Parlamento dopo appena due anni di cui i più ricordano solo il suo presenzialismo a ogni evento locale e nazionale; Antonini non ha fatto in tempo ad ambientarsi che è già con la valigia in mano, pronto a un mesto ritorno nei banchi del Consiglio dopo che non ha inciso pressoché su nulla».

Maurizio Mangialardi, capogruppo Pd

«Chi lo sostituirà, sembrerebbe Lucentini – incalzano i dem -, non ha alcuna esperienza in questo campo e ha passato gli ultimi anni a girovagare da un ruolo istituzionale, risultando fortemente divisivo anche all’interno del suo stesso partito. È evidente, però, che la responsabilità maggiore di questa gestione poco seria di un assessorato così importante la porta il presidente Acquaroli che per, debolezza o sottovalutazione, ha avallato supinamente questo valzer di poltrone impostogli dai partiti della sua maggioranza».

Passando all’attacco della sanità i due dem parlano di «scempio sotto gli occhi di tutti. A parte le roboanti promesse elettorali che il centrodestra si è rimangiato nel giro di pochi mesi (ricordate la riapertura dei piccoli ospedali e l’assunzione di 3000 infermieri?), né la riorganizzazione del 2022, che ancora fatica a entrare a regime, né il Piano Socio Sanitario Regionale del 2023, dove c’è di tutto tranne le risorse per metterlo in pratica, hanno saputo dare risposte sul fronte del diritto alla salute dei marchigiani. Anzi, è drammaticamente esploso il problema delle liste di attesa, tanto che i dati ci dicono come sempre più cittadini, specie quelli appartenenti alle fasce sociali più deboli, non riuscendo più ad accedere alle prestazioni del Servizio sanitario pubblico, stanno rinunciando a curarsi perché impossibilitati a ricorrere ai servizi del privato. I pronto soccorso sono prossimi al collasso, mentre da nord a sud della regione affondano nei continui ritardi le opere riguardanti l’edilizia sanitaria. Non c’è dubbio che nella richiesta di dimissioni avanzata dalla Lega al suo assessore Saltamartini c’è la consapevolezza degli errori accumulati dal 2020 a oggi e la fondata paura in un crollo di consenso che inevitabilmente travolgerebbe il partito di Salvini».

«Questo è il quadro che le marchigiane e i marchigiani hanno di fronte – concludono -, reso ancor più sconfortante dall’assenza di senso di responsabilità da parte di tutti i protagonisti, i quali non solo non sembrano accorgersi della gravità della situazione, ma appaiono del tutto estranei alle crescenti preoccupazioni che serpeggiano nella società civile».

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