ANCONA – Esplode anche nelle Marche il caso dei sanitari no-vax. Ad Ancona un medico di famiglia che ha scelto di non vaccinarsi contro il covid e nei giorni scorsi ha contratto il virus, facendo finire in quarantena 20 pazienti.
Un tema molto delicato, che vede scontrarsi la libertà di scegliere i trattamenti sanitari a cui sottoporsi, con la necessità di non mettere a repentaglio la salute dei pazienti con medici e infermieri vengono a contatto. Una bolla che prima e poi sarebbe inevitabilmente esplosa, visto che la pandemia non accenna ancora ad allentare la sua presa. E come prevedibile è successo.
Guardando ai dati delle adesioni alla vaccinazione di una realtà sanitaria di grande rilevanza nelle Marche, come quella dell’ospedale regionale di Torrette, risulta che ad essersi sottoposto al siero Pfizer-Biontech è stato oltre il 90% dei sanitari. Una adesione piuttosto elevata, soprattutto se si considera che in alcuni reparti, come ad esempio il laboratorio di Virologia guidato dal professor Stefano Menzo si è vaccinato il 100% dei sanitari (medici, infermieri e tecnici).
Ad entrare nel merito della questione dei no-vax è stato anche il premier Mario Draghi, che in conferenza stampa ha spiegato che il governo intende intervenire sugli operatori sanitari non vaccinati con una norma ad hoc, precisando: «Non va bene che siano a contatto con cittadini malati».
Al momento in Italia non c’è l’obbligo vaccinale e il diritto dei lavoratori a rifiutare la somministrazione è garantito dall’articolo 32 della Costituzione. Parallelamente però questo diritto si scontra con il dovere dei datori di lavoro, specie in ambito sanitario, ma non solo (sancito dall’articolo 2087 del codice civile), di tutelare l’integrità dei dipendenti e dei pazienti con cui vengono in contatto.
Recentemente la Procura di Genova aveva avviato delle indagini su tre morti sospette avvenute nel reparto di Pneumologia dell’Ospedale San Martino di Genova dove si era sviluppato un focolaio covid con 17 positivi e dove lavorava una infermiera che aveva rifiutato la vaccinazione, risultata poi positiva.
Per la Procura, il datore di lavoro che non sposta il dipendente no-vax ad altra mansione, in modo che non sia più a contatto con il pubblico, potrebbe essere sanzionato per omissioni alle norme sulla sicurezza del lavoro. Precedentemente il tribunale del lavoro di Belluno aveva già “approvato” le ferie forzate per 10 operatori di Rsa che avevano rifiutato il vaccino.
Il direttore amministrativo degli Ospedali Riuniti di Ancona, Antonello Maraldo, dirigente Inail in aspettativa, sta lavorando alla questione. «La direzione ospedaliera auspica, come preannunciato dal presidente del Consiglio Mario Draghi, un intervento legislativo a breve».
«È necessario – spiega – mutare strategia nei confronti di chi non si è vaccinato e sono allo studio azioni, nell’ambito del quadro normativo attuale. Per ora aspettiamo il decreto, perché l’intervento legislativo è senz’altro la strada maestra, ma è inconcepibile affrontare questa professione senza sentirsi addosso l’obbligo di proteggere se stessi e gli altri».
A prendere posizione sulla vicenda è anche il responsabile nazionale sanità di Articolo Uno Gianluca Busilacchi che ha affermato in un post sulla sua pagina Facebook che il medico anconetano no-vax «non può più esercitare la professione. Ha infranto il giuramento di Ippocrate (sotto molti aspetti), messo in crisi la credibilità di molte istituzioni tra cui il corpo medico, ostacolato in epoca di emergenza una scelta strategica del Governo e del Servizio sanitario nazionale di cui è dipendente. Andrebbe radiato dall’albo, senza troppi indugi».