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Salesi, Fp Cisl: «Criticità in Ginecologia». La replica dell’ospedale: «Nessun rischio per partorienti, bambini e operatori sanitari»

Il sindacato in una missiva inviata all'Azienda ospedaliera chiede notizie sui due nuovi posti letto in realizzazione al Pronto Soccorso ginecologico per puerpere positive al Covid e lamenta il super lavoro del personale

Ospedale Salesi di Ancona

ANCONA – «Criticità nel reparto di Ginecologia» dell’ospedale Salesi di Ancona. A denunciare la questione è la Fp Cisl Ancona per voce di Raffaele Miscio. Il sindacato ha inviato proprio ieri una lettera alla direzione dell’Azienda ospedaliera con cui chiede chiarimenti dopo che nel reparto, ubicato al terzo piano dove sono già presenti 5 posti letto Covid, sono in corso di predisposizione 2 posti letto di Pronto Soccorso ginecologico per le donne positive al virus.

Nella missiva il sindacalista incalza «sull’utilizzo della sala parto come appoggio per i pazienti Covid» e lamenta la mancanza di «programmazione». Inoltre evidenzia che con l’aumento dei ricoveri di donne in gravidanza positive al virus, «si è venuto a creare un forte disagio lavorativo del personale infermieristico ostetrico per carenza d’organico».

Raffaele Miscio (immagine di repertorio)

Personale che secondo il sindacato «è sempre più spesso costretto a rinunciare anche al riposo per sopperire alla mancanza di personale, alla frequente assenza, nel turno pomeridiano, dell’operatore socio sanitario, che comporta un aumento delle attività da svolgere dal personale infermieristico e ostetrico. Inoltre non è previsto personale specificamente dedicato a assistere i pazienti covid, tanto che il personale è costretto, in un turno di servizio, a dover assistere indifferentemente tanto pazienti positivi che pazienti ordinari; questa situazione riduce di a seguito di vestizione e svestizione il tempo di assistenza per ogni paziente».

Miscio evidenzia che «al personale che presta assistenza ai pazienti ginecologici covid è richiesto l’utilizzo di strumentazione, che il personale addetto alla rianimazione chiama “alti flussi”, usato per agevolare la respirazione». Insomma «questo modo di procedere – lamenta Miscio – mette seriamente a rischio la qualità dell’assistenza alle pazienti, oltre a mettere a rischio la sicurezza, tanto delle degenti che dei lavoratori» inoltre «il perdurare della situazione di criticità aumenta esponenzialmente per il personale sanitario in servizio la possibilità di commettere errori».

Il sindacato chiede «presso l’area covid venga quanto prima collocato e posto in opera personale dedicato, con la presenza anche dell’Operatore Socio Sanitario come organizzata ad esempio l’Azienda Marche Nord».

Antonello Maraldo, direttore amministrativo di Torrette

A replicare dall’Azienda Ospedaliera è il direttore amministrativo Antonello Maraldo che dopo aver sentito il primario del reparto, il professor Ciavattini, spiega che la situazione si è venuta a determinare in seguito a tre fattori. «I lavori per il Pronto Soccorso del Salesi sono in lieve ritardo – puntualizza Maraldo –  a causa dell’assenza di alcuni materiali sul mercato internazionale. L’unità Uta, che consente di mettere le stanze a pressione negativa, è arrivata con un mese di ritardo e questo ha comportato uno slittamento sul cronoprogramma dei lavori che saranno comunque consegnati il 12 febbraio 2022».

Si tratta del pacchetto di 11 interventi previsti dal decreto legge 34, per nuovi posti letto di rianimazione, 8 dei quali sono stati già ultimati. «Inoltre – aggiunge – in questa quarta ondata pandemica si è registrato un afflusso senza precedenti di puerpere positive al Covid, come non era mai accaduto nel corso delle altre ondate, e questo ha determinato la necessità e l’urgenza di predisporre due ulteriori posti letto Covid da utilizzare in caso di necessità».

Una situazione, infine, «aggravata dai dipendenti assenti perché positivi al virus». Dal 24 dicembre 2021 al 25 gennaio 2022 solo tra Torrette e Salesi sono circa 200 i sanitari che hanno contratto il Covid, una ottantina dei quali nel frattempo sono rientrati al lavoro perché negativizzati, ma oltre un centinaio sono ancora assenti. «Certamente il carico di lavoro si è fatto più pesante sul personale – conclude Maraldo – ma si tratta di una situazione che presenta caratteri di eccezionalità e che dal 12 febbraio si andrà normalizzando. In ogni caso non c’è stato nessun rischio né per le partorienti, né per i bambini, né tantomeno per gli operatori sanitari».