ANCONA – Sono più di tutti gli Oss, rispetto agli altri operatori sanitari, a non essersi sottoposti alla vaccinazione contro il covid-19 nelle Marche. A riferirlo è Matteo Pintucci, segretario generale Fp Cgil Marche.
«Abbiamo notato che nelle Marche c’è una maggiore tendenza a non vaccinarsi fra gli Oss, rispetto alle altre professionalità che operano in ambito sanitario, come infermieri e medici» spiega il sindacalista, un aspetto che «potrebbe essere correlato ad una maggiore necessità di informazione da operare nei confronti di queste professionalità».
Nelle Marche sono 1.181 i sanitari, tra medici, infermieri, Oss ed altri operatori, che non si sono vaccinati, un 2,58% del totale, un dato lievemente più alto rispetto alla media italiana che non oltrepassa il 2,36%. Non tutti però hanno scelto di non sottoporsi volontariamente alla vaccinazione, non ottemperando all’obbligo vaccinale per i sanitari introdotto dal governo Draghi: alcuni non sono vaccinabili, perché hanno già avuto l’infezione e devono attendere qualche mese prima di potersi vaccinare, altri invece hanno patologie incompatibili con la vaccinazione. «La nostra indicazione di carattere generale è quella di vaccinarsi, per proteggere se stessi e il sistema, ma va rispettata anche la scelta di chi decide diversamente – afferma Pintucci -, e in questo casi tuttavia la questione va gestita correttamente. Secondo la normativa i sanitari che non si sono vaccinati contro il covid non possono più stare a contatto con i pazienti e devono essere adibiti ad altre mansioni, occorre però verificare quali sono le ricadute di volta in volta all’interno delle strutture sanitarie: se in determinati reparti o aree si verifica un importante “addensamento” di operatori che rifiutano il vaccino è chiaro che questo può rappresentare un problema per la continuità dei servizi».
Diversamente secondo il sindacalista «la situazione potrebbe essere gestibile. Al momento non abbiamo casi di questo tipo nelle Marche». I sanitari no-vax rischiano lo spostamento ad altre mansioni non a contatto con il pubblico e, se questo non è possibile, la sospensione dell’incarico e della remunerazione. Su questo tema Pintucci aggiunge: «In questi casi puntiamo il più possibile al mantenimento della professione e del trattamento economico».
Sulla questione dei sanitari no-vax prende posizione anche il segretario regionale Fp Cisl, Luca Talevi, che parla di un tema «molto delicato». Il sindacato ribadisce il fatto di essere «a favore del rispetto dell’obbligo vaccinale contro il covid per i sanitari, l’unico strumento che ci consentirà di superare questa emergenza», ma «abbiamo messo a disposizione i nostri legali affinché i sanitari che hanno scelto volontariamente di non vaccinarsi, vengano tutelati, dal punto di vista economico, all’interno dei loro luogo di lavoro, così da evitare sospensioni o perdite economiche». Commentando il dato degli operatori non vaccinati nelle Marche, il sindacalista fa notare che se è vero che da un lato «il 2,58% è lievemente superiore alla media nazionale» dall’altro «bisogna considerare il dato positivo, ovvero che oltre il 97% dei sanitari marchigiani si è vaccinato e che ha aderito anche in tempi rapidi. Questo testimonia che tra i sanitari c’è stato un grande senso di responsabilità».
In ogni caso credo che questo dato sia legato anche alle informazioni contradditorie sulla vaccinazione giunte sia a livello nazionale, che a livello del personale sanitario: non c’è stata una linearità comunicativa sulla sicurezza dei vaccini da parte di chi doveva tranquillizzare la popolazione».
Secondo Talevi «doveva essere fatta una comunicazione tesa a rassicurare, ma alcuni esperti hanno affermato che i vantaggi sono minori degli svantaggi e questo non ha tranquillizzato le persone più perplesse sulla vaccinazione».